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Colombia. El Tiempo per la legalizzazione
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Articolo di Donatella Poretti
5 luglio 2002 20:48
 
Con un gioco di parole il quotidiano colombiano El Tiempo affida all'editoriale del 4 luglio il compito di ribadire la necessita della legalizzazione delle droghe e del fallimento del proibizionismo sugli stupefacenti. Il maggior quotidiano colombiano, di orientamento liberale, porta avanti da tempo, con numerosi editoriali e commenti, questa campagna politica per la fine delle attuali, e fallimentari, politiche sulle droghe.
"El plante ser?a legalizar", dove plante ha il significato di progetto, ma richiama anche il Plante, ovvero il Plan Nacional de Desarrollo Alternativo, il programma colombiano per la sostituzione delle coltivazioni illegali e di sostegno ai contadini e alle loro famiglie.
"Il seminario sulla lotta contro le coltivazioni illegali che ha convocato pochi giorni fa il Plante (Piano Nazionale di Sviluppo Alternativo) e' finito giungendo a delle conclusioni che sono delle novita', trattandosi di uno studio promosso dal Governo Nazionale. Gli esperti esaminando le possibilita' di sostituire le coltivazioni di coca, i campi di papavero da oppio e di altre sostanze proibite, concordano nel sostenere che gli sforzi che si realizzano per eradicare le coltivazioni illegali e reprimere i trafficanti, sono insufficienti per risolvere il problema. Quello di cui, invece, c'e' necessita' e' progettare una volta per tutte la liberalizzazione del consumo di stupefacenti.
Ci sono molte maniere per dirlo: depenalizzare, liberalizzare, legalizzare. Comunque tutti sappiamo di cosa stiamo parlando: di capovolgere completamente la lotta contro la droga, per lasciare senza lavoro i cartelli della criminalita' che oggi, si arricchiscono con i loro traffici, per metterla nelle mani delle autorita' sanitarie e altamente specializzate. Cosi' facendo, il maggior sforzo non dovra' essere teso per fumigare le coltivazioni o l'acquisto di armi per combattere i narcotrafficanti, ma per educare la popolazione sui rischi della droga e considerare i consumatori come malati, e non come criminali.
Francisco Thoumi, esperto internazionale che da diversi anni sta analizzando il fenomeno della droga nel mondo, ha avvertito chiaramente durante il seminario che la liberalizzazione e' l'unica soluzione possibile. Dopo aver segnalato che la situazione e' peggio oggi di dieci ani fa, ha mostrato in quale maniera il modello repressivo mette i coltivatori in mano ai trafficanti o ai gruppi armati, delegittima lo Stato e, infine, ma molto significativamente, semplicemente non funziona. Come sa bene la Colombia, che ha pagato il prezzo piu' alto -umano, economico, ecologico- nella guerra mondiale contro la droga, capeggiata dagli Stati Uniti. Tanto i capi della guerriglia, che quelli dei paramilitari, riconoscono ormai che il narcotraffico e' oggi la fonte principale dei loro formidabili ingressi economici.
Nello schema repressivo si alleano potenti elementi per incrementare il narcotraffico. La crisi agricola ha indirizzato i nostri campesinos verso la coltivazione delle piante psicotrope, gli unici prodotti che vengono pagati bene e che non hanno la concorrenza sleale di altri prodotti agricoli sostenuti e sussidiati negli Stati Uniti e in Europa. Quando il Governo fumiga queste coltivazioni, altro non fa che spingere i campesinos a cercare protezione dei loro soci nell'affare - guerriglieri, paramilitari e narcos- e trasformare lo Stato e la forza pubblica in nemici della loro precaria economia di sopravvivenza.
Invece dell'ostinata insistenza nelle fumigazioni, con i suoi nocivi effetti sociali e ecologici, se si volesse dare dei duri colpi al narcotraffico, dove piu' gli costerebbe e gli dorrebbe, sarebbe piu' fruttuoso aumentare l'impegno in una drastica interdizione aerea. Ma questa e' piu' di un anno e mezzo che e' stata sospesa, dopo l'abbattimento, per errore, in Peru' di un aereo di un missionario statunitense, quando ci fu un enorme scandalo nel Congresso di quel Paese. E' eccessivo dire che la morte delle decine di piloti colombiani nei lavori delle fumigazioni, o le centinaia di famiglie campesinas avvelenate o rovinate per i pesticidi che gli piovono dall'alto, non causano negli Stati Uniti una simile commozione. Nel frattempo aumenta il consumo di droga nel mondo. Secondo le cifre dell'Onu, rese note la scorsa settimana, ci sono quasi 13 milioni e mezzo di consumatori di cocaina. "Mentre persistono gli attuali livelli di consumo mondiale -dice Maria In?s Restrepo, l'infaticabile, ma realista, direttrice del Plante-, gli sforzi di Paesi come la Colombia continueranno ad essere insufficienti per superare questo problema".
La prova e' che in Bolivia, dove si e' lavorato per ridurre le sue piantagioni di coca, al costo che si sono spostate in Colombia, non solo si registra nuovamente un aumento della produzione di questa foglia, ma si sono create nuove difficolta' politiche nazionali e internazionali: gli abitanti della regione del Chapare sono sul piede di guerra contro le autorita', e l'ambasciatore degli Stati Uniti ha pensato bene di intervenire nelle recenti elezioni mettendo un veto su Evo Morales, dirigente dei campesinos cocaleros, fatto che ha suscitato la protesta di tutti i candidati e ha fatto crescere i voti a chi pretendeva di castigare con il suo veto. E ancora, il Governo peruviano ha deciso nei giorni passati di sospendere in maniera unilaterale tutti i suoi programmi di eradicazione di coca e di sostituzione delle coltivazioni, dopo averle ritenute un fallimento.
Non e' percio' difficile condividere la preoccupazione dei partecipanti a questo seminario, che non hanno perplessita' nel raccomandare la liberalizzazione della droga come via d'uscita rispetto ad una situazione sempre piu' insostenibile."
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