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 COLOMBIA - COLOMBIA - Colombia. Realizzato il trapianto sperimentale di staminali su Montoya
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Articolo di Donatella Poretti
20 gennaio 2005 18:55
 
Il caso dell'allenatore colombiano rimasto quadriplegico in seguito ad una sparatoria il 22 dicembre 2004, Luis Fernando Montoya, continua ad essere al centro dell'attenzione nazionale dopo la realizzazione del trapianto sperimentale di cellule staminali.
Montoya, ex allenatore della squadra di calcio Once Caldas, 47 anni, ha perso la capacita' di respirare da solo, e dipendere dalle macchine fa aumentare in maniera vertiginosa l'indice di mortalita'. Il trapianto di staminali punta proprio al recupero della capacita' di respirare autonomamente. "Un paziente quadriplegico che dipende da un respiratore ha una mortalita' dell'85%, altissima. Un altro che non dipenda dalla respirazione meccanica ha una mortalita' del 15%. Dipendere dal respiratore e' praticamente la differenza tra la vita e la morte", spiega Ignacio Gonzalez, il neurochirurgo che ha operato Montoya realizzando il trapianto di staminali lo scorso 8 gennaio. E' ancora presto per parlare dei risultati, dice, "dobbiamo aspettare almeno un mese, e' prematuro parlarne". Di certo non ci sono state complicazioni e il 18 gennaio e' uscito dal reparto di terapia intensiva della Clinica Las Americas di Medellin per essere spostato in una camera piu' confortevole per lui e i familiari.
I colpi di arma da fuoco gli hanno spezzato il midollo spinale. La lesione, una perdita di tessuto superiore ad un centimetro che e' praticamente impossibile da ricostruire, lo priva sia della capacita' di respirare che di muoversi e della sensibilita' dal collo in giu'. Il tentativo del trapianto di staminali, che fino ad ora ha visto solo su animali dei tentativi simili, confida che le cellule impiantate diminuiscano la lesione affinche' Montoya possa almeno respirare autonomamente.
Le staminali, precedentemente estratte dal midollo osseo, gli sono state iniettate nel midollo spinale in una quantita' di 200 milioni. Questo e' il poco che si sa dell'operazione. "Da diverso tempo si sta lavorando sui topi con buoni risultati, impiantando le cellule nel midollo spinale si sono ottenute risposte eccellenti. Questa e' la prima volta nella storia che si cerca di recuperare il tessuto midollare", avverte Gonzalez.
Anche il direttore della clinica Javier Orozco Moraz ha tenuto a precisare come "la clinica ha accettato di realizzare il procedimento con il sostegno del gruppo di specialisti comprendendo e chiarendo che tuttavia questa operazione non ha il rigore scientifico per essere considerata come una opzione terapeutica raccomandata e con un protocollo gia' esistente".
E proprio per il carattere sperimentale c'e' stato bisogno che la famiglia Montoya facesse una richiesta particolare al Governo e alla clinica, oltre a sottoscrivere un documento in cui vengono sollevati da qualsiasi responsabilita' i medici. Montoya cosciente della caratteristica sperimentale ha sottoscritto il documento con l'impronta dell'indice della sua mano destra.

E proprio sul carattere sperimentale si e' aperto un dibattito tra gli specialisti. Il quotidiano colombiano El Pais ha pubblicato un faccia a faccia.

Secondo il medico e genetista dell'Universita' di Antioquia Emilio Yunis Turbay "nessuno scienziato e' d'accordo nell'utilizzo delle persone umane per "esperimenti" nell'accezione scientifica del termine. Lo scienziato realizza un esperimento che e' sotto controllo, sa quello che sta facendo e in precedenza presume qual'e' il risultato che si va ad avere. Lo stregone, il mago fa esperimenti alla cieca per vedere quello che succede e questo non e' etico. Questo e' proibito dalla scienza, dall'etica e dalle convenzioni internazionali. La scienza non cerca mai di trovare qualcosa per azzardo. Parte dalla conoscenza per cercare una nuova conoscenza, e per questo si fanno delle ipotesi. Nell'esperimento del signor Montoya, nessuno sa quale risultato si presume di ottenere, come pensano di riempire il tessuto perso, quante cellule. Neppure e' stato detto quali cellule sono state sviluppate in laboratorio come cellule nervose, ma solo che sono del midollo osseo". Turbay inoltre si chiede "dove sono i dati preventivi che permettono di ipotizzare che ci possa essere un beneficio e in quale percentuale? Se manca questo, non e' serio applicare qualcosa che si crede potenzialmente buono, cosi' alla cieca. Non c'e' un parametro che permetta di controllare che la procedura sia effettiva, e se anche lo fosse, come dimostrare poi che sia da imputarsi alla procedura".

A vederla in maniera diametralmente opposta e' il neurochirurgo che ha operato Montoya, Ignacio Gonzalez. "La sperimentazione medica negli umani e' accettata dal punto di vista legale ed etico, sempre e quando sia l'ultima opzione che esiste per il paziente, come nel caso di Luis Fernando, a cui la medicina non ha piu' altro da offrire. Se esiste una qualche prova, anche se e' negli animali, che il trapianto delle cellule staminali puo' servire, e' assolutamente accettata la sperimentazione, sempre e quando il paziente la autorizzi. Non c'e' un problema etico perche' lui sa che sta correndo dei rischi. Questo e' un caso disperato in cui non possiamo aspettare perche' il paziente morira' se non facciamo qualcosa per lui. Siamo a conoscenza di alcuni studi sui topi in cui i risultati sono buoni e a Medellin abbiamo le capacita' e la tecnologia di impiantare le cellule staminali". Montoya -spiega Gonzalez- non puo' aspettare i risultati della medicina perche' occorrono mesi o anni, mentre "il paziente ha la morte dietro l'angolo". "Non c'e' ragione ne' e' il momento per criticare la procedura gia' realizzata, perche' apriamo un dibattito pubblico e chiediamo la collaborazione di tutte le organizzazioni mediche del Paese per darci indicazioni in questa situazione. Ci dicono che e' quasi folcloristico, d'accordo, pero' c'e' una vita di mezzo che non puo' aspettare il rigore scientifico perche' questo va ad una velocita' e le complicazioni del paziente vanno ad un'altra, che e' molto piu' rapida. Direi ai critici che non hanno davanti il paziente: mi piacerebbe che lo vedessero e che avessero la capacita' di offrirgli qualcosa di meglio. Se dovessi tornare a prendere la decisione, non avrei dubbi, e se io fossi il paziente mi sarei gia' impiantato le cellule staminali".
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