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Colombia. Sull'orlo della guerra. I risvolti del narcotraffico. L'ambiguita' dell'Ue
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Articolo di Donatella Poretti
13 gennaio 2002 21:33
 
Anche le ultime mediazioni dell'Onu non hanno portato ad un riannodamento del dialogo di pace tra le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) e il Governo di Andres Pastrana. L'ultimatum e' di nuovo slittato e ora il conto alla rovescia, perche' i guerriglieri delle Farc lascino la zona di distensione, scade alle 21.30 di lunedi' sera (ora locale). Le truppe dell'esercito colombiano sono in allerta oramai da diversi giorni, con i generali che aspettano solo l'ordine di "riprendersi" l'area di 42 mila chilometri quadrati assegnata alle Farc dal 1999. Il rischio di una "guerra" e' insomma dietro l'angolo.
Oggi le Farc hanno emesso un comunicato in cui si dichiara la fine del processo di pace, e con questa l'arresto definitivo delle trattative verso la conclusione delle ostilita'. Dopo aver incolpato Pastrana della rottura del dialogo per aver fatto prevalere "una volta di piu', gli interessi meschini di una minoranza privilegiata e ricca al di sopra degli interessi di 40 milioni di colombiani", i guerriglieri marxisti si offrono di lasciare i cinque municipi della zona di distensione in una "cerimonia pubblica". Per parte loro si ritireranno nelle zone rurali. Ma il comunicato fa trasparire che la "formale resa" nasconde solo una mossa tattica. "Al Paese e al mondo rinnoviamo la nostra disponibilita' di proseguire utilizzando tutte le forme di lotta per i cambiamenti di cui necessita la Colombia", e ancora "richiamiamo tutti i colombiani a lottare in maniera organizzata per conquistare i cambiamenti economici, politici e sociali". La domanda che segue a queste affermazioni di appello alla lotta e': come si finanzieranno i due fronti contrapposti?
L'esercito colombiano, potra' sicuramente fare affidamento sugli aiuti Usa, che gia' hanno contribuito con il supporto di 1.300 milioni di Usd al Plan Colombia, per far si' che potesse disporre di mezzi, finanziamenti e tecnologie per combattere in maniera adeguata il narcotraffico. D'altro canto le Farc, insieme all'Eln (Esercito di Liberazione Nazionale, guevarista) e alle Auc (Autodifese Unite della Colombia, paramilitari di destra) sono gia' da tempo iscritte nella lista dei gruppi terroristi degli Usa. Senza contare che la Colombia fornisce l'80% della cocaina consumata dal mercato statunitense. Percio' ulteriori finanziamenti non sarebbero certamente difficili da giustificare, terrorismo e droga sono i nemici principali.
Altrettanto certo e' che le Farc avranno bisogno di ulteriori entrate economiche per finanziare un possibile scontro con l'Esercito. E le Farc si finanziano fondamentalmente con la droga, grazie all'imposta sul traffico e la produzione, e i riscatti dei sequestri. Prevedibile percio' che queste due fonti d'entrata vengano incrementate, e in particolare quella del narcotraffico desta attenzione, anche ai Paesi confinanti.
La preoccupazione del Governo del vicino Brasile e' quella che le coltivazioni di stupefacenti si trasferiscano dalle loro parti; stesso timore vale per l'Ecuador, che ha gia' accolto l'anno scorso oltre tremila rifugiati, e che ora mal sopporterebbe anche l'arrivo delle attivita' del narcotraffico. Il Peru' ha rafforzato le frontiere per impedire ai guerriglieri delle Farc di oltrepassarle, ma i vari fiumi che segnano la frontiera non sono certo di aiuto. Tutti e tre questi Paesi sono schierati dalla parte del Governo di Pastrana e accetteranno la decisione che prendera'. Un atteggiamento piu' ambiguo l'ha assunto invece il presidente venezuelano Ugo Chavez, legato da vincoli ideologici alla guerriglia delle Farc, tanto che quando ha detto che avrebbe operato in ogni modo perche' si evitasse la guerra, si sono inquietati in molti.
E la cara vecchia Europa? "Se c'e' la guerra, non ci sono gli aiuti", con questa aperta minaccia Chris Patten, commissario per gli Affari Esteri dell'Unione Europea aveva chiarito la sua posizione. La pace va ricercata ad ogni costo, suggeriscono i Paesi europei, e senza questa non avrebbe senso elargire aiuti economici per lo sviluppo della Colombia, perche' non ci sarebbero le condizioni adatte.
Grazie a questa ferma presa di posizione dell'Ue, non ci possono non venire in mente situazioni simili con comportamenti opposti: c'e' pace e democrazia in Laos (Paese al quale l'Ue elargisce svariati milioni di euro)? C'e' pace e democrazia in Myanmar, dove arrivano sempre i soldi Ue e i sospetti che il Governo sia al centro di produzione e traffico di stupefacenti sono all'ordine del giorno? Un elenco che potrebbe continuare e che non ci aiuta a capire la fermezza della politica Ue di aiuti ai Paesi bisognosi: su cosa si basa? Non certo sulla coerenza ... anche perche' la Colombia e' un Paese riconosciuto come democratico rispetto ad altri che usufruiscono di aiuti, con "solo" un problema interno di guerriglia narco-terrorista, quindi -teoricamente- con piu' credenziali per essere aiutato.
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