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Contro l'ecstasy, guerra ai rave
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6 aprile 2001 0:00
 
Il Governo americano dichiara guerra all’ecstasy. E per sconfiggerla, pensa di dichiarare guerra ai rave. La campagna ha avuto inizio nei primi mesi del 2000 a New Orleans, su iniziativa del capo della DEA locale, George Cezanevette, tenace sostenitore dell’iniziativa. Nell’agosto, e’ stata quindi fatta una maxi perquisizione allo State Palace Theatre, un rave club, con capacita’ di oltre 4500 posti. A gennaio di quest’anno, il procuratore Eddie Jordan ha dato una nuova interpretazione ad una legge federale, la crackhouse law , fatta nell’86 in piena emergenza crack, che condanna, in pratica, il proprietario di un luogo dove vengono spacciate droghe illegali, anche se questo non prende parte attivamente allo spaccio, e non ne trae nessun guadagno. Con questa accusa, Robert e Brian Brunet, i due fratelli proprietari del locale, e James "Donnie" Estopinal, organizzatore dei rave, rischiano di scontare una pena tra i 20 anni e l’ergastolo e, soprattutto, si potrebbero chiudere tutti i locali del genere degli USA. E gli agenti della DEA, sembra che vogliano andare proprio in questa direzione, organizzando conferenze in tutto il Paese, con Cezanevette in prima fila, per creare un precedente e legittimare questo approccio alla guerra al fenomeno ecstasy. I poliziotti in incognito che si sono infiltrati per tutto il 2000 nello State Palace, hanno riportato che trovare ecstasy non e’ poi difficile, e sono pronti a provare che gli organizzatori fossero benissimo a conoscenza del traffico di droga all’interno del locale, e che non abbiano fatto niente per fermarlo; "sono parassiti che succhiano il sangue dei nostri figli", dichiara Cezanevette. Fare la guerra agli spacciatori, risulta, infatti, per gli agenti, piuttosto difficile, se non impossibile. Lo spaccio e’ troppo capillare, e anche quando viene preso uno spacciatore, questo non ha che poche pastiglie, mentre tutti gli altri possono tranquillamente lavorare . La American Civil Liberty Union, si e’ immediatamente schierata a favore dei tre inquisiti. Secondo la ACLU, si cerca infatti di colpire una cultura, un genere musicale, non gli spacciatori. La Electronic Music Defence and Education Found, di recente fondazione, ha raccolto 33.000 USD, e sta cercando di alzare il tipico "polverone" in difesa dei tre. Il Governo cerca infatti di creare un precedente piuttosto pericoloso per loro. La scena rave, che si e’ solo recentemente commercializzata, corre il rischio di finire nuovamente nei circuiti underground , e questo spaventa a morte gli addetti ai lavori. Anche sull’altra sponda dell’Oceano, le cose vanno piu’ o meno nella stessa direzione: il consiglio di Westminister ha revocato la licenza all’Home Club, uno dei locali piu’ famosi di Londra, ipertecnologico, con una capienza di 2500 persone, sistemato su tre livelli, piu’ uno riservato ai vip , e che accoglie dj del calibro di Fatboy Slim (con milioni di dischi venduti in tutto il mondo). Negli ultimi due mesi, poliziotti in borghese avevano scoperto traffici di cocaina ed ecstasy. La licenza e’ stata tolta al locale per "ragioni di pubblica sicurezza" e "per dare ai gestori piu’ responsabilita’ nella lotta alle droghe". Il proprietario ha dichiarato di perdere una fortuna ogni giorno a causa di questa situazione.
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