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 COREA DEL SUD - COREA DEL SUD - Corea del Sud. Una missione per Sara Lee
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Articolo di Rosa a Marca
2 febbraio 2006 18:19
 
Sara Lee e' una signora sudcoreana cui sarebbe tanto piaciuto poter donare i propri ovuli alla scienza. Ha infatti dei buoni motivi per desiderare che gli esperimenti con le cellule staminali vadano avanti: due anni fa ha sposato un uomo paraplegico, giudice del tribunale distrettuale di New York. Era il momento d'oro per il ricercatore suo connazionale Hwang Woo-suk, che faceva furore con i suoi supposti esperimenti di clonazione ed accendeva grandi speranze nei malati ancora incurabili -paraplegici, parkinsoniani, affetti da Alzheimer: la speranza che con la ricerca sulle staminali la guarigione potesse giungere in un futuro non troppo remoto. Sara Lee ando' a trovare Hwang nel suo laboratorio all'Universita' di Seoul e si offri' come donatrice. Ma non fu accettata. "Purtroppo ero troppo vecchia", dice oggi la quarantunenne direttrice di un'agenzia online. Ed e' proprio allora che comincia la sua "missione".
In un primo tempo pensa di rivolgersi alla sorella piu' giovane, poi decide d'investire di piu' in questo campo, e crea la Fondazione per donare gli ovuli a scopo di ricerca e di cura. Passa poco tempo, ed ecco che la posizione di Hwang appare meno solida, e lui e' costretto a riconoscere che erano state alcune sue collaboratrici a fornirgli gli ovuli -un fatto eticamente censurabile. Cosi' Hwang, il suo lavoro e, soprattutto, il grande prestigio che ne sarebbe derivato alla nazione vacillano, e la caduta dell'eroe e' nell'aria. Ma sono ancora in pochi a farsene una ragione, tanto meno Sara Lee. Quando, attraverso l'Internetcafe' clicca qui, piu' di mille donne si mettono spontaneamente a disposizione di Hwang, anche lei collabora con il sito. Poi, alla fine del 2005, la sua fondazione ne crea uno proprio. "La ricerca deve proseguire, e l'unico mezzo lecito perche' gli studiosi possano disporre di ovuli e' la donazione", spiega. In quel periodo riceve in media quaranta telefonate al giorno di donne che si offrono come donatrici. Questa disponibilita' ha caratteristiche sia emotive sia patriottiche, giacche' si tratta non solo di sostenere la scienza e la medicina in generale, ma di dare un contributo alla ricerca coreana sulle cellule staminali. E' un po' come all'epoca della crisi IWF, alla fine del 1997. Allora si donava alla Corea l'oro di famiglia per rinforzare le sue riserve valutarie; questa volta legioni di donne sono pronte a sostenere l'eroe della ricerca nazionale.
Purtroppo, il sogno di un Centro mondiale della ricerca sulle cellule staminali in Corea del Sud nel frattempo e' sfumato. I ministeri non vogliono piu' finanziare la banca mondiale di cellule staminali creata l'autunno scorso, le bugie di Hwang sono divenute palesi, la procura sta indagando. Nonostante tutto, la signora Lee resta ferma dietro la sua scrivania e agisce come se tutto cio' che ruota attorno allo scandalo sia un episodio spiacevole ma transitorio. Ritiene che la colpa di Hwang non sia dimostrata. "Ancora non sappiamo esattamente cosa sia successo". E anche se si dimostrasse che le accuse contro Hwang erano fondate, bisognerebbe "dargli una seconda chance". Sara Lee resta convinta che la ricerca coreana nel campo delle cellule staminali abbia un futuro. "Se non con Hwang, con un suo successore. La Corea e' avanti in questo genere di ricerche". Lei non fa trapelare nessuna delusione, nemmeno ora che lo scandalo e' al culmine. La Fondazione e' necessaria piu' che mai, sostiene. La priorita' e' informare sulla donazione degli ovuli. Bisogna conquistare la comprensione di quale sia la posta in gioco, sulla falsariga della donazione di sangue o di organi. Soprattutto e' importante spiegare alle potenziali donatrici le procedure, che sono lunghe, complesse, gravose. Devono sapere che prima dell'intervento si dovranno sottoporre a un bombardamento ormonale per una settimana, e che il prelievo degli ovuli e' doloroso e non esente da rischi. La sua Fondazione (che e' privata) applica dei criteri molto severi nella scelta delle donatrici. Non possono avere meno di vent'anni e non piu' di trenta; devono aver gia' partorito e non volere altri figli; inoltre, nel rispetto della legge di bioetica varata nel gennaio 2005, la donazione e' volontaria e non retribuibile. Da poco tempo l'opinione pubblica e' venuta a sapere che Hwang utilizzava una prassi diversa: malgrado avesse inizialmente negato, alla fine ha dovuto ammettere piccoli compensi in denaro, anche se all'epoca la legge ancora non c'era. Nella pubblicazione scientifica in cui sosteneva di aver prodotto undici linee di cellule staminali su misura, si parlava di 185 ovuli. Invece, dai primi controlli risulta che, tra novembre 2002 e novembre 2005, il suo laboratorio abbia potuto disporre di 2061 ovuli prelevati da 129 donne, forniti da quattro cliniche che cooperavano con lui. Ancora non e' chiaro a quali condizioni sia stato possibile ottenere tutti quegli ovuli, per esempio non si sa se le donne fossero state informate dei rischi. Finora la commissione d'inchiesta ha appurato che nel caso della clinica MizMedi, solo per 12 delle 84 donatrici si puo' parlare di "puramente volontarie". Il direttore di questa clinica, Roh Sung-il, un tempo alleato di Hwang e ora suo avversario, ha affermato al quotidiano tedesco FAZ che per le donazioni alla MizMedi non ci sono state "procedure illegali".
Attualmente la ricerca e' arenata. Ma Sara Lee non demorde e resta ferma al suo progetto. "Non si tratta di me o di mio marito; e' qualcosa che riguarda la prossima generazione". Chi invece sembra deluso sono proprio le potenziali donatrici di questa generazione: da giorni il telefono e' muto.
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