Secondo un’indagine di Bankitalia, il costo del conto corrente medio di una famiglia durante il 2023 è di poco più di 100 euro, in calo di 3,3 euro rispetto all’anno prima. Canoni più bassi essenzialmente e, visto che le commissioni su pagamenti e prelievi sono rimasti invariati, vuol dire che i risparmiatori usano di meno i conti.
Se pensiamo che non si tratta di istituti di beneficenza, ma aziende che con i soldi che versiamo sui nostri conti ci fanno operazioni finanziarie che consentono loro di essere molto, ma molto in attivo…. ecco che la spesa di 100 euro sembra decisamente impropria: pagare per far guadagnare qualcuno che, comunque, per le operazioni che chiediamo di fare per conto nostro ci fa pagare.
Sono in voga, soprattutto online, alcuni conti a costo zero per il canone, ma evidentemente si tratta di una piccola parte.
E’ bene ricordare che si tratta di aziende che negli ultimi anni, grazie a covid e situazione mercati, hanno guadagnato come non mai, e quando lo Stato ha chiesto di loro di essere aiutato per sanità e più fragili, si sono rese disponibili, insieme alle assicurazioni, solo a prestare i soldi: 3,5 miliardi su due annualità (2025 e 2026), come anticipo di cassa (il rinvio delle svalutazioni dei crediti), che dovrà essere recuperato.
C’è ancora molto da lavorare perché il servizio delle banche possa essere all’altezza di un libero mercato, dovendo purtroppo prendere atto che il governo (in buona compagnia anche di quelli precedenti) non è che abbia fatto chissà cosa.
Sia chiaro, non recriminiamo il gratis, ma il giusto. E siccome delle banche non ne possiamo fare a meno, la sensazione che qualcuno approfitti di questa necessità è molto alta, a fronte di un sistema economico e politico poco avvezzo a creare, favorire e alimentare concorrenza.
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