Il figlio di un noto farmacista siciliano morto per overdose di crack (la cocaina dei poveri), i politici che si accorgono che esiste questa droga, la regione Sicilia che avvia un centro "accoglienza" che intercetterà le persone da assistere con 24 operatori in un padiglione di 700 mq aperto 24h per un’accoglienza limitata e poi inviare i “pazienti” a Sert e comunità di riabilitazione, un finanziamento pubblico (Stato e Regione) di 2 milioni di euro.
Questi i buoni propositi oggi enunciati in una conferenza stampa a Palermo. Non sappiamo come questo “centro” intercetterà” e convincerà i consumatori a farsi ricoverare, magari prima di essere arrestati o, dopo, trovando una qualche gabola per farli uscire di galera, dopo essere stati arrestati e facendo cadere le accuse di spaccio, quasi sempre comminate ai consumatori che, spesso, in realtà spacciano perché non hanno altri mezzi per procurarsi le sostanze.
Un grande spiegamento di forze che ci auguriamo possa dare qualche risultato. Magari a partire dall'istituzione di unità mobili di strada che analizzino le sostanze che i consumatori, informati e sensibilizzati, fanno verificare prima di consumare.
E magari anche ponendosi un’altra domanda: ha senso tutto questo? Perché chi decide di drogarsi deve acquistare sostanze illegali da spacciatori il cui interesse è vendere col maggior ricavo possibile sostanze assemblate da loro stessi?
La questione è ampia e presenta diverse sfaccettature. Ma una di base dovrebbe essere comune a tutti gli approcci: come ridurre il danno in un contesto in cui produzione e vendita di queste sostanze è un crimine? Sono da prendere in considerazione le esperienze di narcosale (Francia, Germania, Spagna, Svizzera, Canada, Usa, etc) gestite dalla sanità pubblica dove i consumatori possano somministrarsi il dovuto senza rischiare la morte?
La soluzione più semplice sarebbe che queste sostanze non fossero più illegali e, quindi, sottoposte ai controlli sanitari del caso e oggetto di informazione dissuasiva al consumo, così come avviene, per esempio, con alcol e tabacco. Ma siccome una modifica legislativa del genere non è dietro l’angolo, nel frattempo sarebbe il caso di investire, come nel caso palermitano, non per creare cattedrali che glorificano chi le costruisce, ma centri dove i consumatori di queste sostanze ci possano andare di propria iniziativa e non portati dalle forze dell’ordine dopo che sono agonizzanti per aver assunto chissà quale schifezza.
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