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Diamanti da investimento: l'incertezza tra causa civile e attesa nelle trattative
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Articolo di Marco Solferini
8 giugno 2020 18:05
 
Il tema dei diamanti da investimento è uno dei più dibattuti degli ultimi anni. In parte per via del fatto che è stata una questione che ha coinvolto tantissimi risparmiatori. In altra misura per via dell'incertezza che ha accompagnato gran parte dei consumatori coinvolti nella fase iniziale delle c.d. trattative, in un lungo quanto estenuante “tira e molla” alimentato da un susseguirsi di informazioni e notizie che ha più volte esasperato emotivamente le posizioni, alimentando disagio e aspettative. Finendo poi per tradursi in una caccia a chi “otteneva di più”, risoltasi troppo spesso o con un nulla di fatto o con una guerra tra poveri che ha visto sconfitti prima di tutto coloro che hanno accettato offerte che oggi possiamo affermare fossero decisamente troppo inique.

Noi siamo stati in prima linea e abbiamo fornito assistenza a numerosi risparmiatori. Da ultimo siamo ben lieti che tutte le Istanze ex. Art. 87 bis LF, formulate in nome e per conto dei Clienti che non erano ancora entrati in possesso delle pietre rimaste presso il caveau della società IDB, sono state accolte grazie anche al lavoro della Curatrice nominata dal Tribunale di Milano.
Se, come è successo a molti risparmiatori, qualcuno ha raggiunto una condizione “migliore” in termini di offerta, rispetto a quanto proposto e che giudica non soddisfacente, allora molto probabilmente si sta chiedendo se sia o meno il caso di andare in giudizio.

“Avvocato, ma mi conviene..”
Ecco allora che sopravvengono una serie di “pro” e “contro” del tipo “Avvocato, ma mi conviene..”
Prima di tutto bisogna partire dal fatto che le Banche coinvolte, e principalmente una fra quelle che non restituiscono il 100% della somma spesa per l'acquisto dei diamanti (a fronte della restituzione degli stessi), sono state destinatarie di due provvedimenti molto chiari: la decisione dell'AGCM e la successiva da parte del Tar Lazio.
Il primo provvedimento è una decisione di un Autorità terza. Il secondo è una Sentenza di un Tribunale amministrativo importante.
Intanto un Istituto di credito, Banca BMP, ha fatto ricorso al Consiglio di Stato avverso quest'ultimo provvedimento. Il rischio di ribaltamento quindi c’è. Affossando anche quanto riportato dalla Decisione dell'AGCM.
Ad avviso dello scrivente l'istruttoria dell'AGCM è stata svolta con perizia e metodo. La sentenza del Tar Lazio non solo ha certificato tale correttezza ma ha addirittura inasprito il giudizio critico nei confronti delle delle Banche coinvolte. Le argomentazioni in diritto del Tar Lazio sono forti e persuasive. A mio avviso siamo già di fronte a un consolidato orientamento.

E sempre di orientamento è importante parlare se il risparmiatore cerca risposte dai Giudici di primo grado. La prima cosa da notare è che non ci sono tante Sentenze o Ordinanze. Il motivo è che “fare causa alla Banca” non significa per forza arrivare alla decisione finale del Giudice. Ma portare le trattative stragiudiziali ad un diverso livello, beneficiando dell'aggiunta del ruolo del Giudice. Quindi rivolgersi a quest’ultimo non significa un pregiudizio bensì un vantaggio che punta a dare una definizione a quelle trattative che fino ad oggi non hanno soddisfatto.

I due orientamenti della magistratura
Allo stato dell'arte ci sono due orientamenti nella giurisprudenza.
Un primo è stato favorevole agli Istituti di credito. Sei decisioni che hanno respinto le pretese dei consumatori. Pretese motivate con richieste oggettivamente poco condivisibili in diritto. Credo che in alcuni casi siano state controversie frettolosamente instradate sull'onda dell'entusiasmo mediatico dovuto allo scandalo. E le decisioni dei Giudici hanno finito per dare ragione alla Banca. Oserei aggiungere, quasi obbligatoriamente.
Successivamente è invece sorto un secondo filone interpretativo meglio strutturato in diritto e più argomentato che ha fatto proprie una serie di considerazioni di maggior pertinenza, di fatto e di scienza del diritto, da cui sono state adottate una serie di sentenze /ordinanze favorevoli ai risparmiatori.

Nel mentre, sotto il profilo penale, si sta sviluppando l'attività della Procura della Repubblica che ha mosso delle rilevanti e impegnative accuse a non pochi dei protagonisti di questa vicenda.

Alla luce di queste considerazioni il risparmiatore ha già buoni elementi per decidere se aspettare che la Banca decida di venirgli incontro, magari alzando l'offerta, oppure di portare la trattativa davanti al Giudice.

La nota più negativa probabilmente si annida nel valore di rivendita di questi diamanti. Chi ha aderito alle prime proposte degli Istituti di crediti riferisce di cifre molto basse offerte da un mercato che (transitando persino su ebay) pare non particolarmente generoso con questi preziosi. Fermo restando che nel contratto con la società IDB, per esempio, era prevista una clausola penale decrescente che avrebbe consentito al risparmiatore di guadagnare maggiormente tanto più tempo si fosse tenuto i diamanti. Questo suggerisce come fin dal principio fosse previsto ed accettato che sarebbe dovuto trascorrere qualche anno affinchè i diamanti guadagnassero valore. In pratica il risparmiatore sapeva di doverseli tenere per guadagnarci al meglio (pur facendo anche affidamento sul fatto che all'occorrenza avrebbe potuto liquidarli), ma allo stato attuale non pare che il mercato sia destinato a risollevarsi in tempi analoghi, tenendo presente che ormai di anni ne sono già passati un po', da quando è scoppiato il caso.
Motivo in più per cui non pochi risparmiatori hanno scelto di rivolgersi al Giudice, non solo per fissare i termini della trattativa, ma anche perchè risentiti e scontenti da una vicenda che labirinticamente ha prodotto fin troppi vicoli ciechi.
 
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