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IL DIRITTO AL LAVORO, LA SOAP OPERA E IL TRADE OFF
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Articolo di Domenico Murrone
1 agosto 2007 0:00
 
All'indomani dell'annuncio della Rai di non produrre piu' la nuova serie della soap opera "Incantesimo", la politica come un "sol corpo" ha fatto muro, "invitando" l'azienda pubblica a cui gli italiani pagano il canone a ripensarci: "Non e' possibile che si possa tagliare senza motivo una fiction come Incantesimo che . rappresenta fonte di occupazione per circa 700 persone...", attacca la destra; "Solidarieta' a tutti coloro che lavorano per la storica soap Incantesimo.", rinforza la sinistra. Politichese a parte significa: come puo' la Rai chiudere una realta' che fa lavorare 700 persone?

La tutela del posto. Il lavoro e', Costituzione alla mano, un pilastro della nostra Repubblica. Ma puo' arrivare il principio a "massacrare" il buon senso? Puo' "massacrare" altri principi, altrettanto meritevoli di tutela? Dietro il nobile paravento, "dobbiamo tutelare l'occupazione", si sono nascosti profitti ignobili e sprechi di ogni sorta. E' cosi' dai tempi della Gepi, la Societa' di Gestioni e Partecipazioni Industriali, che ai tempi della Prima Repubblica prendeva in carico le aziende decotte per tentarne il rilancio. In effetti tutto veniva gestito in funzione degli interessi partitocratici. Un fallimento, continuato anche in anni recenti, sotto altre forme. Report, la trasmissione giornalistica televisiva, ha titolato "Gli affossatori" una puntata sulle fallimentari politiche di rilancio dell'industria elettronica italiana.

Il Trade off. Il termine e' anglosassone e identifica una situazione in cui un guadagno rispetto a un dato obiettivo implica necessariamente una perdita riguardo ad un altro.
Nel nostro caso: che effetto hanno gli interventi pubblici che si pongono l'obiettivo di preservare i posti di lavoro? Spesso tali politiche non sono efficaci allo scopo dichiarato e, oltretutto, hanno l'effetto non secondario di castrare altri principi, anch'essi meritevoli di essere tutelati, come il diritto alla mobilita'. Ne sanno qualcosa le migliaia di passeggeri lasciati a terra da VolareWeb nel novembre 2004. La societa' poteva essere lasciata fallire e col capitale residuo potevano essere rimborsati i consumatori che avevano pagato il biglietto. Invece no. A distanza di quasi tre anni Volare e' stata "salvata" dal Governo che l'ha venduta ad una societa' moribonda come Alitalia, con una procedura dichiarata illegittima. I posti di lavoro sono stati preservati temporaneamente, ma a che prezzo?

Alitalia, appunto. Da anni paghiamo tariffe alte per volare in aereo, spesso rimaniamo bloccati in aeroporto per gli innumerevoli scioperi, ripianiamo inconsapevolmente anno per anno i debiti accumulati dall'ex compagnia di bandiera, rimasta feudo di fazioni politiche e sindacali. Tutto questo in nome di un principio "il diritto al lavoro". Il prezzo e' troppo alto, questo trade off non ci piace.

Finale. Visti i danni creati dal nostro corporativismo, ormai sfociato in cialtroneria gestionale, amministrativa, politica e legislativa, non sarebbe il caso di modificare l'articolo 1 della Costituzione, quello che dice che la nostra Repubblica e' fondata sul lavoro, e magari fondare la Repubblica sul diritto? Toglierebbe alibi alle sanguisughe che traggono vantaggi non meritati dall'ipocrisia normativa e contribuirebbe a tutelare in modo piu' efficace il diritto al lavoro.
La proposta e' gia' stata avanzata. Purtroppo giace in Parlamento, immobile.
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