testata ADUC
 ITALIA - ITALIA - La domanda giusta e': l'embrione e' persona?
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Chiara Lalli
17 febbraio 2005 18:52
 
E' senza dubbio vero che le questioni sollevate dai quesiti referendari sulla legge 40 riguardano una visione complessiva dell'esistenza e del significato che le si attribuisce. Ed e' anche vero che la questione centrale riguarda l'embrione, il suo statuto morale e giuridico. Ma il punto non e' se l'embrione e' vita, bensi' se e' una persona oppure no.
L'embrione e' certamente un essere umano; appartiene in modo incontrovertibile alla specie homo sapiens. Ma e' anche fin dal concepimento una persona? Oppure lo diventa in un momento successivo al concepimento? E quali sono i criteri per essere una persona? Il mio parere e' che non sia persona a partire dal concepimento, ma che lo diventi in un momento successivo.
Le caratteristiche che permettono di individuare lo stato di persona sono l'emergenza dell'autocoscienza e di una rudimentale intelligenza, quindi della capacita' di apprezzare la propria esistenza. L'embrione non possiede nessuna di queste caratteristiche, e tantomeno le possiede il concepito, che e' la fase di sviluppo precedente e che e' il protagonista della legge 40.
E' evidente che tale emergenza non possa che essere graduale, e che non sia pertanto possibile stabilire l'esatto momento in cui un essere umano (che possiamo chiamare pre-persona) acquisisca tali caratteristiche. Lo sviluppo e' un processo continuo e privo di scosse, a partire dal concepimento fino alla morte. Questo comporta l'ammissione di una fase di dubbio, una zona chiaroscurale in cui lo stato di pre-persona si confonde a quello di persona. La distinzione pero' permane, come permane la distinzione tra bambino e adulto sebbene vi siano difficolta' nell'indicare il momento di passaggio da uno stadio evolutivo all'altro.
Un secondo problema, direttamente connesso con la gradualita' dello sviluppo, e' costituito dalla inevitabile convenzionalita' nell'indicare una cesura (la legge sull'interruzione di gravidanza, ad esempio, impone come limite tre mesi o, in casi eccezionali, sei mesi). L'arbitrarieta' nello stabilire qualsivoglia inizio della vita personale successivo all'inizio della vita biologica non puo' essere usata per recusare il doppio inizio; allo stesso modo stabiliamo arbitrariamente che il compimento del diciottesimo anno di eta' dia avvio all'eta' della maturita', anche se qualcuno potrebbe obiettare che a diciotto anni meno un giorno non si e' diversi da come si diventera' ventiquattro ore dopo. E avrebbe ragione; ma e' necessario tracciare limiti e stabilire soglie, e anche se i confini presentano sbavature, la fondatezza delle distinzioni concettuali permane.
Un argomento spesso usato a sostegno del ritenere il concepito una persona e' quello della potenzialita'. L'embrione sarebbe una persona potenziale. Questo argomento non ha alcun senso, e il fatto che sia usato quasi esclusivamente in questo contesto basta a sollevare perplessita'. Che diremmo se qualcuno ci dicesse che siamo gia' morti perche' sicuramente lo saremo prima o poi? E quale credito saremmo disposti a offrire a un ragazzo di dodici anni che venisse a dirci: 'lasciatemi votare, ne ho diritto perche' tra sei anni avro' il diritto di votare e allora devo averlo anche adesso'?
Nessuno di noi giudicherebbe verosimile che offrire il braccio a una giovinetta sia motivato dal desiderio di sostenere il suo incedere malfermo da vecchia, sebbene in futuro ella diventera' una donna anziana.
Il concepito diventera' una persona, se il suo sviluppo non sara' interrotto, e non c'e' alcuna possibilita' che diventi qualche altra cosa (una pera o un coccordillo); ma e' bene non sciupare il significato e il tempo del verbo che abbiamo usato: diventera'. Non c'e' nessuna ragione per attribuire ad un individuo delle caratteristiche fondate su future proprieta'; allo stesso modo non siamo autorizzati a conferire al concepito lo statuto personale in virtu' delle caratteristiche personali che solo in futuro acquisira'.
Per concludere, dal punto di vista legale, le conseguenze del considerare il concepito come una persona sarebbero disastrose. E non e' sufficiente ribadire che i diritti della donna sarebbero piu' forti di quelli attribuiti al concepito. La contraddizione con la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza sarebbe inevitabile, e l'unico modo di risolverla sarebbe rendere di nuovo illegale l'aborto.
Pubblicato in:
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS