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Dopo la proposta Amato sull'Afghanistan, si rilanci la coca nei Paesi andini
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Articolo di Donatella Poretti
17 giugno 2006 14:01
 
Ottima la proposta del ministro dell'Interno Giuliano Amato, lanciata a margine del G8 di Mosca sull'"acquisto trasparente" in Afghanistan di oppio per un uso farmaceutico (in particolare morfina). La proposta ufficialmente formalizzata da Emma Bonino dopo la missione dell'Ue per le elezioni del 2005 e lanciata dall'ong Senlis Council e' per far emergere dall'illegalita' quasi la meta' del Pil afgano, unica possibilita' perche' possa crearsi uno Stato di diritto e rimediare al paradosso che vede un Paese pieno di papavero da oppio e completamente sprovvisto di farmaci, tanto che le operazioni chirurgiche vengono realizzate senza anestesia.
La stessa iniziativa potrebbe essere trasposta in America Latina sulle piantagioni illegali di foglia di coca. Tutto il Continente, infatti, corre il pericolo di veder compromesso il proprio assetto democratico alle politiche perdenti di una "war on drugs" voluta dal presidente Bill Clinton e rafforzata dall'attuale presidente George W.Bush. Un fatto straordinario e' stata la vittoria di un cocaleros alla presidenza della Bolivia, fatto che e' servito per ricordarci che la pianta di coca non serve solo per ricavarne cocaina ma anche per farne un uso tradizionale, religioso e farmaceutico. Per questo sarebbe opportuno che la Comunita' internazionale (Onu in testa, con lo specifico ufficio -Unodc- diretto dall'italiano Costa) finanzi, in collaborazione coi partner europei e la Commissione di Bruxelles, sia uno studio di fattibilita' sull'industrializzazione su vasta scala della foglia di coca, che il finanziamento di progetti di produzione di foglia di coca per prodotti leciti laddove questa gia' avviene -seppure tra mille difficolta' politico-economiche- come in Peru' e alcune regioni della Bolivia.
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