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Egitto/Israele. Di fronte al business (della droga), "non c'e' religione che tenga"
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Articolo di Vincenzo Donvito
2 giugno 2002 22:58
 
Il confine tra Egitto e Israele (da Taba, nel golfo di Aqaba, fino alla striscia di Gaza), secondo gli israeliani, e' "il canale piu' pericoloso di contrabbando di armi, stupefacenti e prostitute". Lo denuncia il quotidiano di lingua araba "Al Sharq Al Awsat", con una intervista al comandante della commissione di collegamento israelo-egiziana Avi Chitu.
"La situazione e' talmente grave che richiede sforzi congiunti di entrambi i Paesi". Il contrabbando include tutto cio' che e' considerato vietato, dalle armi alle munizioni, dalla droga alle giovani donne delle ex-repubbliche sovietiche destinate alla prostituzione nelle strade di Israele.
Il traffico sarebbe gestito dalla mafia egiziana-israelo-russa, che sembra -culturalmente e religiosamente- interessarsi poco alle divergenze e ai conflitti in corso, e tranquillamente vi si adagia modellando il suo business a cio' che la situazione gli offre. Quasi a dimostrare che la transnazionalita' del crimine e' uno degli elementi portanti dell'economia mondiale e che regge anche nelle situazioni piu' difficili. Quando ci sono in gioco gli interessi economici delle grandi e medie organizzazioni malavitose, si potrebbe parafrasare con un "non c'e' religione che tenga". Ma, al di la' della amara e pur vera battuta, questa comunanza tra delinquenza araba e delinquenza israeliana ha una sua ragion d'essere, perche' lo scambio e' reciproco. Se da una parte tutto cio' che e' illegale (soprattutto droghe) ha un suo mercato nella "ricca" Israele e quindi e' favorito l'arrivo dall'esterno, dall'altra e' Israele che puo' offrire qualcosa in cambio agli affari della delinquenza esterna: il primato di questo Paese (nella zona del cosiddetto Occidente), insieme all'Olanda, nella produzione di metamfetamine e' un dato di fatto. Che nel nostro caso serve a cementificare questo tipo di economia, rinvigorendola nella mobilita' di merci da una parte e dall'altra. Una dimostrazione che, quando c'e' il business reciproco, ed entrambi gli attori hanno da dare e da avere, per l'appunto "non c'e' religione che tenga".
Chissa' che, trasportandola nell'ambito legale (da cui, ovviamente, non escludiamo la presenza di droghe oggi illegali), questo esempio di business non possa essere foriero di soluzioni di pace e giustizia in quella parte del Medio Oriente. Anche dall'organizzazione economica e logistica del narcotraffico c'e' da imparare.
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