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 FRANCIA - FRANCIA - Francia. Conferenza internazionale sulle staminali all'Istituto Pasteur
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Articolo di Rosa a Marca
23 dicembre 2004 17:42
 
François Jacob, 84 anni, ne e' profondamente convinto: le cellule staminali, che possono essere coltivate in maniera indefinita e sono capaci di generare tessuti e organi, costituiscono uno degli strumenti piu' preziosi della biologia moderna. Secondo il premio Nobel 1965 per la medicina e la fisiologia, che presiedeva l'apertura della conferenza internazionale organizzata sul tema il 9 e 10 dicembre presso l'Istituto Pasteur di Parigi, e' indubbio che lo studio delle cellule staminali embrionali umane aprira' la via a una migliore comprensione dell'essere vivente e, forse, alla possibilita' di correzione dei processi patologici.
Per ora si assiste allo sviluppo rapido di una nuova branca della biologia, una disciplina che potrebbe dare luogo a una medicina rigenerativa, anche se nessuno s'azzarda a prevedere entro quanto tempo. Di sicuro ci sono le varie testimonianze portate alla conferenza di Parigi.
Oggi, alcune decine d'équipe di biologi lavorano in modo intenso sulle cellule staminali, e tutto fa pensare che i progressi in questo campo saranno molto rapidi. Una futura storia della scienza dira' che parte avra' avuto ogni singolo laboratorio nella costruzione di questa disciplina. Quale importanza il laboratorio diretto da Ali H.Brivanlou (universita' Rockefeller, New York), quale quello di Austin Smith (universita' di Edimburgo) che, all'inizio degli anni 1980, si sono interessati all'apporto delle staminali nella comprensione dello sviluppo embrionale.
La scoperta dell'esistenza di cellule staminali negli embrioni di topo e della possibilita' di coltivarle in vitro -risultato ottenuto nel 1981- ha marcato il vero avvio di questo campo d'esplorazione biologica. Dopo, lo stesso risultato e' stato ottenuto su altri mammiferi, come il coniglio, la mucca o il maiale.
Con la dimostrazione, portata nel 1998, che queste cellule esistono nella specie umana e che possono anche essere coltivate, un secondo cerchio si e' formato attorno a un numero crescente di biologi cellulari e molecolari. Il loro obiettivo? Trovare il modo per poter guidare la trasformazione delle cellule staminali in questo o quel tessuto. Un terzo cerchio, in via di formazione, riunisce i ricercatori che militano per l'utilizzo delle staminali a fini terapeutici.
La ricerca sulle cellule staminali umane si divide in due grandi settori a seconda che le sperimentazioni si basino su cellule provenienti da un organismo adulto o da un embrione. Ma se sul primo non ci sono problemi, le secondie invece creano difficolta'. Alcuni Paesi, come la Germania, le proibiscono per ragioni etiche, in quanto il loro uso presuppone la distruzione degli embrioni.
Negli ultimi anni, i biologi hanno avuto la sorpresa di scoprire che l'organismo umano contiene molti depositi di cellule staminali, in particolare nei tessuti che hanno la proprieta' di rinnovare molto in fretta le cellule di cui sono composti: la pelle, il tubo digerente o il midollo osseo.
Ma delle cellule staminali sono state rilevate anche in altri organi, benche' ancora non si sappia se esse partecipino o meno a un'attivita' di rinnovo cellulare. Questo quesito si pone soprattutto per il cervello, dove il trapianto di cellule staminali -o la loro attivazione- potrebbe consentire di lottare contro i processi neurodegenerativi, ossia, come ha sostenuto Olle Lindvall (universita' di Lund, Svezia), contro l'insieme delle lesioni cerebrali.
Una delle questioni maggiori da affrontare, prima dei primi passaggi clinici sull'uomo, riguarda le condizioni in cui oggi sono coltivate le cellule staminali embrionali. Per tenere in vita quelle poche centinaia di linee esistenti, i biologi non hanno trovato una soluzione diversa dal ricorso ad elementi d'origine animale (per esempio al siero di vitello fetale), che, in pratica, impedisce di utilizzarle sull'uomo per ragioni di sicurezza sanitaria.
Come ha spiegato Outi Hovatta (Istituto Karolinska di Stoccolma), i principali gruppi attivi nella ricerca con le cellule staminali cominciano a definire le regole future per buone pratiche mediche: dalle condizioni delle colture all'identificazione cellulare alla tracciabilita'. Le stesse équipe lavorano simultaneamente alla ricerca delle condizioni perche' le cellule si differenzino verso questo o quel tipo di tessuto. "Si tratta di trovare le ricette di cucina che la natura stessa usa per far passare una cellula da uno stato indifferenziato a una specializzazione puntuale", riassume il professor Marc Peschanski, direttore dell'unita' neuroplastica e terapeutica dell'Istituto nazionale di sanita' e ricerca medica. "E' una sequenza di azioni chimiche e, talvolta, meccaniche o metaboliche, che dobbiamo ritrovare, insieme al loro esatto calendario".
Infine, numerose comunicazioni scientifiche proposte durante la conferenza hanno mostrato che gli stessi gruppi lavorano, in contemporanea, a decifrare le basi molecolari, che permetteranno di comprendere perche' le cellule staminali sono effettivamente dotate di una plasticita' che perdono irrimediabilmente quando si differenziano. In inglese il termine e' stemness.
"Da quando esiste, la biologia non ha mai cessato di parcellizzare il vivente, di studiarne le strutture e le funzioni fino al livello piu' fine, il piu' intimo", ha concluso il professor François Jacob. "Oggi, grazie alle cellule staminali, viviamo il debutto di una nuova era, che servira' per ricostruire le strutture dell'essere vivente, e per meglio comprenderlo, come sempre".
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