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Francia. Intervista al nuovo presidente del Mildt
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Articolo di a cura di Rosa a Marca
3 gennaio 2003 19:09
 
Didier Jayle, il nuovo presidente di Mildt (Mission interministerielle de lutte contre la drogue et la toxicomanie), ha rilasciato la seguente intervista al quotidiano "Le Monde", che l'ha pubblicata dopo che Jayle l'ha riletta ed emendata.

D: Come affronta le Sue nuove funzioni?
R: La mia agenda contempla tre tappe immediate. Per prima cosa, su richiesta del primo ministro dovro' redigere con i ministri interessati un bilancio del piano triennale 1999-2002. Poi proporro' al primo ministro delle direttrici forti; se le accettera', stendero' un piano, possibilmente quinquennale, in coerenza con la futura legge di programmazione della Sanita', anch'essa quinquennale, e per rispettare le raccomandazioni della Corte dei conti.

D: Come giudica il lavoro svolto da Nicole Maestracci (ndr.: il predecessore)?
R: E' un buon bilancio, soprattutto per quanto concerne l'informazione della popolazione. Ora si tratta di andare oltre e di approfondire le diverse funzioni di Mildt Un asse portante mi pare quello di una deconcentrazione. Proporro' di rafforzare l'ossatura della Mildt e di avere dei coordinatori regionali impegnati nella lotta alla tossicomania. Poi dovremo rafforzare il carattere interministeriale delle nostre azioni. Inoltre vorrei prendere l'iniziativa di una campagna di prevenzione in molti Paesi europei: anche questo e' un modo di costruire l'Europa. Infine, una delle nostre priorita' sara' la ricerca, poiche' non esiste una politica che possa prescindere da dati precisi e validi.

D: Il Suo predecessore (la signora N.Maestracci) e' stata accusata di avere banalizzato la cannabis. Le sembra un rimprovero fondato?
R: Negli anni passati le priorita' della Mildt erano altre, e la scelta di eliminare le barriere tra droghe legali e illegali e' stato un fatto positivo. Ma il discorso sui danni della cannabis non e' stato abbastanza energico. Il consumo di cannabis e' un fenomeno di massa: la Francia conta circa due milioni di fumatori regolari di spinello, di cui un 5-10% di consumatori problematici. La priorita' e' di ritardare l'eta' delle prime esperienze e fornire un sostegno ai genitori.

D: E come la mettiamo con l'alcool?
R: L'alcool da' una grande dipendenza e i danni che reca alla salute sono ben noti. Gli atti asociali (violenza, insicurezza stradale.), il policonsumo giustificano la decisione di mantenere l'alcool nel raggio d'azione della Mildt. Cerchero' di rafforzare le unita' di alcologia.

D: L'attuale ministro della Sanita', Jean-Francois Mattei, si e' rifiutato di firmare un decreto, preparato un anno fa con i professionisti del settore, volto a creare dei centri di cura e di prevenzione della tossicologia (Csapa). Che ne pensate di queste strutture che non si occupano della dipendenza da una sola sostanza?
R: Quello che e' certo e' che in Francia mancano dei professionisti impegnati nella dipendenza da alcool, tabacco e cannabis. Si gratificano, con ragione, coloro che curano, ma si trascura, a torto, chi fa prevenzione. Quindi bisogna favorire lo scambio di conoscenze, le iniziative comuni, le sinergie tra gruppi. Inviare a una struttura per eroinomani un fumatore di spinello o un tabagista non mi sembra una buona scelta. Al contrario, se localmente esiste un bisogno di interdisciplinarita', lo si deve poter fare. E' bene permettere una pluralita' di strutture e non imporre un modello unico.

D: Quali saranno le Sue priorita'?
R: Sul piano del metodo, la Mildt deve poter utilizzare dispositivi innovativi, valutarli, proporli ai ministeri interessati. Sullo sfondo, e' indispensabile rafforzare l'articolazione della nostra politica con la legislazione. La legge del 1970 (che penalizza l'uso degli stupefacenti) si e' progressivamente svuotata di senso e non e' piu' applicabile. Bisogna modificare la legge, ridarle senso perche' sia meglio compresa e applicata. Cio' implica nuovi schemi, che, ad esempio, sostituiscano il carcere per il semplice consumatore con un sistema di ammende, piu' semplice, piu' efficace. Dovremo anche riaffermare l'utilita' dei dispositivi di riduzione del danno, che consentono un primo contatto per l'accesso alle cure, una riduzione dei casi di overdose e dei contagi dei virus dell'epatite e dell'Hiv. E' necessario anche avviare programmi sperimentali di trattamento e di presa in carico dei consumatori di cocaina e crack. Infine, prepararsi a far fronte al nuovo pericolo rappresentato dalle droghe sintetiche.

D: Come pensa di tradurre i Suoi orientamenti sul piano pratico?
R: Bisogna responsabilizzare gli individui, in particolare i giovani, ad esempio con dei messaggi del tipo: "Chi guida non beve e non consuma nulla che alteri i riflessi". Poi vogliamo moltiplicare le iniziative per l'applicazione della legge Evin nelle scuole. E rivolgerci ai genitori, affinche' esercitino di piu' il loro ruolo di educatori. Con questi spirito si devono creare luoghi di ascolto per genitori e figli sulla questione della cannabis, in centri pilota. Altra azione concreta: elaborare delle guide per coloro che esercitano una responsabilita' sociale e che, di fatto, si trovano alle prese con i problemi delle droghe, legali e no: amministratori locali, direttori d'azienda, sindacalisti, insegnanti, professionisti della sanita'. Infine, non si puo' scindere la prevenzione dalla presa in carico. E' buona cosa, certo, fare opera di prevenzione contro il fumo in un'universita' o in un'azienda; ma e' ancora meglio istituire contemporaneamente, e nelle vicinanze, un centro per la disassuefazione dal tabacco.
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