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Francia. Lionel Jospin, in un luogo di non-dibattito e non-informazione, fa l'occhiolino ai pro-legalizzazione?
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Articolo di Vincenzo Donvito
26 marzo 2002 17:10
 
Le dichiarazioni di Lionel Jospin sulla droga hanno sicuramente rilanciato, in piena campagna elettorale, il dibattito sulla cannabis.
Ovviamente il primo ministro, inviando un messaggio all'Agenzia France Press ha sottolineato la sua totale ostilita' alla depenalizzazione: "Ammettere il consumo di questa o di quell'altra sostanza sarebbe un cattivo segnale verso i giovani"; ma la legge -secondo lui- andrebbe applicata in "maniera intelligente" in materia di consumo.
Sara' bene ricordare che la legge francese del 31 dicembre 1970 prevede una pena massima di un anno di prigione per il consumo di cannabis.
Roselyne Bachelot, portavoce della campagna di Jacques Chirac, ha giudicato ipocrita e alambiccata la dichiarazione dell'avversario dell'attuale presidente della Repubblica nella corsa all'Eliseo: "Chirac e' contro la legalizzazione dei prodotti neurotossici a base di cannabinolo. Questo e' chiaro e risoluto" -ha detto dagli schermi di France 2.
Georges Sarre, presidente del "Mouvement des citoyens", vicino all'altro candidato Jean-Pierre Chevènement, cio' che ha detto Jospin "rivela le scelte ambigue fatte dal candidato primo ministro". "Per sembrare moderno, Lionel Jospin fa del permissivismo . e da' un colpo alla botte e un altro al cerchio. E' cosi' che gestisce il declino della Francia".
Discordante la voce del "Mouvement des jeunes radicaux de gauche", che denuncia l'ipocrisia di Jospin e propone una legalizzazione della cannabis al pari di alcool e tabacco.
Il candidato in lizza piu' liberale e quello dei Verdi, Noel Mamère: una legalizzazione controllata, con la vendita da parte dello Stato solo ai maggiori di 16 anni, vietandone la rivendita; senza fare confusione con la depenalizzazione dell'acquisto di cannabis.
Piu' in la' va il candidato della Ligue Communiste révolutionnaire, Olivier Besancenont, considerando che la proibizione genera una economia parallela a quella della mafia, per cui e' favorevole alla depenalizzazione del consumo di droghe e alla legalizzazione della cannabis. Scrivendo su "Le Quotidien du médicin" ha detto che "la proibizione, per la cannabis, contribuisce a criminalizzare una parte significativa della gioventu' senza alcun beneficio per la salute pubblica".
Per il candidato di Democratie libérale, Alain Madelin, la legge del 1970, che non distingue la tossicita' tra le diverse droghe, va rivista.
Piu' che una reazione alle dichiarazioni di Lionel Jospin, scandagliando tra agenzie e articoletti della stampa francese, sembra che sia un tentativo, da parte di una stampa in crisi di astinenza di notizie e situazioni "laceranti", di far si' che ci sia un dibattito in materia, perche' anche la rosa di dichiarazioni che abbiamo sopra riportato, piu' che in risposta a Jospin sono raccolte nell'arco di diversi mesi, pronunciate in situazioni dove poco c'entra il primo ministro (a parte la portavoce di Chirac, ovviamente). Sicuramente i tempi per una discussione del genere non sono maturi, ed e' ovvio che alcuno dei candidati in lizza abbia intenzione di far si' che si maturino in questo contesto: vista la pessima informazione che i francesi hanno in materia, sarebbe un boomerang per chiunque. Ma come non leggere la furbata di Lionel Jospin come un occhiolino verso un elettorato pro-legalizzazione che forse puo' trovare una labile motivazione per non disperdere il suo voto in candidati di "fede legalizzatoria" ma sicuramente perdenti.
Anche qui, come in Italia e in tutti quei Paesi dove il confronto e' ideologico, sull'altare del potere si sacrifica la liberta' degli individui e la razionalita' del necessario approccio al fenomeno ... il tunnel sotto la Manica, per ora, e' servito a poco.
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