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Francia. Peut-on civiliser les drogues? di Anne Coppel, edizioni la Decouverte
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Articolo di Rosa a Marca
18 settembre 2002 17:04
 
Nel mondo della tossicomania, Anne Coppel e' unica. E' una delle personalita' piu' avvincenti, forse perche' e' la piu' sincera: quando le e' capitato di sbagliare lo ha ammesso. Soprattutto e' una sociologa che da vent'anni si batte per la riduzione del danno. E che ha seguito passo dopo passo l'evoluzione francese rispetto al problema droga. Dalla "droga per piacere" degli anni 70 a "la droga non e' piu' una malattia" degli anni 80, fino alla svolta piu' importante degli anni 90 quando, per combattere l'Aids, si e' imboccata la via della riduzione del rischio.
Il libro mescola vicende personali e storia collettiva. Analizza con precisione epoche, linguaggi, mentalita', e racconta la lenta maturazione. Le prime esperienze negli Stati Uniti, il 1967 nel ghetto nero di Chicago, quando uno psichiatra comincia a trattare la dipendenza da eroina con il metadone, ancora sperimentale. O l'elaborazione del "Mur du respect" nel 1977: un muro ricoperto di disegni dai colori vivaci che illustravano i diritti civili di un'America povera, nera e fiera di esserlo e, dall'altra parte del muro, uno dei piu' antichi quartieri della droga di Chicago.
In Francia la maturazione avra' tempi piu' lunghi. Anne Coppel racconta il Congresso mondiale dell'Aids di Berlino del 1992. I drogati decimati dal virus. La presa di coscienza dei ritardi francesi, colmati da Simone Veil che apre le porte a massicci programmi di sostituzione. E lei pienamente dentro questa rivoluzione sanitaria, a tutt'oggi cosi' fragile.
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