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Garantire la salute di tutti i detenuti e le detenute - anche dei disperati
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Articolo di Albert
1 febbraio 2023 7:33
 
 Da quando è stato arrestato Matteo Messina Denaro, è venuta alla ribalta anche la tutela del diritto alla salute dei detenuti, e, con la situazione di Alfredo Cospito, proprio adesso, questo tema è ripreso e rilanciato.
Mi limito a riportare due dichiarazioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
La prima rilasciata al momento dell'arresto di Matteo Messina Denaro, affetto da un tumore e inviato al 41 bis nel carcere dell'Aquila, perché esso ha un buon reparto di medicina oncologica:
"Dobbiamo" afferma Nordio, "avere un minimo senso di umanità, un senso cristiano, oltre a quello che dice la Costituzione, di curare chi sta male anche se si tratta di criminali. Noi dobbiamo garantire che ci sia la completa espiazione della pena ma la salute deve essere tutelata. Ho visto molti detenuti malati che erano assicurati alla giustizia in carceri di massima sicurezza ma curati adeguatamente".   
La seconda sul trasferimento di Alfredo Cospito, l'anarchico ristretto al 41 bis, dal carcere di Bancali (Sassari) al carcere di Opera (Milano) perché possa essere assistito adeguatamente, date le sue condizioni di salute per lo sciopero della fame che sta attuando da 100 giorni:
"E' stato trasferito", spiega ancora Nordio, "perché la tutela della salute di ogni detenuto costituisce un'assoluta priorità. Ma per quanto di mia competenza, ritengo di non revocare il regime di 41 bis".

Quindi, tutto a posto, nelle carceri, per quanto riguarda il diritto alla salute di tutti gli uomini e donne in esse ristretti?

La risposta è un NO che va gridato con disperazioni a pieni polmoni!

Nonostante il dettato costituzionale (articoli 2, 3, 27 e 32) e il lungo elenco di garanzie per la salute dei detenuti/e, contenuto nel capitolo "Diritti dei detenuti" , è lecito affermare che la salute dei detenuti, almeno quella di quelli comuni, per non dire proprio disgraziati, non interessa a nessuno e viene messa in pericolo a ogni piè sospinto?
Sembra proprio di sì.
Esistono, sì, i garanti dei detenuti che possono suggerire alle istituzioni dei miglioramenti delle condizioni di vita nei luoghi di pena, ma spesso le loro azioni restano sconosciute all'opinione pubblica.
E se non ci fossero le denunce di "Antigone", l'associazione "per i diritti e le garanzie nel sistema penale", la cittadinanza rimarrebbe all'oscuro di molti misfatti, come il caso della donna incinta di cinque mesi di due gemelli, chiusa, due giorni fa, a San Vittore (Milano) dove ci sono altre 90 donne, e nemmeno un ginecologo in pianta stabile. Se proprio fosse necessario, bisogna prenotarlo.
E, stando così le cose, nel luglio 2022, un'altra detenuta, anche lei incinta, avendo avuto un malore, dovette essere portata in ambulanza all'ospedale, ma perse la creatura che portava in grembo!

Sono delitti che gridano vendetta.

Non approfondisco i motivi della improvvida ordinanza della Procura di Milano del 30 maggio scorso, che rende obbligatorio l'ingresso in carcere per le donne incinte o con un bambino di un anno di età, per le quali sia stato previsto un ordine di esecuzione di arresto, ordinanza che revoca l'indicazione contraria di una circolare del 2016.
Non lo faccio, anche perché non solo le donne incinte, ma anche tutte le altre donne presenti a San Vittore, e in altre carceri, ugualmente senza la presenza di un ginecologo in pianta stabile, hanno il sacrosanto diritto di avere a loro disposizione una tale figura sanitaria, per assicurare loro non solo ogni cura, ma anche ogni prevenzione che la medicina di base assicura a ciascuna cittadina (vedi mammografie, prevenzione del cancro all'utero, ecc.).
Non accontentiamoci, dunque, delle assicurazioni di Carlo Nordio, sopra riportate. Piuttosto prendiamo la palla al balzo per chiedergli che operi affinché le sue parole valgano per tutti i detenuti e le detenute del nostro Paese.
 
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