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 GERMANIA - GERMANIA - Germania. Conferenza sulla clonazione
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Articolo di Rosa a Marca
28 maggio 2003 19:20
 
Rudolf Jaenisch, il noto ricercatore sulle staminali del Whitehead Institute di Boston, e' ricorso a ogni mezzo per cercare di convincere i suoi interlocutori delle virtu' della clonazione terapeutica. Ha spiegato che con questa tecnica e' possibile coltivare tessuti di ricambio eliminando il rischio di rigetto, e quindi disporre di una grossa opportunita' nella cura di malattie che oggi procurano tanta sofferenza. Ha poi illustrato un altro aspetto interessante, quello che consentirebbe di coltivare tessuti di un paziente, mettiamo parkinsoniano, allo scopo di studiarne meglio la patologia e per sperimentare l'efficacia di nuovi farmaci, cosa che e' vietato fare direttamente sulla persona. In quanto alle preoccupazioni etiche, queste sarebbero superate appena non fosse piu' necessario ricorrere alla donna per reperire gli ovociti da utilizzare nella clonazione poiche' coltivabili in laboratorio. C'e' poi il fatto che il microscopico clone del paziente, utilizzato per coltivare tessuti, non e' in condizioni di "diventare un individuo normale".
Ma le opinioni di questo ricercatore ottimista e di successo sono state criticate da molti dei partecipanti alla conferenza "Clonare nella ricerca biomedica e riproduttiva" e accolte con freddezza dalla ministra alla Ricerca, Edelgard Buhlmann. A conclusione dei lavori, la ministra si e' espressa con una chiarezza inconsueta per lei, che di solito viene rimproverata di scarsa fermezza dal suo stesso partito (Spd), da Verdi e Union. Questa volta, invece, la sua e' stata una posizione molto netta e sorprendente, tanto piu' se si considera il momento mai cosi' favorevole per questo tipo di ricerche. La ministra ha sostenuto che la clonazione terapeutica e' e rimane proibita in Germania. Di piu', il Governo si adoperera' in tutti i modi perche' in ambito Onu il divieto venga esteso il piu' possibile, in ottemperanza al voto espresso dal Bundestag. Va detto che la posizione del Cancelliere Schroeder e' diversa: poco tempo fa, in un incontro con il presidente Chirac, ha sostenuto che non si dovrebbe vietare la clonazione a scopo terapeutico.
La tre giorni berlinese, organizzata dall'esperto di etica Ludger Honnefelder per conto della ministra Buhlmann, contrariamente ai timori di unilateralita' espressi da Verdi e Union, e' stata caratterizzata da una molteplicita' di posizioni. Si e' sentita la voce di rappresentanti da tutto il mondo, che hanno illustrato lo stato del dibattito scientifico, giuridico ed etico nei rispettivi Paesi. Una rappresentante di Israele ha spiegato perche' nella religione ebraica l'embrione non sia considerato una persona e, perche' clonarlo per ottenere tessuti rigenerativi gli conferisca una maggiore dignita'. Paradossalmente a manifestare scetticismo sono stati proprio i rappresentanti di America e Australia, due dei Paesi dove si fa molta ricerca sugli embrioni. Alfonso Gomez-Lobo, membro del Consiglio bioetico del presidente Bush, ha messo in guardia dal trasferire alla ricerca con gli embrioni concetti religiosi tradizionali come quelli ebraici. Ha espresso cosi' la sua contrarieta': la pecora clonata Dolly era pecora anche quand'era ancora un minuscolo embrione, quindi anche il clone di un paziente e' da considerare una persona.
Nonostante la chiarezza della posizione politica espressa dalla ministra Buhlmann, il dibattito e' ruotato intorno alle nuove incognite della scienza attuale. Se le cellule staminali o altre cellule dell'organismo, opportunamente coltivate in laboratorio, fossero in grado di svilupparsi in un embrione -come alcuni ritengono possibile-, allora le definizioni classiche della biologia e della biopolitica andrebbero tutte ripensate.
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