La novita' e' il Canada. Dove il Parlamento in prima battuta ha approvato la legge che consente la liberta' di ricerca con gli embrioni sovrannumerari. Non e' stato un fulmine a ciel sereno, ma la logica conseguenza di una politica del Governo di Jean Chrétien, che ancora una volta ha voluto sottolineare la propria autonomia e diversita' da quella dei "cugini" degli Usa, notoriamente, in materia e non solo, molto distanti. E' molto probabile che la legge approvata divenga anche definitiva: i numeri in Parlamento ci sono e il dibattito parlamentare e nel Paese e' ad un buon livello di civilta' e di dialettica, si' da non innescare meccanismi di paure e timori millenari.
Certo che se un Paese come il Canada si affianchera' alla Gran Bretagna, ad alcuni Stati degli Usa e alla Spagna, le prospettive di tempi piu' veloci perche' dalla ricerca si passi alla messa in pratica, si faranno maggiori. Non a caso ho citato solo questi Paesi tra quelli che hanno leggi, in essere o in fieri, per la ricerca embrionale, perche' si tratta di Paesi che della ospitalita' -scientifica e umana- ne hanno fatto una bandiera: e non e' un aspetto secondario per chi, come noi italiani, dobbiamo e possiamo solo essere spettatori e parziali collaboratori di questa scommessa.
Ora non e' che abbiamo la puzza sotto il naso se, per esempio, Paesi come Singapore sono dediti a questa ricerca ma ci danno l'impressione di farlo solo per un interesse mercantile (ce ne fossero .), ma vedere che Paesi come il Canada, la cui politica generale e particolare e' molto incentrata sulla liberta' di scelta degli individui in un ambito di ricchezza che gli deriva dal contributo di tutta la varia umanita' che lo popola, ci conforta non poco. Soprattutto visto il quadro degradante -in punta di diritto e di scienza- in cui si sta infilando il nostro Paese.
Grazie Canada.