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Guerra alle droghe. Christian Science Monitor: e' necessario uno stop
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Articolo di Rafael Pardo e Juan Gabriel Tokatlian
14 agosto 2009 9:27
 
Il Presidente Barack Obama ha recentemente riaffermato il suo sostegno alla politica contro le droghe del presidente messicano Felipe Calderon e per il piano di sicurezza tra i due Paesi. Politiche simili a quelle gia' fallite delle passate Amministrazioni di Clinton e Bush.

Prima che Washington intraprenda un'altra fallimentare lotta alle droghe, occorre esaminare attentamente i risultati che negli ultimi anni questa strategia ha prodotto in termini di domanda e offerta. Eliot Engel, parlamentare Democratico di New York ha presentato una legge proprio su questo tema, e Washington dovrebbe prenderla in considerazione, perche' e' da diversi anni che non ci sono verifiche sull'efficacia di questa politica. Infatti, non e' sufficiente il rapporto annuale dell'Ufficio antidroghe della Casa Bianca, ma occorrono strategie e suggerimenti di organizzazioni indipendenti.

Il punto cardine della politica statunitense, in casa e all'estero, e' quello di ridurre l'offerta (intervenendo sui campi illegali di produzione e controllando le dogane), facendo cosi' aumentare il prezzo delle droghe. Il proposito e' di scoraggiare il consumo e l'entrata di forze nuove nei traffici illegali. Ma questo non e' mai successo.

Dal maggio del 1971, quando il presidente Richard Nixon inizio' la guerra alle droghe, l'Occidente e gli Stati Uniti non sono stati in grado di vincere questa battaglia. Ogni proclamazione di vittoria si e' rivelata un fiasco.

Esaminiamo il Messico e la Jamaica negli anni '70 e inizi anni '80. Il primo, ridusse la produzione di marijuana, ma questo passo semplicemente indirizzo' la produzione in Colombia e successivamente negli Stati Uniti, provocando anche un aumento della produzione di eroina e del traffico di cocaina. Anche in Jamaica la lotta alle droghe negli anni non ha auto molto successo, e la violenza connessa ai traffici non e' mai stata cosi' alta.

La Colombia e' ora al centro della lotta, mondiale, alle droghe.

Una decina di anni fa l'Amministrazione Clinton lancio' il miliardario programma contro le droghe chiamato "Plan Colombia", e Bush lo espanse e finanzio' con ulteriori fondi. Con questi fondi Bogota' ha attivato programmi di eradicazione su un'area circa 2 volte la grandezza dello Stato del Delaware, ha estradato oltre 600 colombiani negli Stati Uniti, ha smantellato i cartelli di Medeline e Cali, ha lanciato attacchi alla guerriglia e alle forze paramilitari connesse alle droghe. E malgrado cio', in Colombia la produzione della cocaina e' aumentata, e tutto il business e' rimasto pressoche' intatto.

Perche', dunque, il presidente Obama vuole un piano simile, il Merida Initiative, per il Messico?

Per diversi motivi il Plan Colombia non ha funzionato. L'enfasi fu posta sul controllo dell'offerta e non sulla riduzione della domanda. Cosa c'e' di positivo nel tagliare la produzione di coca se ci sono persone, tossicodipendenti, disposte a pagare molti soldi per averla? Questa e' una soluzione forse positiva nel breve periodo. Nel tempo ci sono ripercussioni per i diritti umani, per i rapporti tra la popolazione civile e i militari (adoperati per combattere i traffici), per l'ambiente e per l'applicazione delle leggi, molto fragili in tutta l'America Latina.

Se Obama vuole evitare questo catastrofico scenario sul confine, deve sostenere la legge presentata da Engel. La costituzione di una commissione e' un rimedio poco costoso, e dovrebbe poter presentare delle raccomandazioni al Congresso, al Segretario di Stato e al direttore dell'Ufficio antidroghe. Il rapporto della commissione, la collaborazione di esperti e associazioni non governative potrebbero fornire una vasta gamma di interpretazioni del problema.

Il successo si puo' ottenere solo analizzando la situazione attuale confrontandola con il passato.


Editoriale pubblicato on line sul Christian Science Monitor. Traduzione di Katia Moscano

* Rafael Pardo, ex senatore colombiano e ministro della Difesa. Attualmente e' il candidato Liberale per le elezioni presidenziali del 2010.
* Juan Gabriel Tokatlian e' professore di Relazioni internazionali all'Universita' di Tella, in Argentina.
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