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La guerra doganale degli Usa. Perche’ e dove ci porta, in economia e liberta’
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Articolo di Vincenzo Donvito
7 aprile 2018 12:45
 
 La guerra doganale che l’amministrazione del presidente Usa Donald Trump ha intrapreso (essenzialmente contro acciaio e alluminio cinesi nel suo Paese) dovrebbe coinvolgerci marginalmente, vista l’esenzione che ci e’ stata concessa (a noi Ue, insieme a Messico, Canada, Australia, Brasile, Argentina e Corea del Sud) dal nostro alleato di oltre Atlantico. Dovrebbe che, mai come in questo caso, e’ una declinazione al condizionale usata di rito. Nei fatti, siccome il mondo e’ ormai una girandola che, dal punto di vista economico e non solo, difficilmente si puo’ fermare, e’ garantito che le ritorsioni Usa ci cascheranno addosso, anche se non immediatamente.
Non ci stupiamo piu’ di tanto, visto l’avanzare di istanze politiche protezioniste e nazionaliste (anche anti Ue, nel nostro piccolo territorio europeo). Che, a nostro avviso, se fossero spiegate al di la’ degli effetti immediati sulla bocca dello stomaco degli elettori, farebbero ricredere non pochi consensi verso questa sorta di filosofia che, in nome del “tutto e subito”, fa lo struzzo nei confronti delle nostre vite future e, soprattutto, nei confronti di quelle dei nostri figli e nipoti. In termini economici e in termini di sicurezza e liberta’.
La questione necessita’ di approfondita e chiara analisi, levandosi tutti i paraocchi e pregiudizi. Quanti sono disposti a farla e a renderla fruibile anche ai piu’ riottosi e distratti? Quest’opera di informazione, da parte di coloro (analisti e politici) che riescono a guardare oltre la soglia del proprio uscio, c’e’ intenzione di farla, anche se questo potrebbe comportare non essere sulla cresta dell’onda di quella che (soprattutto a livello di informazione) sembra essere la causa giusta del momento? Qui cerchiamo di farlo, ovviamente, per grandi linee e, piu’ che altro, con spunti, suggerimenti, provocazioni e auspici.
Due, tra i tanti, sono gli aspetti che consideriamo: sicurezza e alimentazione (e non solo).
Sicurezza. Dovunque sentiamo dire che siamo invasi (soprattutto dagli immigrati piu’ o meno clandestini) e che la nostra sicurezza e’ costantemente in pericolo. Ma i reati sono in calo, con tendenze in diminuzione di ben oltre il 20% (1). Lo stesso dicasi per la corruzione. La fortuna politica di non pochi vincitori delle ultime elezioni politiche si basa su un assioma che viene ripetuto a cantilena: siamo un Paese corrotto. Ma i dati statistici non sono proprio in questo senso (2), e sta accadendo che la corruzione sopravvalutata ci sta portando alla delegittimazione della politica auspicando, con un fair play leggero quanto macabro (3), anche periodi (fino a quando? E chi decide?) di sospensione delle nostre liberta’ individuali acquisite pur di concedere ai presunti designati di fare le pulizie senza intoppi.
Alimentazione (e non solo). Prendiamo spunto da un articolo che abbiamo pubblicato sul nostro web (4) dove, tra altre informazioni su frutti e verdure, si spiega anche come i dazi doganali hanno la loro importanza negli scambi commerciali e, di conseguenza, influiscono sulle scelte dei consumatori. Acciaio ed alluminio (la materia primaria del contendere da cui siamo partiti) che si muovono tra Cina e Usa, non sono lontani, e soprattutto non e’ lontana la ricaduta dei loro prezzi e scambi su tutta una serie di prodotti: vagheggiare sul fatto che i nostri (Italia e Ue) rapporti col resto del mondo possono anche eludere cio’ che accade in Usa, e’ -per l’appunto- vagheggiare, scambiare alcuni desideri per realta’. Ci rendiamo quindi conto di quale disastro economico e politico ci sarebbe con la riabilitazione di tutti quei muri doganali che negli ultimi secolo abbiamo cominciato a far crollare? C’e’ qualche autarchico disposto, per esempio, a fare a meno (o ad acquistare a prezzi piu’ alti) prodotti di consumo come grano (le importazioni dal Canada, se non ci fossero, avremmo grossi problemi), vari tipi di frutti e verdure, componenti assemblati o da assemblare dell’elettronica, abbigliamento, etc? E poi (qui ci viene anche da ridere…) ci sono anche quelli che vorrebbero i muri doganali anche con Francia, Spagna. Germania… cioe’ tutti quei Paesi dell’Ue nei confronti dei quali oggi le dogane non esistono piu’. Per fare un esempio banale: adoriamo gustare le migliaia di varianti dei pecorini italici, ma abbiamo altrettanta adorazione verso le migliaia di camembert et similia della Francia, e ci teniamo di poterlo continuare a fare non dovendoli trattare come prodotti di lusso. E altrettanto vale per i nostri parmigiani, pecorini e prosciutti oltre le Alpi.

1 . qui un nostro recente articolo in materia
2 – qui un articolo del quotidiano Il Dubbio del 07/04/2018
3 – mi e’ capitato di sentirmelo auspicare anche da persone (in ambito privato e pubblico) insospettabili e di provato impegno altruista e democratico.
4 – articolo di Gary Dagorn, tradotto dal quotidiano Le Monde del 07/04/2018
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