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Impronta Verde in Italia, in Europa e nel Pianeta. Tasse e meno democrazia?
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Articolo di Vincenzo Donvito
21 settembre 2019 14:56
 
 “Impronta Verde” (“Green Deal”) è uno dei motivi conduttori sia del programma del governo italiano guidato da Giuseppe Conte che della Commissione Ue guidata da Barbara von der Leyen e, in linea di massima, di tutti i governi che oggi si propongono nei vari angoli del mondo. E’ di moda? Sì, come lo sviluppo, le riforme, l’interesse verso il popolo, etc.. Chi non conosce una qualche entità governativa che non abbia avuto o abbia in programma simili obiettivi… destra, sinistra, centro, democrazia liberale o reale che sia... oggi è il momento del “green”. Per noi (europei ed italiani) c’è da capire se, oltre a slogan e buoni propositi, ci sono fatti concreti. E nel momento stesso in cui cerchiamo di avere le idee un po’ più chiare, c’e’ da capire anche e soprattutto il contesto planetario: i ghiacciai dell’Artico che si sciolgono, le foreste dell’Amazzonia e del centro Africa che bruciano ci riguardano, e molto. Il contesto è questo: per gli eventi planetari le iniziative sono in corso in modo inefficace da diverso tempo, e altrettanto sembra che si possa dire per Europa e Italia. Per cui, prestare attenzione all’oggi ci serve a capire se continueremo a farci male o ci sarà un’inversione di tendenza.

Per gli eventi planetari ci affidiamo ai prossimi e numerosi incontri in corso e prossimi, grazie anche ai nuovi, incisivi e potenti stimoli di movimenti come quello della svedese Greta Thunberg, sempre più internazionale e presente.

Il presupposto da cui noi partiamo è che non ci può essere ecologia senza democrazia liberale, giustizia e rispetto dei diritti umani ed individuali, ovunque. Questo in virtù del fatto, per esempio che, commisurato a quel periodo, i nazisti erano anch’essi ecologisti. La strada, quindi, è lunga, articolata e difficile, ma non impossibile: come a suo tempo si riuscì (seconda guerra mondiale) a trovare un’unione (di tanti diversi tra loro) contro il nazismo, non è detto che oggi non si possa fare altrettanto in nome di questi nostri presupposti per vivere meglio il Pianeta (senza una guerra mondiale, ovviamente); magari non aspettando, come accadde nella prima metà del secolo scorso, che ci si rendesse decisamente tardi di quel che stavano facendo i nazisti per affermare la loro visione ecologica del mondo.

Nel contesto “territorialmente più nostro” è prematuro, sia per Conte che per von der Leyen, fare dei resoconti, per cui ci limitiamo a capire le tendenze.
1 - “Il Green Deal europeo deve diventare l'elemento distintivo dell'Europa – ha detto la presidente della Commissione Ue-. Il suo fulcro è il nostro impegno a diventare il primo continente al mondo a impatto climatico zero. Si tratta anche di un imperativo economico a lungo termine: chi saprà agire per primo e più rapidamente sarà in grado di cogliere le opportunità offerte dalla transizione ecologica. Voglio che l'Europa sia all'avanguardia. Voglio un'Europa esportatrice di conoscenze, tecnologie e buone pratiche".
2 - “Nella prospettiva di un'azione riformatrice coraggiosa e innovativa, obiettivo primario del Governo – ha detto il presidente Giuseppe Conte - sarà la realizzazione di un Green New Deal, che promuova la rigenerazione urbana, la riconversione energetica verso un progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici”.

E’ fatta, almeno per noi europei ed italiani? Addirittura con gli europei che dovrebbero diventare avanguardia mondiale...
Vediamo. Alcune piccole cose che, al momento, possono fare tendenza.

Ue. Il nuovo nome del portafoglio del commissario all'immigrazione Margarítis Schinás, incaricato di "proteggere il nostro stile di vita europeo", una formula che dovrebbe riferisi sostanzialemtne alla gestione dell'immigrazione, non ci torna (si dice che fonte della “anomalia” siano le concessioni del presidente ai suoi alleati sovranisti di alcuni Paesi dell'est). E se rileggiamo le dichiarazioni di cui sopra del Presidente, la cosa ci preoccupa. Ma il “governo” Ue non è ancora insediato, per cui è doveroso aspettare.

Italia. Le buone intenzioni del governo Conte arrivano mentre nel secondo trimestre del 2019 la stima tendenziale delle emissioni dei gas serra prevede un incremento rispetto all’anno precedente, pari allo 0,8% a fronte di una diminuzione del PIL pari a -0,1% rispetto all’anno precedente. Sono i dati resi noti nei giorni scorsi dall’ISPRA, che aggiunge: si verifica un disaccoppiamento tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico, non troppo confortante perchè a un decremento del PIL è associato un incremento delle emissioni di gas serra.
Tra i primi annunci del governo, diversi sono per nuove tasse (1). Una logica che non cambia nulla rispetto alle politiche messe in atto fino ad oggi, coi risultati che l’ISPRA ci ha documentato. Non crediamo di essere estremisti se crediamo che sia da ridisegnare tutto il nostro modello nazionale di servizi e produzione (per quanto sia possibile a livello di nazione). Ridisegnare significa tasse ulteriori in un Paese con livelli di evasione da incubo, dove anche le amministrazioni preposte non contribuiscono ad evitarlo (2)? Nuove tasse in un Paese il cui ritorno ai cittadini in servizi e burocrazia è sempre deficitario e foriero di sfiducia e nuove evasioni fiscali? Nuove tasse in un Paese – uno dei tanti esempi, ma molto significativo – che si sta apprestando a rinnovare quel pozzo senza fine chiamato Alitalia?
Il governo Conte è appena insediato, per cui anche qui crediamo sia doveroso aspettare.

1 - registriamo oggi quello del ministro all’Istruzione e Università, Lorenzo Fioramonti, che per finanziare la scuola vuole tassare ulteriormente il trasporto aereo.
2 – i Comuni che hanno diminuito al lumicino le loro iniziative di recupero
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