A Chiavari e' esploso un caso di cronaca giudiziaria perfetto per le chiacchiere da spiaggia, pruriginoso e scandaloso: incesto tra padre e figlia.
Una ragazza maggiorenne confessa all'amica di scuola di aver fatto sesso con il padre in maniera consenziente. L'amica sconvolta dopo giorni racconta il fatto e la notizia arriva ai carabinieri, che non riescono a trovare altro capo d'imputazione (se il rapporto e' consenziente, non si puo' imputare la violenza sessuale) se non il reato d'incesto.
Il codice penale stabilisce -ex art 564- la pena della reclusione da uno a cinque anni per chiunque commetta incesto con un discendente o un ascendente, o con un affine in linea retta, ovvero con un fratello o con una sorella, in modo che ne derivi scandalo pubblico. E’ per l'appunto la sola nozione di “pubblico scandalo” la condizione di punibilita’, mentre l’incesto come forma di abuso sessuale, costrizione fisica e psicologica a compiere o subire atti contro la propria volonta’, si configura come reato penale solo grazie alla legge 66/1996 (Norme contro la violenza sessuale).
Nel nostro Paese si e’ dovuto aspettare fino al 1996 perche’ la violenza sessuale divenisse un reato contro la persona e non piu’ contro la morale. Una legge che prevede pene e aggravanti quando la violenza e' di un ascendente e nei confronti di un minore, anche se il genitore e' adottivo.
La storia di Chiavari e' esemplare. Tra padre e figlia difficilmente si puo' parlare di rapporto alla pari, un genitore ha sempre un potere sul figlio. Se il magistrato non riuscisse a dimostrare la violenza quantomeno psicologica esercitata dal padre,
perche' dovrebbe essere utile mandarli entrambi in carcere senza assistenza psicologica e con l'aggravante di scontare la pena per un reato "infamante", tanto che esistono sezioni speciali nelle carceri per motivi di sicurezza? Credo che questo sarebbe criminogeno.
Sui media e nei bar della citta' di Chiavari in questi giorni non si parla di altro. Il magistrato, per applicare la legge vigente, dovra' verificare se esista o meno il pubblico scandalo... dovra' cioe' certificare un pubblico scandalo che gia' esiste oppure dovra' sostenere che se anche il pubblico scandalo e' in corso, lo stesso non esiste.
Il reato contro la morale della famiglia andrebbe abolito e questa vicenda e' la dimostrazione della confusione che si crea quando un peccato diventa reato.
Nel caso le indagini dimostrassero la violenza sessuale, verrebbe punito il genitore con l'aggravante dell'incesto; nel caso in cui non si dimostrasse la violenza, invece, sarebbe necessario l'intervento dei servizi sociali e di una assistenza psicologica, anche la separazione del nucleo famigliare ma non certamente il carcere per il genitore e la figlia.
A questo link il mio ddl AS n. 1155 "Depenalizzazione dei delitti contro la morale della famiglia"
* senatrice Radicali/Pd