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Influenza aviaria: pubblicato lo studio controverso
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Articolo di Rosa a Marca
25 giugno 2012 17:43
 
Bastano cinque mutazioni del patrimonio genetico perché il virus dell'influenza aviaria H5N1 possa modificare le sue proprietà ed essere potenzialmente trasmissibile da mammifero a mammifero per via aerea -infezione da goccioline- come qualsiasi grippe. Lo hanno mostrato Ron Fouchier e colleghi del Medical Center Erasmus di Rotterdam (Olanda) con un esperimento sui furetti. I risultati li avrebbero voluti pubblicare già l'anno scorso nelle principali riviste scientifiche come Nature e Science, senonché, nel dicembre 2011, l'Autorità per la Sicurezza degli Stati Uniti ne chiese la rinuncia: c'era il rischio che le informazioni potessero essere sfruttate da potenziali bioterroristi.
Ora, dopo una moratoria di vari mesi, i consulenti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) hanno dato parere favorevole alla pubblicazione dello studio, che appare su Science (336, pag.1534) con il titolo Airborne Transmission of Influenza A/H5N1 Virus Between Ferrets. Nel testo d'accompagnamento si precisa che il lavoro è stato eseguito "in severe condizioni di biosicurezza" e che è finalizzato a produrre farmaci e vaccini contro il rischio di pandemia. In altre parole, l'utilità della pubblicazione supererebbe il rischio d'abuso da parte di eventuali malintenzionati.

Quanto è grande questo rischio? Il virologo viennese Franz X. Heinz sostiene che il virus ha avuto almeno una decina d'anni di tempo per mutare senza che sia accaduto qualcosa. Oltre tutto, commenta, il furetto "non è un uomo", e tra quei furetti non ci sono stati morti.
Delle cinque mutazioni, quattro attengono alla proteina emoagglutinina, e una all'enzima polimerasi 2 che il virus usa per riprodursi. Tre su cinque mutazioni sono state volutamente elaborate dai ricercatori per potenziare le affinità con i mammiferi, due sono avvenute casualmente e sono state "selezionate" in modo che fossero coltivati esattamente quei virus che, attraverso l'aria, potevano essere trasmessi agli altri furetti.
Non è dato sapere come si comporterebbe il virus nell'uomo, dice Lars Hangartner dell'Istituto di virologia medica dell'Università di Zurigo. E' vero che tutti i virus trasmissibili nell'uomo sono contagiosi tra furetti, ma l'inverso non è provato. E il furetto è sicuramente il miglior modello disponibile in quanto a trasmissibilità della grippe tra persone, ma resta pur sempre un modello.
Questo genere di studi consente di fare delle deduzioni sui mutamenti che rendono trasmissibili i virus influenzali tra mammiferi -un fatto interessante non solo per la ricerca di base, ma anche per monitorare i virus "selvaggi" dell'influenza aviaria in circolazione. E quest'affermazione trova il consenso degli esperti.
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