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L'irrigatore populista perde acqua
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Articolo di Redazione
27 agosto 2019 17:34
 
Sia ben chiaro: i populisti nazionali sono in aumento da un decennio, spinti dallo scompiglio delle classi lavoratrici. Eppure una verità emerge da alcuni mesi e che dovrebbe finire bene, speriamo, raggiungendo il buon senso dei loro elettori: la loro straordinaria capacità di spararsi ai piedi e, secondo una legge balistica obliqua ma verificata, sulle spalle della loro gente. Alcuni esempi.

In Italia, Matteo Salvini, trionfante mattatore fino a qualche giorno fa, campione di retorica xenofoba, vuole elezioni che gli consentano di realizzare la sua screscita nei sondaggi. Improvvisamente, le altre parti si riuniscono. La necessità di legiferare, visto che la politica della Lega ostacola l'economia della Penisola, che le accuse contro l'Europa svuotano tutto, che l'indifferenza del governo italiano verso gli annegamenti dei migranti nel Mediterraneo alla fine contaminano anche l'onore di un Paese che ha ospitato un numero considerevole di rifugiati, gli ex nemici del Partito Democratico e dei Cinque Stelle si stanno dando da fare minacciando di fondersi. In questo caso, Salvini si ritroverà fuori dalle mura per alcuni anni mentre era convinto di raggiungere il suo obiettivo, mentre altri tenteranno in qualche modo di recuperare un'economia distrutta.

Donald Trump, dopo aver dichiarato una guerra commerciale globale, si rende conto che potrebbe aver innescato una recessione globale. Nel qual caso il suo argomento principale della campagna, la buona salute dell'economia americana, potrebbe cadere in acqua. Allo stesso tempo, la relativa prosperità degli operai yankee che dovrebbe difendere potrebbe svanire come uno stoppino biondo senza cera.

Boris Johnson, giocando tutta la sua "hard Brexit", scopre che i negoziati con l'Europa sono più difficili di quanto pensasse. Di conseguenza, l'uscita dell'Unione senza un accordo potrebbe volgere contro la Gran Bretagna, che corre il rischio di caos ai confini, paralisi economica e rottura del regno. Alla fine, il popolo britannico, resiliente, supererà sicuramente il test. Ciò sarà a costo di una brutale liberalizzazione dell'economia e di una ancora maggiore apertura alla globalizzazione, un vecchio progetto di Johnson e dei conservatori più radicali. Ma questa prospettiva è l'esatto opposto delle speranze dei Brexiters, che volevano lasciare l'Unione per proteggersi dalle tempeste del mare aperto e che si ritroveranno ancor più esposti ai venti cattivi della deindustrializzazione e alla competizione salariale dei Paesi emergenti.
Così agiscono i demagoghi: sono chiamati araldi del popolo e sono solo la sua sventura.

(articolo di Laurent Joffrin, pubblicato sul quotidiano Libération del 27/08/2019)
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