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Italia. I cannaroli del liceo Parini di Milano
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Articolo di Vincenzo Donvito
14 aprile 2002 19:47
 
Il liceo classico Parini di Milano, piu' o meno costantemente viene alla ribalta come luogo in cui gli studenti combinano questo o quell'altro: dal 1996, quando il giornalino interno "La Zanzara" fece scandalo perche' riportava le idee e i desideri dei ragazzi sul sesso, alla "denuncia" nel 2001 dell'ancora-oggi preside Daniele Straniero sui riti delle occupazioni e sulle abitudini dei ragazzi durante le stesse, fino agli abituali e immancabili spinelli.
Oggi si torna sull'argomento spinello, e il preside Straniero ha reso pubblica una lettera che ha ricevuto da un anonimo studente del suo liceo, che non aggiunge niente di piu' a quanto gia' tutti conoscono, ma che e' servita alla cronaca milanese del quotidiano "Il Giornale" per porre, a suo modo, il problema scuola / studenti / cultura e comportamenti giovanili /spinelli: rilanciando, cioe', quello che sta cominciando a fare il Governo in materia.
A noi la lettera del liceale del Parini sembra interessante, perche' e' uno spaccato di come chi l'ha scritta vive e percepisce i suoi compagni di scuola nel rapporto con le droghe illegali. Non ci interessa se questo ragazzo abbia torto o ragione in quel che dice: in materia siamo di parte e questa lettera sarebbe inutile usarla per convincerci della giustezza del nostro approccio al fenomeno droghe e droghe leggere in particolare. Ma e' una fotografia che ci puo' servire a meglio comprendere, quasi con occhio scientifico, i disastri degli attuali divieti nell'ambito dei rapporti interpersonali (tra liceali e liceali, in questo caso) e tra singoli e istituzioni (tra liceali e liceo).
Riportiamo ampi stralci di questa lettera cosi' come riportati dal quotidiano "Il Giornale". La lettera affronta talmente bene e in modo articolato il problema (anche con cognizione di causa ed effetti secondo le tradizionali impostazioni delle leggi oggi vigenti nel nostro Paese, e le tendenze del nuovo approccio che il Governo sta cercando di diffondere), che ci ha fatto venire anche l'idea che possa essere apocrifa. Ma anche su questo poco ci importa (il problema e' di chi, eventualmente, l'ha messa in circolazione, spacciandola cosi'), per cui stiamo al gioco che ci hanno proposto e informiamo noi stessi e chi ci legge:

"Per colpa della droga tante facce di questo liceo stanno perdendo espressivita', nei cortili, nei bagni. Ho fiducia in lei (ndr: il preside a cui e' indirizzata la lettera), faccia qualcosa". "Passiamo a scuola cinque ore al giorno e, tra un intervallo e l'altro, si riesce a fumare una sigaretta nei bagni continuando a fare impazzire le povere bidelle che tentano in ogni modo di fermare noi, popolo delle sigarette, ignorando pero' l'altra comunita', il popolo delle canne. Lo spettacolo e' veramente ripugnante: ragazzi e ragazze che cominciano a saltare, fare versi, ridere solo perche' qualcuno sta preparando la supersigaretta. Ogni mattina entrano a scuola solo con questo obiettivo, gia' col sorriso sulle labbra, in trepidante attesa di quello sballo che permettera' loro di vivere una mattina leggera, senza preoccupazioni, fuggendo dalla realta'. Si aggirano nei corridoi come ombre, con mosse veloci e decise per raggiungere la meta il prima possibile, bagno o cortile. Nelle ore di supplenza scappano, stanno fuori per tutta l'ora e tornano con i polmoni saturi. La mia paura e quasi certezza e' che lei, preside, non abbia i mezzi per fermare un fenomeno ormai cosi' radicato". "Sono convinto, e per molti ne ho le prove, che questa sia solo la prima fase: la scuola e' una palestra dove sperimentare e cercare la propria strada. Questi individui stanno sperimentando un po' troppo ed e' giunta l'ora che le cose cambino. Non ho idea di quante volte ho sperato che i cani degli agenti antidroga annusassero la persona giusta: sarebbe scoppiato il caos e le persone coinvolte avrebbero ridotto il loro consumo quotidiano per paura di essere scoperte. Molti di loro sono gia' dipendenti dalla cocaina, che per fortuna non e' presente a scuola".
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