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 ITALIA - ITALIA - Italia. Comitato di Bioetica: "gli embrioni umani sono vite umane a pieno titolo e come tali devono essere rispettati e protetti"
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Articolo di Donatella Poretti
1 maggio 2003 17:09
 
Venerdi' 11 aprile il Comitato nazionale di Bioetica (Cnb) si e' riunito su richiesta di Letizia Moratti per discutere la liceita' delle sperimentazioni sugli embrioni umani, per andare a Bruxelles e decidere insieme agli altri ministri europei della ricerca della sospensione a livello europeo della ricerca sulle cellule staminali embrionali. La moratoria (che scade alla fine dell'anno) era stata infatti decisa lo scorso settembre per superare l'opposizione di alcuni Paesi, Italia, Spagna, Germania ed Irlanda che a causa del capitolo sulle staminali minacciavano di non approvare l'intero pacchetto sulla ricerca dell'Unione Europea, il cosiddetto "VI Programma Quadro" del valore complessivo di oltre 17 miliardi di euro. Il commissario alla Ricerca Philippe Buquin ha gia' fatto circolare un documento (reso pubblico il 3 aprile) in cui si propone la fine della moratoria, il cui testo e' stato all'ordine del giorno della riunione del 24 aprile, con l'Italia che si e' presentata con questo esito di stampo proibizionista del nostro Comitato di Bioetica.
Tre le questioni sottoposte dalla Moratti al parere dei bioetici:
- l'utilizzo di embrioni umani nella ricerca scientifica;

- la produzione di cellule staminali da embrioni umani soprannumerari.
Ebbene su tutti e tre i quesiti presentati dal ministro il Comitato ha espresso "parere negativo". In pratica il Comitato ha detto al Governo che non si puo' fare nessun tipo di ricerca sulle cellule staminali embrionali, perche' questo implica la distruzione degli stessi embrioni che, secondo la maggioranza del comitato di biotetica, "sono vite umane a pieno titolo". La mozione che e' stata adottata -con 26 voti a favore su 42 presenti- e' stata presentata dai professori Mario Fiori e Adriana Loreti Beghe'.
La seconda mozione, quella di minoranza, e' stata presentata dal professor Demetrio Neri e ha invece raccolto solo 10 voti. I firmatari di questa mozione tra cui Cinzia Caporale, Carlo Flamigni, Alberto Piazza e Luisella Battaglia, hanno suggerito al Governo di autorizzare la ricerca sui cosiddetti embrioni soprannumerari (in Italia, secondo un recente censimento ce ne dovrebbero essere almeno 27mila). Ma nemmeno su questo punto si e' riusciti a trovare un accordo. "Questo voto -ha spiegato Maurizio Mori, professore di bioetica all'Universita' di Torino- condanna l'Italia a restare al palo rispetto alla ricerca in un settore cruciale e tra i piu' promettenti dal quale si attendono fondamentali risposte per malattie di cui ancora non si dispone di alcuna cura".
"Rischiamo di rimanere tagliati fuori da un campo fondamentale per la ricerca biomedica", e' la tesi sostenuta da Giuseppe Novelli, professore di genetica umana all'Universita' di Roma di Tor Vergata. "A nessuno -ha detto Novelli- piace distruggere un embrione, ma noi ancora non sappiamo quali cellule staminali utilizzare per la cura delle malattie. E questo puo' essere compreso solo attraverso la conoscenza dei fattori biologici peculiari delle staminali embrionali. Per noi italiani, avere la disponibilita' di questo importantissimo materiale di ricerca e' ora quasi impossibile. Dovremo rivolgerci al privato". Pero', le limitazioni imposte dalle societa' o dagli enti di ricerca stranieri sono moltissime: viene citato l'esempio della Geron che "chiede di sottoscrivere un documento in cui obbliga il destinatario delle cellule staminali a informare la stessa Geron in via preliminare dei risultati raggiunti nel corso degli esperimenti e sui quali la societa' americana conserva il diritto di sfruttamento economico". Ma non sono solo le societa' private ad utilizzare questa logica. Anche molti istituti di ricerca come per esempio il "Technion-Israel Institute of Technology" di Haifa sono molto gelosi nel custodire le potenzialita' offerte dalle loro linee di cellule embrionali. "In questo caso -ha spiegato Novelli- e' difficilissimo avere accesso al materiale cellulare. Semmai gli israeliani ti dicono di mandargli le tue idee e poi loro fanno in proprio gli esperimenti".

Il quotidiano "Il Messaggero", il 19 aprile ospitava un intervento di Giulio Cossu, direttore Istituto Cellule Staminali Ospedale San Raffaele di Milano, dal titolo: "Cosi' condanniamo chi potrebbe essere curato". "Se il ministro fara' proprio il parere del Comitato, l'Italia si trovera' ancora una volta isolata in Europa e a livello internazionale tra i Paesi piu' sviluppati. E la sua ricerca, che gia' vive momenti difficili, ne verra' ulteriormente indebolita. Debbo dire che da ricercatore favorevole all'uso delle cellule staminali embrionali per la ricerca scientifica provo un certo fastidio nel sentirmi oggettivamente etichettato come una persona senza scrupoli nei confronti della vita, soprattutto nella sua forma piu' indifesa come e' quella al suo inizio. (.) Oggi sulle cellule staminali si gioca una parte decisiva del futuro della medicina e della salute delle persone. (.) Ma oggi ne sappiamo troppo poco. Abbiamo bisogno di queste cellule per studiarle. Soltanto dopo averle comparate alle cellule staminali del cordone ombelicale o dei tessuti adulti, sapremo quale e' davvero il tipo migliore per una certa malattia. Ma se non sara' permesso studiarle, noi (in Italia) non lo sapremo mai o meglio lo apprenderemo dai nostri competitori stranieri. Dove trovare cellule staminali umane senza dover ricorrere alla creazione di nuovi embrioni? Ebbene, esistono 30.000 embrioni congelati custoditi nei quasi 400 centri per la fecondazione artificiale operanti in Italia. Altre 700.000 in Gran Bretagna. Sono quelli creati per l'inseminazione artificiale e non utilizzati. Che fine faranno? Certo nessuno puo' seriamente pensare che esistano centinaia di migliaia di donne in Europa disposte a farsi impiantare l'embrione di altri e far crescere il bambino. Anche perche' migliaia e migliaia di questi embrioni non sono piu' impiantabili, sono in qualche modo danneggiati. E allora? (.) Una convinzione teologica imposta al di la' di ogni logica, una scelta che evita la risposta sul destino degli embrioni congelati e non impiantabili, rischia invece di lasciare senza cura persone che non oggi, ma nel 2005 o nel 2007 potrebbero essere salvate. Se ne e' accorta anche una donna che certo non e' mai stata una campionessa della cultura laica e progressista, ma che oggi chiede liberta' di ricerca: si chiama Nancy Reagan. Suo marito e' Ronald Reagan".
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