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L'Italia delle corporazioni vince anche nella cultura
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Articolo di Vincenzo Donvito
26 marzo 2011 13:08
 
Il Governo ha ritrovato i soldi per finanziare il Fus (Fondo unico per lo spettacolo) tassando di un paio di centesimi in piu' i carburanti. Diverse le voci, tra cui la nostra con due comunicati (1), che hanno rilevato l'anomalia economica del provvedimento e la contraddizione di un Governo che dice sempre di voler abbassare le tasse.
Ma esiste l'altra Italia, che sovente e' solo un'altra parte di noi stessi, che e' contenta del ritorno di questi fondi: non guarda come vengono, e vede grazie ad essi un migliore futuro per il nostro Paese. Gli investimenti in cultura, si sa, sono per una grande prospettiva e per le future generazioni, e per un Paese che ha la cultura come una delle principali attrazioni per il mercato interno e per quello esterno, non e' cosa da poco. Tutto in teoria, perche' comunque i riferimenti della cultura nel mondo non vede le nostre citta' ai primi posti: le nostre Roma, Venezia, Firenze, Napoli, Milano, Torino (per citare solo le principali) non hanno niente a che fare con colossi come New York, Parigi, Londra, Berlino, Barcelona (anche qui per citare le principali): una secondarieta' che non e' estranea al nostro modo di essere.
Parlo di corporazioni, in cui, quella dello spettacolo/cultura ha mostrato proprio in questi giorni di essere all'altezza dell'italica cultura che prese forma economica negli anni '30 del secolo passato (fasci littori) ma che ha radici secolari nel caratteristico “doppio” della religione dominante nello Stivale, il cattolicesimo romano; religione che condiziona anche coloro che non vi appartengono o non partecipano agli specifici riti.
Il riscontro della forza della corporazione e' nell'esultazione diffusa per il ritorno dei soldi, con dichiarazioni di registi, politici e artisti, dimissioni rientrate di chi, pur filo-governativo, aveva gettato la spugna per l'assenza di soldi. Cioe' tutti quelli che avevano visto grigio per l'inceppamento della loro macchina e che ora sono pronti a non fermarsi. Entusiasmo diffuso... e chi se ne frega se questi soldi sono frutto di una ulteriore spremitura del consumatore italiano per eccellenza, quello di carburanti. Incassa e porta a casa!! Rifiutarli e pretendere che arrivassero da altri canali, con petizioni, progetti di legge, mobilitazioni che dessero alcune indicazioni a partire dal magma degli sprechi e del dimenticato? Macche'! Qualche dichiarazione di scontento e poi tutto finisce li', la macchina deve ripartire altroche' “anime candide”. Con questi presupposti la corporazione dello spettacolo/cultura si appresta a far consumare spettacolo e comunicare cultura, soprattutto a chi domani dovra' fare altrettanto ed ava' assimilato il modo migliore per farlo.
Forse e' piu' chiaro perche' Roma, Venezia, Firenze, Napoli, Milano e Torino non sono New York, Parigi, Londra, Berlino e Barcelona
Questo e' il nostro Paese.

(1) aaaa bbbb
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