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Italia. L'informazione e la lotta alle droghe: ignoranza e ridicolo
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Articolo di Vincenzo Donvito
11 luglio 2002 13:46
 
All'articolo di ieri sera sul comportamento dell'informazione nella lotta alla droga, abbiamo fatto seguire un comunicato questa mattina, che riportiamo, pur con alcune ripetizioni rispetto all'articolo, ma con una serie di sviluppi sui cui e' bene far tesoro.

LA DIFFICILE LOTTA ALLA DROGA A CUI L'INFORMAZIONE DA' IL SUO CONTRIBUTO.
I DANNI DELL'ILLEGALITA' SFOCIANO ANCHE NELL'IGNORANZA E NEL RIDICOLO
Quando ieri abbiamo letto un "lancio" dell'agenzia Ansa che parlava della scoperta di un campo di papavero da oppio in Abruzzo, da cui -diceva sempre il "lancio"- si sarebbe potuto ricavare un etto e mezzo di cocaina, abbiamo sorriso, abbiamo scritto un "pezzo di colore" per il nostro "Notiziario droghe quotidiano" e abbiamo pensato ad un brutto refuso, forse anche di chi aveva dato la notizia all'agenzia Ansa, e comunque di quest'ultima che l'aveva riportata in quelle condizioni. Per chi leggendo non avesse ancora capito l'arcano, ricordiamo che la cocaina si chiama cosi' perche' e' prodotta dalla foglia di coca coltivata essenzialmente nell'America Latina, mentre dal papavero da oppio (coltivato essenzialmente in Oriente, ma con buone piantagioni anche in Colombia, coprendo il mercato Usa) si ricava per l'appunto l'oppio e quindi l'eroina. Sul mercato, inoltre, si trovano intrugli di tutti i tipi, che spesso hanno alla base l'oppio e le anfetamine, e vista la certificazione di qualita' e le etichette che un mercato clandestino puo' avere (ci si puo' solo fidare della parola dei delinquenti che la vendono, che a loro volta riportano quanto riferito loro da altrettanti delinquenti che la producono), non escludiamo che a qualcuno possa essere venduta una polvere bianca spacciata per cocaina, ma che non conosce neanche la foglia sudamericana da cui prende il nome.
Fin qui quello che e' successo ieri. Ma oggi due giornali con le cronache abruzzesi ci hanno voluto aiutare in quest'opera di denuncia, entrambi con due articoli firmati, quindi presumibilmente con un lavoro giornalistico di approfondimento sulla "notizia base" dell'agenzia. In uno dei due leggiamo "circa 400 piante, alte un metro e con bulbi grossi (dai quali con una incisione, esce una specie di 'latte' dal quale si ricava la cocaina) erano in un terreno incolto ...". Questo articolo della cronaca de L'Aquila del quotidiano "Il Centro" ci propone quindi informazione anche sulla tecnica con cui dal papavero si ricaverebbe la cocaina. Mentre il giornalista de "Il Messaggero", in cronaca regionale, si prodiga cercando di meglio localizzare la notizia nel contesto abruzzese e ci propone: "Dallo zafferano . alla cocaina. Famosa in tutto il mondo per la coltivazione della piantina di zafferano, grazie ad un blitz della squadra mobile della Questura, la piana di Navelli si e' scoperta zona adatta alla coltivazione del papavero da oppio di tipo europeo, da cui si ricava la cocaina", ed aggiunge che si tratterebbe anche di cocaina di buona qualita'. Ma "Il Messaggero" fa anche un lancio della notizia nella prima pagina della cronaca regionale, scrivendo che "le piante avrebbero potuto produrre 1500 capsule da cui sarebbe stato possibile estrarre cocaina per un etto e mezzo". Ci si scusi la facile ironia, ma questa storia delle capsule prodotte dal bulbo del papavero, oltre all'improbabile produzione di cocaina, ci ricordano un recente sondaggio in cui venne fuori che buona parte dei bambini credeva che i succhi di frutta fossero appesi, gia' confezionati, ai rami degli specifici alberi, o che il tonno fosse una scatoletta .
E' un brutto incidente di percorso come quello del quotidiano fiorentino "La Nazione" che, nel numero di oggi (ma sempre "colpevole" una "notizia base" dell'agenzia Ansa) in merito al sequestro di eroina ad alcuni ragazzi, ci ricorda che si trattava di "22 dosi (121 grammi)", cioe' ogni dose di eroina sarebbe stata composta di oltre 5 grammi di sostanza, un vero e proprio kit di lusso per un suicidio di altrettanto lusso (da 1 grammo di eroina si fanno diverse "dosi", anche una decina, e se uno si vuole proprio ammazzare gli basta e gli avanza 1 grammo di sostanza).
Siamo convinti che questi giornali hanno voluto, con l'informazione, dare il loro contributo alla lotta alla droga, ma crediamo siano rimaste vittime di un meccanismo di ignoranza (fino al ridicolo e al tragico) che non potrebbe essere altrimenti in un mercato che affida produzione e vendita alla malavita. E che, di conseguenza, fa viaggiare le informazioni attraverso la cultura e i canali dell'illegalita', cioe' il contrario di quello che dovrebbe servire a chi vorrebbe combattere la droga: sempre che valgano i principi di "conoscere per giudicare" e "conoscere per scegliere" anche -e soprattutto aggiungiamo noi- per chi si deve districare nell'ambito di qualcosa -le droghe- che potrebbe anche arrecargli un danno.
E se l'informazione e' questa grazie proprio all'illegalita' e al "prodotto misterioso" di cui si sta parlando, va da se' che tutto e' piu' difficile, fino all'impossibile.
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