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Italia. La politica antidroga "controcorrente" annunciata dal vicepresidente Gianfranco Fini
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Articolo di Vincenzo Donvito
26 ottobre 2001 17:45
 

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Il vicepresidente del Consiglio dei ministri, Gianfranco Fini, intervenendo al meeting anti-droga di San Patrignano, ha preannunciato una iniziativa governativa per l'istituzione del Dna, Dipartimento Nazionale Antidroga.
Prendiamo atto della volonta' di allineare l'Italia a quanto gia' avviene in tutti i Paesi del nord, centro e sud America, nonche' della Gran Bretagna, istituendo un elemento di semplificazione dell'organizzazione in materia che non puo' che costituire un vantaggio: queste sono le intenzioni, ed uno dovrebbe inchinarsi ad un uso piu' rigoroso ed oculato delle risorse a disposizione. Ma il gioco e' solo apparente, perche' l'oculatezza che ne deriverebbe, sarebbe solo in ambito di una politica che e' comunque segnata di sconfitte: quella che vorrebbe continuare a combattere il fenomeno con i divieti, agendo con tenacia sull'offerta e, blandamente (altrimenti non potrebbero fare, pena la trasformazione delle nostre citta' in tante galere con consumatori di droghe leggere e pesanti), sulla domanda. Quindi il vicepresidente Fini puo' proporre tutte le razionalizzazioni che vuole, ma se l'azione del Dipartimento e' finalizzata alla repressione del fenomeno, mantenendosi in un equilibrio instabile per quanto riguarda il rapporto consumatori/legalita' e tossicodipendenti/sanita', a nostro avviso e' destinato a fallire.
Inoltre sembra che non sia servito quanto ampiamente diffuso dai grandi mezzi di comunicazioni rispetto ai finanziamenti del terrorismo internazionale con i proventi di coltivazione e distribuzione delle droghe illegali; quantomeno a fare una riflessione su un semplice concetto: se la domanda c'e' e non si e' in grado di modificarla, e se l'offerta e' illegale, tutte le persone di malaffare si butteranno a capofitto su questo business dall'altissimo rendimento. Ragionando per ipotesi: se domani mattina gli Usa e, tutti gli altri di concerto, cominciassero a produrre e distribuire le droghe oggi illegali, a chi i Taleban e i terroristi del Sud America venderebbero le loro produzioni? E quand'anche ci riuscissero attraverso imprendibili prestanome, quali proventi economici ne trarrebbero? Tali da abbandonare tutto.
E' sintomatico, inoltre, che questa svolta di razionalizzazione dell'esistente, avvenga mentre in Paesi come la Gran Bretagna, la Spagna, la Svizzera, la Germania, l'Olanda, il Canada, la California, e tanti altri c'e l'avvio, o i primi risultati positivi, di sperimentazioni che vanno in direzione opposta di quel che vorrebbe il vicepresidente Fini.
Infine, l'on.Fini ci dice che il Governo e' compatto su questa proposta. Non ne siamo tanto sicuri, perche' ci risulta che il ministro della Difesa, Antonio Martino, cosi' come il viceministro dei Beni Culturali, Vittorio Sgarbi (e abbiamo sicuramente dimenticato qualcun altro), abbiano piu' volte manifestato idee diverse. Anche se e' vero che per un piatto di minestra sono in tanti ad essere disposti a tanto. Vedremo.

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