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IUS SCHOLAE – calendarizzare la legge in Parlamento e votarla entro la fine della legislatura!
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Articolo di Annapaola Laldi
18 maggio 2022 1:05
 
Che io sia a favore dello ius soli, ora, subito, è noto a chi si è finora soffermato a leggere le mie noterelle. L’ultima volta ho perorato questa causa a Capodanno, scrivendo le mie argomentazioni in  2022 – Immigrati: che sia l’anno della nostra primavera demografica!
In quell’articolo oltre allo ius soli, per i figli di immigrati nati in Italia, accennavo anche allo ius culturae per coloro che, pur non nati in Italia, ci sono venuti da piccoli e hanno frequentato le scuole qui.
 
Leggo quindi con molta soddisfazione su NEV (l’Agenzia di Stampa delle Chiese Evangeliche in Italia) dell’11 maggio l’appello dal titolo “Noi siamo pronti, e voi?” che lancia la campagna a favore della legge sulla cittadinanza, qui indicata come Ius Scholae, affinché sia calendarizzata subito in Parlamento e votata entro la fine di questa legislatura per completare un iter iniziato nel 2015 con l’approvazione alla Camera, che però si interruppe per una inconcepibile mancanza di volontà dei partiti che pure si erano dichiarati favorevoli. Promotori dell’ottima iniziativa sono la rivista “Confronti”, il Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane (CONNGI) , e “Italiani Senza Cittadinanza”.
E’ giusto aggiungere che oggi, a spingere nella direzione dello Ius Scholae (o Culturae), c’è anche la presa di posizione favorevole del garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, resa nota con un comunicato stampa del 28 febbraio 2020. 
 

 Ma ora veniamo alla lettera aperta indirizzata al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato, al presidente della Commissione Affari Costituzionali e a Enrico Letta, Giuseppe Conte, Roberto Speranza, Silvio Berlusconi e Matteo  Renzi (questi ultimi cinque individuati come rappresentanti “di quelle forze politiche che si sono dette favorevoli alla legge”) e redatta dai promotori della campagna, a cui chiunque può aggiungere la propria firma .
All’inizio, si dà la parola ai ragazzi e alle ragazze di famiglie immigrate, che esordiscono così: “Siamo italiani di fatto, ragazze e ragazzi che hanno frequentato le scuole della Repubblica, pronti a fare nostri i valori che l’hanno fondata e pronti a contribuire alla vita sociale, culturale, produttiva del Paese. Noi, così come i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori, i nostri amici, e tanti altri, da anni aspettiamo un documento che attesti la nostra appartenenza alla comunità nazionale che sentiamo nostra, quella in cui alcuni di noi sono nati e altri sono cresciuti e si sono formati. Vi chiediamo di ascoltarci e di fare quel passo che da anni, invece, esitate a fare: approvare una legge che ci riconosca come vostri concittadini, sorelle e fratelli di una Repubblica che nella sua Costituzione riconosce i diritti fondamentali di tutti i cittadini «senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (Art.3)”.

Dopo aver attirato l’attenzione sui profondi cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni nel nostro Paese, che lo hanno reso, di fatto, sempre più multietnico, multiculturale e multi religioso, rendendo quindi obsolete “le leggi oggi in vigore sulla cittadinanza, [che] non riflettono questa realtà né la interpretano nelle sue implicazioni sociali, giuridiche e culturali”, i promotori della campagna osservano come, di fronte alla pur riconosciuta necessità “di adeguare l’impianto normativo alle trasformazioni in atto nella società italiana”, tale adeguamento non sia ancora avvenuto, perché “è sempre mancato il coraggio di fare l’ultimo, decisivo passo per trasformare questa riconosciuta necessità in una norma che possa armonizzare il presente e il futuro del Paese”. 
Ricordano, quindi, che, dopo l’approvazione alla Camera nel 2015, la riforma del diritto di cittadinanza si è arenata, e stigmatizzano severamente la rinuncia delle forze politiche favorevoli a risolvere il problema nella scorsa Legislatura: “Per ragioni ogni volta diverse è prevalsa una mancanza di volontà che ha segnato e accompagnato il distacco tra politica e istituzioni da un lato e istanze che provengono dalla società, dall’altro. Un distacco denunciato da più parti ed evidente nei crescenti dati sull’astensionismo”.
Ma oggi c’è la possibilità di cambiare le cose: “È oggi e in questa Legislatura che le forze politiche, che affermano di tenere in considerazione il diritto dei nati o cresciuti in Italia, e che sono lealmente impegnati nella vita culturale e sociale del nostro Paese, devono dare prova di coerenza e assumersi la loro responsabilità, procedendo all’approvazione della norma in oggetto”.
 
E quindi, ecco – “Noi siamo pronti; siamo pronti ad assumerci le responsabilità civili e giuridiche che derivano dalla cittadinanza. E voi? Siete pronti a compiere questo passo di civiltà che allinea l’Italia ad altre società europee sul piano dei diritti dei migranti e dei loro figli? Questa è la domanda che vi poniamo, nella coscienza che la risposta che darete deciderà della qualità del futuro della società italiana”.
 
I firmatari, al 17 maggio, risultano essere oltre 8oo, a cominciare da Edith Bruck, Oliviero Toscani, Paolo Fresu, Gad Lerner, Luigi Manconi, Igiaba Scego, Corrado Augias, Orchestra di Piazza Vittorio, Piccola Orchestra di Tor Pignattara, e poi Roberto Zaccaria, Mohamed Keita, Giacomo Marramao, Andrea Riccardi e via e via.
 
Qui di seguito, per comodità di lettura diretta, si riporta il testo integrale della missiva, da cui si sono tratti diversi passi.
 
 
“Egregi
Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi,
Presidente del Senato, on. Maria Elisabetta Alberti Casellati,
Presidente della Camera, on. Roberto Fico,
Segretario del Partito Democratico, on. Enrico Letta,
Professore Giuseppe Conte,
Ministro, on. Roberto Speranza,
Presidente, on. Silvio Berlusconi,
Segretario di Italia Viva, on. Matteo Renzi,
Presidente della Commissione Affari Costituzionali, on. Giuseppe Brescia,
 
Noi siamo pronti, e voi?
Siamo italiani di fatto, ragazze e ragazzi che hanno frequentato le scuole della Repubblica, pronti a fare nostri i valori che l’hanno fondata e pronti a contribuire alla vita sociale, culturale, produttiva del Paese. Noi, così come i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori, i nostri amici, e tanti altri, da anni aspettiamo un documento che attesti la nostra appartenenza alla comunità nazionale che sentiamo nostra, quella in cui alcuni di noi sono nati e altri sono cresciuti e si sono formati.
Vi chiediamo di ascoltarci e di fare quel passo che da anni, invece, esitate a fare: approvare una legge che ci riconosca come vostri concittadini, sorelle e fratelli di una Repubblica che nella sua Costituzione riconosce i diritti fondamentali di tutti i cittadini «senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (Art.3).
Lanciamo questo appello come Rivista e Centro Studi Confronti, Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane (CONNGI), Italiani Senza Cittadinanza sostenuti da una folta rete di persone e associazioni, laiche e religiose, della società civile impegnate nella politica, nella cultura, nella comunicazione.
Viviamo in un Paese che negli ultimi decenni è cambiato e che ha acquisito un profilo sempre più multietnico, multiculturale e multireligioso. Le leggi oggi in vigore sulla cittadinanza non riflettono questa realtà né la interpretano nelle sue implicazioni sociali, giuridiche e culturali. Per questo chiediamo una legge che riconosca la cittadinanza italiana alle giovani e ai giovani che, vivendo in questo Paese, ed essendosi formati nelle sue scuole, sono pronti ad impegnarsi per il progresso civile, economico e culturale dell’Italia.
La società civile, la classe politica e le Istituzioni hanno da tempo recepito la necessità di adeguare l’impianto normativo alle trasformazioni in atto nella società italiana, siano esse demografiche, produttive o culturali. Per una serie complessa e articolata di ragioni è però sempre mancato il coraggio di fare l’ultimo, decisivo passo per trasformare questa riconosciuta necessità in una norma che possa armonizzare il presente e il futuro del Paese. 
Dopo l’approvazione alla Camera nel 2015, la riforma del diritto alla cittadinanza è rimasta sostanzialmente arenata e, prima della fine della scorsa Legislatura, le forze politiche – che pure si erano fatte promotrici della norma – hanno scelto, a più riprese, di non dar seguito agli impegni presi. Per ragioni ogni volta diverse è prevalsa una mancanza di volontà che ha segnato e accompagnato il distacco tra politica e istituzioni da un lato e istanze che provengono dalla società, dall’altro. Un distacco denunciato da più parti ed evidente nei crescenti dati sull’astensionismo.
Oggi c’è una possibilità: una bozza di legge sulla cittadinanza depositata presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, sulla quale quasi tutte le forze politiche che compongono l’attuale governo, si sono dette d’accordo. I numeri in Parlamento ci sono e, dopo dilazioni, distrazioni e ostacoli che hanno impedito l’approvazione dei precedenti provvedimenti, è evidente che siamo arrivati al momento della verità.
È oggi e in questa Legislatura che le forze politiche, che affermano di tenere in considerazione il diritto dei nati o cresciuti in Italia, e che sono lealmente impegnati nella vita culturale e sociale del nostro Paese, devono dare prova di coerenza e assumersi la loro responsabilità, procedendo all’approvazione della norma in oggetto.
Noi siamo pronti; siamo pronti ad assumerci le responsabilità civili e giuridiche che derivano dalla cittadinanza. E voi? Siete pronti a compiere questo passo di civiltà che allinea l’Italia ad altre società europee sul piano dei diritti dei migranti e dei loro figli? Questa è la domanda che vi poniamo, nella coscienza che la risposta che darete deciderà della qualità del futuro della società italiana.
 I promotori
Confronti , Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane (CONNGI)  , Italiani Senza Cittadinanza 
 
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