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Laos. La Madrasa di Vientiane
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Articolo di Massimo Lensi
25 gennaio 2002 17:36
 

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La notizia e' di quelle che passano leggere, che non interessano. Il Governo del Laos ha chiesto, anzi vorrebbe proprio imporre come condizione, l'erogazione da parte di una generica comunita' internazionale di una "modesta" somma di denaro per procedere all'eradicazione di 5.000 ettari di coltivazioni a oppio entro il 2005: sommessamente chiede 80 milioni di dollari americani. Il ministro anti-droga Souban Salittirath ha inoltre aggiunto di essere molto determinato nel portare a termine l'eliminazione delle colture oppiacee. L'interpretazione ministeriale del termine "determinato" e' chiara, anzi palese: gli 80 milioni non sono trattabili.
Il Laos e' un paese povero, estremamente povero, in mano ad un gruppo di faraoni-burocrati del partito rivoluzionario unico, il Phatet Lao. Pur sedendo alle Nazioni Unite, il Paese degli Elefanti e' iscritto ai vertici dell'albo d'oro dei Paesi che negano i diritti fondamentali della persona. La polizia politica laotiana pratica la tortura e i dissidenti politici scompaiono nel nulla, il piu' delle volte tra le onde del fiume Mekong. Numerosi episodi del recente passato ci spingono inoltre a non scartare la possibilita' del diretto coinvolgimento del Governo di Vientiane nel traffico di droga. Il Laos appartiene al famoso Triangolo d'Oro dell'oppio e la produzione annua di resina e di precursori anfetaminici, nonostante le rassicurazione dell'anti-droga laotiana, e' in costante aumento. La brutale repressione delle forze di polizia sembra indirizzata a colpire le numerose e scomode etnie tribali e non a sconfiggere il traffico clandestino di stupefacenti.
L'Undcp, l'agenzia anti-droga delle Nazioni Unite, si trova al giro di boa quinquennale. Pino Arlacchi se ne va e al suo posto il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, potra' scegliere a febbraio il nuovo direttore tra una rosa di cinque candidati. Una delle ultime iniziative intraprese dallo staff di Arlacchi fu proprio quella di finanziare nell'ottobre 2001 la Campagna Nazionale Antidroga laotiana, attraverso il non proprio miserevole investimento di 15 milioni di dollari: quota iniziale del programma quinquennale Undcp che, ricordiamo, ha iscritto a bilancio 35 milioni di stanziamento complessivo con l'obiettivo di eradicare le colture a oppio nell'alto Laos. Ma il "determinato" ministro anti-droga ne vuole 80 di milioni, ben 45 in piu'.
Il Governo Taliban ha fatto decisamente scuola e la Madrasa Rivoluzionaria di Vientiane ne sta seguendo gli insegnamenti. Nel nuovo corso del mercato mondiale dell'oppio l'Afghanistan a causa della guerra scende, il Laos invece sale ed offre alla malandata Undcp, a prezzi decisamente salati, una nuova Guerra alla Droga ed una nuova legittimazione politica. Nuova per collocazione geografica, ma uguale per mezzi, fini e, probabilmente, risultati. Se la richiesta laotiana venisse recepita, rivedremmo di certo un secondo Afghanistan: nel primo anno aumenterebbe la produzione di oppio e successivamente vedremmo il prezzo del grammo salire alle stelle, grazie anche a qualche previdente stoccaggio. I soldi dell'Undcp -e del contribuente- finirebbero chissa' dove in Laos, forse utilizzati per "eradicare" le etnie Hmong, Bru e Lum. Con la speranza di essere smentiti oggi pero', ci sentiamo di affermare che i tempi cambiano, le madrase e l'Undcp -ahinoi- rimangono.

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