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Legalizzazione droghe. Punto fermo e incastrato. A potere e opposizione va bene l’attuale legislazione. Ma la politica di legalizzazione delle droghe sarebbe una scuola di civiltà, umanesimo, libertà e sviluppo economico
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Articolo di Vincenzo Donvito
15 ottobre 2018 12:45
 
 E’ una sorta di mantra che si ripete da decenni: “Legalizzala”. Non è un fenomeno italiano o solo dei Paesi europei, ma prende il via dagli Usa e si estende a tutto il mondo. Tant’è che un Paese come il Canada, dove i mantra in generale non sono solo parole al vento, sono passati ai fatti e da mercoledì 17 ottobre, sono il secondo Paese al mondo a legalizzare consumo e produzione di cannabis (il primo è stato l’Uruguay) (1); mentre a livello di numero di abitanti, fino ad oggi il primato spetta allo Stato Usa della California.
Dicevamo “parole al vento”. Ne scrivo a ragion veduta, perché, nonostante tutta la mia buona volontà, è dalla fine degli anni ‘60 del secolo scorso che non solo ripeto questo mantra, ma che mi sono dato da fare in tutti i modi possibili e immaginabili (con referendum vinti, fermi per disobbedienze civili, interventi mediatici, manifestazioni, etc) per cercare di far comprendere la giustezza della legalizzazione delle droghe a fronte di un mercato clandestino libero contro gli Stati di ogni tipo e a vantaggio esclusivo del disordine e della criminalità organizzata internazionale. Non un buon motivo per – stanco e invecchiato - buttare la spugna, anche perché quanto accade in diversi Stati degli Usa, in Canada, in Uruguay e, pur con le dovute differenze, in alcuni Paesi europei e non solo, mi corrobora e fa capire che forse non ero e non sono un visionario cannaiolo (2), una sorta di frikkettone ormai fuori moda legato alla realizzazione dei sogni giovanili. Il mio approccio principale e determinante non è questo, ma quello della ragione, del buon senso e della legalità e dell’ordine.
Ma nonostante queste disgressioni da garantista e affermazioni di presenza, c’e’ da prendere atto che siamo ad un punto morto.
Ma come - dirà qualcuno informato – abbiamo al governo in Italia una forza politica (M5S) che, pur se non nel suo patto di governo con la Leganord, non si fa sfuggire occasione di far fede legalizzatoria; non solo, ma alcuni loro rappresentanti regionali si distinguono per – nei limiti dei loto mandati – cercare di venire incontro alle normative che danno in qualche modo conforto ad alcuni malati che usano la cannabis per alleviare le proprie sofferenze. E’ vero! Ma questo a cosa serve, ai fini di una politica che affronti il problema alla radice e stronchi il malaffare transnazionale, istituzionale e non, che fa del narcotraffico uno dei suoi destrieri? Quasi a nulla. Corro troppo, visto che i risultati legalizzatori di cui sopra danno indicazioni che comunque qualcosa sta cambiando? La domanda che mi pongo è la seguente: visto il procedere lento della legalizzazione, quando e se dovesse diventare un fenomeno esteso (3), cosa sarà rimasto di legalità e senso dello Stato per costruirci sopra un nuovo rapporto tra governanti e governati che non sia solo fumo negli occhi? Mi spiego. La degenerazione in corso di quest’ultimo rapporto istituzionale e le prospettive che la situazione stia solo peggiorando (4), a cosa ci porterà? Siamo consapevoli che stiamo andando verso un rapporto tra individuo ed istituzioni dove solo la arrogante forza e la capacità di creare illusione di queste ultime hanno il sopravvento? Essendo spesso anche i nostri più elementari sensori di controllo umano ed economico incapaci e stanchi di preservarci dalla non-rassegnazione e dalla chiusura a forme e pensieri di azione civica? Aggiungo. La legalizzazione può essere l’alternativa al mercato nero, alla delinquenza organizzata, solo in un contesto di liberaldemocrazia individuale ed economica; dove, in particolare, quest’ultima è tale quando non ci sono dei surrogati fatti per ingannare le regole: in generale, la presenza dello Stato in abuso di posizione dominante; in particolare il mercato legale della droga in regime di monopolio statale o quasi. Per quest’ultimo caso, l’esempio della situazione monopolista in Uruguay, dove il mercato nero non è sparito ma si è differenziato, è sintomatico.
Fatta questa premessa, credo che il processo di legalizzazione in Italia (a parte i non-secondari vincoli dei trattati internazionali che appesantiscono ancor di più qualunque prospettiva) sia ad un punto fermo, anzi incastrato, perché non potrebbe essere altrimenti. La forza politica di maggioranza che dice di essere per la legalizzazione (M5S) oggi privilegia, ai fini del governo/potere, l’alleanza con chi di legalizzazione non ne vuole sentire parlare (Leganord) e che, anzi, perora maggiore proibizionismo, indurimento delle posizioni e delle azioni politiche e giudiziarie che ci hanno portato alla situazione odierna del dilagare del narcotraffico. Altre forze politiche, nonostante alcune timide aperture della passata legislatura (Pd), non sembra abbiano interesse a confrontarsi in materia con chi ci governa o con altri gruppi e movimenti (minoritari, molto minoritari) che perorano la legalizzazione in Italia e/o in Europa.
In parole/soldoni molto semplici: la legalizzazione non è nell’agenda di nessuno come approccio e discrimine per il governo del Paese. Ogni tanto assistiamo a delle “sparate” più o meno contro e pro, ma solo perché di fatto a tutti (tranne i famosi minoritari) va bene l’attuale legislazione.
Ne prendiamo atto. Soprattutto perché è su queste basi che occorre impegnarsi per costruire l’alternativa, da e per le droghe illegali: siamo tutt’altro che stanchi di continuare a perorare la giustezza della legalizzazione, soprattutto in regime di oppressione e soppressione delle libertà individuali e di rinnovate presenze massicce dello Stato in economia. La politica di legalizzazione delle droghe è una scuola di civiltà, umanesimo, libertà e sviluppo economico. Per quest’ultimo, per meglio comprendere, è bene guardare con attenzione a cosa sta accadendo negli Stati Usa in cui c’é già la legalizzazione, al Canada dove alla vigilia della legalizzazione c’é un sussulto e una quantità e qualità di iniziative che i mercati non conoscevano da anni.


1 – Qui la situazione oggi in Uruguay: https://droghe.aduc.it/articolo/anatomia+della+cannabis+legalizzata+uruguay_28563.php
e in Canada:
* https://droghe.aduc.it/articolo/legalizzazione+marijuana+canada+dal+17+ottobre_28552.php
** https://droghe.aduc.it/notizia/cannabis+legalizzata+dal+17+ottobre+livello_135216.php
2 – personalmente non fumo nessuna sostanza, legale o illegale, tra quelle che ufficialmente alterano e/o sviluppano la percezione e la sensorialità.
3 - lo potrà essere solo quando verranno modificati quei trattati internazionali che di fatto impediscono e compromettono anche le maggiori buone volontà in merito. Il caso Uruguay – non ultimo e non primo – che si legge nel link di cui sopra, è solo l’ultima relazione mediatica sullo stato dei fatti.
4 – qui un articolo di approfondimento su come la democrazia possa essere utilizzata per mistificare anche il suo senso di base e di speranza: https://avvertenze.aduc.it/articolo/democrazia+fragile_28537.php
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