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La malnutrizione non risparmia piu’ nessun Paese al mondo
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Articolo di Redazione
5 novembre 2017 14:00
 
 Per la prima volta, il Pianeta intero si e’ confrontato con una crisi di malnutrizione. Secondo il rapporto sulla nutrizione mondiale 2017, pubblicato il 4 novembre, tutti i 140 Paesi analizzati devono far fronte ad almeno una delle principali forme di questo fenomeno: il ritardo di crescita dei bambini, l’anemia presso le donne in eta’ riproduttiva e il sovrappeso degli adulti. L’80% di questi Paesi e' pesantemente toccato da due o tre di questi problemi.
Se niente verra’ fatto per invertire la tendenza, nessuno dei diciassette "Obiettivi per lo sviluppo durevole", adottati nel 2015 dalle Nazioni Unite per “eradicare la poverta’, proteggere il Pianeta e garantire la prosperita’ per tutti”, sara’ raggiunto da qui al 2030. E risulterebbe una minaccia per lo sviluppo umano mondiale. E’ questa la constatazione molto inquietante che e’ stata fatta da un gruppo di esperti internazionali indipendenti nella quarta edizione di questo stato dei fatti annuale, il piu’ completo in materia. Soprattutto ci sono i numeri crudi che danno il capogiro. Nel mondo, 2 miliardi di persone soffrono di carenze all’alimentazione minima di base, come ferro, vitamina A o iodio; 155 milioni di bambini di meno di 5 anni (23%) presentano un ritardo di crescita, essenzialmente in Africa e in Asia, e 52 milioni di loro sono colpiti da una estrema magrezza; 1,5 miliardi di adulti sono in sovrappeso o obesi (32% degli uomini, 40% delle femmine), cosi’ come 41 milioni di bambini di meno di 5 anni. Complessivamente, una persona su tre soffre di malnutrizione, qualificata come “una nuova norma” dagli autori -che si basano sui dati delle agenzie Onu e dei singoli Paesi.
815 milioni di persone hanno fame
Ma sono anche le tendenze che destano preoccupazione. I dati sulla fame nel mondo evolvono verso una cattiva direzione: oggi, 815 milioni di persone si coricano con lo stomaco vuoto, una cifra in aumento in rapporto ai 777 milioni di persone recensite nel 2015, come ci fa sapere l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura nel rapporto di settembre. Inoltre, 38 milioni tra questi devono far fronte ad una insicurezza alimentare grave in Nigeria, Somalia, Sudan del Sud, Yemen, Etiopia e Kenya.
Il numero di bambini di meno di 5 anni che soffrono di malnutrizione -responsabile di circa la meta’ dei decessi in questo ambito di eta’- e’ sicuramente diminuito in numerosi Paesi, ma questo calo non e’ stato cosi’ rapido per poter mettere la parola fine entro il 2030. Il numero di donne tra 15 e 49 anni che soffrono di anemia e’ aumentato rispetto al 2012, attestandosi al 38%, una patologia che comporta degli impatti a lungo termine sulla salute della mamma e del bambino.
Infine, il sovrappeso e l’obesita’ sono in aumento quasi ovunque, sia nei Paesi ad alto reddito che negli altri. Nel continente nord-americano, un terzo degli uomini e delle donne sono obesi, mentre 10 milioni di bambini africani presentano un sovrappeso considerevole.
Scappare dalla poverta’
“E’ urgente reagire a questa situazione planetaria -dice Corinna Hawkes, copresidente del gruppo di esperti che ha fatto il rapporto e che dirige il Centre for Food Policy dell’Universita’ di Londra-. Si tratta di lottare contro tutte le cause di malnutrizione in modo completo”. La malnutrizione costa molto cara -10% del PIL mondiale. Ma al contrario, ogni dollaro investito offre un rendimento di investimento di 16 dollari, dice il rapporto.
Perche’ una buona alimentazione sostiene lo sviluppo economico. I bambini che mangiano e soddisfano la loro esigenza di nutrizione, hanno il 33% di possibilita’ in piu’ di evitare la poverta’ in eta' adulta. In virtu’ di un migliore sviluppo cognitivo, si registrano risultati scolastici maggiori, oltre ad un maggiore tasso di remunerazione. La nutrizione e’ di fatto correlata all’aumento del PIL. “La prevalenza di ritardo nella crescita presso i bambini, diminuisce di circa il 3% per ogni tranche di aumento del 10% di reddito per abitante”, notano gli autori.
Il sistema sanitario ne risulta ugualmente avvantaggiato. Migliorare l’alimentazione permette di ridurre le malattie croniche di origine alimentare, sia che si tratti di diabete, di malattie cardiovascolari, di ipertensione, ma anche numerose forme di cancro (esofago, colon, retto, reni)
Approccio multisettoriale
Che fare, quindi, per favorire questo problema cosi’ essenziale? Per gli esperti tutte le leve devono essere attivate: assicurare una produzione alimentare durevole, migliorare le infrastrutture che portano il cibo dai campi al piatto si’ da’ ridurre lo spreco alimentare (30% del cibo prodotto) e il suo cattivo igiene (responsabile del 50% dei casi di sottoalimentazione), incoraggiare l’allattamento, appoggiarsi su sistemi sanitari piu’ efficaci, favorire l’equita’, essenzialmente nei confronti delle donne, lottare contro la poverta’ e ridurre i rischi di conflitti o di catastrofi.
“Dobbiamo fare azioni che abbiano una doppia o tripla funzione. Per esempio, lottare nello stesso tempo contro la sottoalimentazione e l’obesita’ implica di dover dare sufficienti calorie nelle mense scolastiche ma soprattutto delle buone calorie, spiega Corinna Hawkes. O ancora, favorire l’accesso all’acqua potabile riduce le diarree e di conseguenza il rischio di sotto-alimentazione, riuscendo quindi ad essere un’alternativa ai bisogni di zucchero associati all’aumento di peso”.
Per lottare contro questa malnutrizione, il Senegal ha per esempio elaborato un piano quinquennale (2018-2022) che prevede l’intervento di 12 ministeri. “Si tratta di sostenere un’agricoltura domestica per assicurare che le famiglie piu’ vulnerabili siano in grado di produrre, a partire dal proprio giardino, alimenti di alto valore nutritivo”, dice Abdoulaye Ka, coordinatore nazionale del gruppo di lotta contro la malnutrizione in Senegal.
“Dobbiamo anche integrare i modelli di educazine alimentare anche nella scuola -continua l’esperto, membro del comitato che ha fatto da consigliere agli autori del rappporto. A livello di sistema sanitario, le iniziative devono essere fatte con le consultazioni prenatali, per assicurare una buon alimentazione alle donne incinte e promuovere la dilazione delle nascite. Dei servizi di assistenza devono ugualmente seguire la crescita dei bambini, pesandoli e misurandoli tutti i mesi”. Costo del tutto: 300 milioni di euro.
Finanziamento insufficiente
E’ qui che c’e’ la maggiore sfida: nel finanziamento di queste iniziative e il doverle seguire nella realizzazione. Secondo il rapporto qui la situazione e’ deficitaria. I finanziatori non danno che solo lo 0,5% dell’aiuto pubblico allo sviluppo della lotta contro la sottoalimentazione, e lo 0,01% alla lotta contro l’obesita’ e le malattie legate al regime alimentare. In tutto 867 milioni di dollari (746 milioni di euro) sono stati dedicati all’alimentazione nel 2015, otto volte meno di quanto sarebbe necessario (70 miliardi di dollari in dieci anni).
Il summit mondiale sull’alimentazione che si e’ tenuto a Milano dal 4 novembre ha anche l’obiettivo di coinvolgere maggiormente i governi, le agenzie internazionali, le dondazioni, le organizzazioni della societa’ civile e del privato. Dovranno essere esplicitati dei nuovi finanziamenti al livello di 640 milioni di dollari, portando la somma totale a 3,4 miliardi per i prossimi anni. Promesse che in seguito bisognera’ onorare.

(articolo di Audrey Garric, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 04/11/2017)
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