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Messico. Narcos alle porte dell'inferno
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Articolo di Pablo Ordaz
25 aprile 2009 11:17
 
La Chiesa messicana avvia un'offensiva senza precedenti contro i cartelli
Due giorni dopo aver denunciato che El Chapo Guzman, il narcotrafficante piu' ricco e pericoloso del Messico, era suo vicino, e che tutto il mondo lo sapeva meno le autorita' incaricate d'arrestarlo, l'arcivescovo di Durango, monsignor Hector Gonzales, e' arrivato all'aeroporto del Distretto Federale solo, abbattuto, trascinando una valigia e con sulle labbra una frase che riassumeva tutto il suo malessere: "Sono sordo e muto".
La sua denuncia non solo non era stata presa in considerazione, ma i politici l'hanno confutata e molti dei suoi confratelli -nascondendosi dietro la paura che a volte chiamano prudenza- gli hanno consigliato pubblicamente di rientrare nell'ordine e nella misura. E cosi' stava il vescovo "sordo e muto" quando, il martedi' sera, le emittenti radiofoniche hanno trasmesso che nei pressi di Guanacevi' -la localita' in cui secondo l'arcivescovo si nasconde il famoso narcotrafficante- erano appena stati trovati i corpi crivellati da colpi di armi da fuoco di due tenenti dell'Esercito. I sicari avevano lasciato scritto accanto ai corpi un messaggio molto chiaro: "Con El Chapo nulla possono ne' i sacerdoti ne' i governanti".
Cio che ne' i politici ne' i preti avevano voluto prendere in considerazione, ha fatto preoccupare il capo del cartello di Sinaloa, che ha voluto subito sbarrare la strada a qualunque tentativo di spezzare la sua ben coltivata rete del silenzio. Quello che forse non ha calcolato e' la reazione dei compagni di monsignor Gonzales. Sia l'arcivescovo della Citta' del Messico sia quello di Saltillo hanno battuto i pugni sul tavolo. Quello di Mexico ha diffuso un comunicato intitolato Narcotraficantes, en la Puerta del Infierno, in cui esorta i suoi sacerdoti a sconfiggere la paura: "La Chiesa ricorda che i martiri sono la sua gloria e non la sua disgrazia, e che se e' necessario che i ministri della Chiesa versino il loro sangue per proteggere i fedeli che Dio gli ha affidato, non esiteranno a farlo".
L'arcivescovo di Saltillo, monsignor Raul Vera, e' stato meno spirituale. Ha detto che la guerra del presidente Felipe Calderon sta fallendo, che in Messico si vive una situazione di "puro terrorismo", e che la colpa non l'hanno solo i narcotrafficanti, bensi' "i politici che danno supporto al crimine". Monsignor Vera ha detto che l'omicidio dei due militari -che sono stati sorpresi mentre, vestiti da pastori, conducevano attivita' d'investigazione- dimostra che i narcotrafficanti se la ridono della lotta di Calderon. "Bisogna incominciare", ha aggiunto, "a indagare e a mettere in prigione i governatori e i presidenti municipali poiche' molti di loro sono collusi con il crimine, e le esecuzioni dimostrano che lo Stato non sta garantendo la vita a nessun cittadino".
Cio' che l'esercito non ha fatto -almeno per salvare la forma- dopo la denuncia dell'arcivescovo, ha cominciato a eseguirlo dopo l'assassinio dei due tenenti. Numerosi convogli militari, difesi dall'alto da elicotteri da combattimento, hanno avviato a Durango la ricerca degli assassini al soldo di El Chapo. Ieri si e' saputo che la Ford Fiesta in cui viaggiavano i due militari, di 28 e 30 anni, aveva la carrozzeria crivellata da 58 colpi di fucile AK-47.

Tratto da El Pais - Traduzione di Rosa a Marca

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