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E' il momento di cambiare la legge 40
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Articolo di Donatella Poretti
3 agosto 2006 16:43
 
Ci auguriamo che l'incarico che il ministro della Salute, Livia Turco, ha conferito a Maura Cossutta per revisionare le linee guida della legge 40 sulla fecondazione assistita e sulla ricerca con le staminali possa risultare presto in una qualche limitazione dei danni provocati da questa legge.
Nel contempo ci auguriamo che sia il primo passo per una profonda revisione che allinei la normativa italiana a quella di altri Paesi quali la Gran Bretagna e la Spagna.
Il cosiddetto grande successo italiano che ha fatto votare il Consiglio di competitivita' dell'Ue su quello che c'era gia', viene presentato come un grande passo della diplomazia italiana perche' avrebbe fatto cambiare posizione alla Germania. Puo' darsi che sia un successo diplomatico, ma cosa se ne fanno di questo i milioni di malati che vedono di fatto la conferma al blocco dei finanziamenti della ricerca con gli embrioni? Se la politica e la diplomazia servono a far cantare successi di questo tipo, ci sembra che siano due "arti" che si guardano allo specchio e si autocomplimentano per quanto sono brave, ma vengono meno alla funzione di tramite per il benessere dei cittadini. Nell'accordo c'e' il trionfo dell'ipocrisia: potranno essere finanziate le ricerche sulle staminali embrionali gia' esistenti o fatte in altri Paesi ma non le ricerche per derivare queste cellule. Gran Bretagna e Spagna si pagheranno quindi le loro ricerche e solo dopo potranno avere anche i soldi comunitari. Su questo in diversi hanno esultato. Noi ne prendiamo atto per come la politica imbavaglia la scienza e la ricerca. Si e' riprodotta a livello europeo -ma sui finanziamenti- la situazione ipocrita della legge italiana: la ricerca sulle embrionali e' ammessa per quelle linee che vengono da fuori dell'Italia.
Questo accordo, comunque, se fosse possibile utilizzarlo anche in Italia, sarebbe un successo, dando un senso pratico e scientifico alla diplomazia.
A chi in questo contesto ha minacciato guerre in difesa del voto referendario, consigliamo un rigoroso silenzio di clausura. La scelta di invitare all'astensione e' un'arma a doppio taglio. La mancanza del quorum ha impedito l'abrogazione della legge, ma non ha sancito la sua immodificabilita'. Dopo anni in cui i referendum si effettuano alla fine di giugno per incoraggiare l'astensione, e dopo che la gran parte delle forze politiche ha ripetutamente invitato i suoi elettori a non recarsi alle urne, non e' possibile distinguere fra l'astensionismo del "no" e quello del "non me ne frega niente". Non lo e' costituzionalmente e non lo e' praticamente. E sempre ai sostenitori dell'astensione vorremmo ricordare che anche nel caso in cui ci fosse stata la vittoria del no, quel voto non puo' essere vincolante per piu' di cinque anni.
Quindi, un augurio di buon lavoro a Maura Cossutta.
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