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I Montagnard delle Ande e le piante proibite, riflessioni di Marco Perduca
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
22 settembre 2004 19:03
 
Marco Perduca, rappresentante per il Prt (Partito Radicale Trasnazionale) alle Nazioni Unite, nonche' segretario della Lia (Lega Internazionale Antiproibizionista) e' appena rientrato dalla Colombia, dove e' stato ospite di un forum andino amazzonico, dove si parlava anche della foglia di coca. Ci consegna una serie di considerazioni che hanno come spunto di partenza la denuncia delle politiche proibizioniste nella regione andina e in particolare le loro ripercussioni sullo stato di diritto nella regione e l'impatto devastante sulle culture indigene. Lo stesso tipo di persecuzioni che hanno come obiettivo i montagnard, gli abitanti degli altopiani centrali del Vietnam, perseguitati per la loro religione e perche' sfuggono ad una "colonizzazione" politica e culturale da parte del regime di Hanoi (nel mese di luglio Perduca ha coordinato per il Prt le attivita' che hanno respinto una richiesta di sospensione dei radicali da parte del Vietnam), cosi' anche i nativi andini che da sempre considerano la foglia di coca come un dono divino e ne hanno fatto la colonna portante della loro storia e tradizioni millenarie, si ritrovano vittime di una "war on drugs" che altrimenti poco avrebbe a che fare con loro. Unico collegamento, infatti, una pianta: la coca.

Il paragone con i montagnard e' importante per capire anche come il Prt, grazie al suo status consultivo col Consiglio economico e sociale delle Nazioni unite, puo' mettersi "a disposizione dei cocaleros per organizzare un briefing alla commissione diritti umani di Ginevra ed, eventualmente, alla Commissione stupefacenti di Vienna", come ha annunciato Perduca in conclusione del forum andino". Sembrera' una piccola cosa, ma l'aver fatto parlare rappresentanti della Cecenia, prima, e dei montagnard dopo, oltre che tibetani, uiguri, kosovari, e numerosi perseguitati politici, sono costati attacchi e richieste di sanzioni mosse della Russia e del Vietnam che hanno messo a rischio la permanenza del Prt al Palazzo di Vetro. Una sorta di lotta di Davide contro Golia, da cui il Prt e' uscito a testa alta grazie al sostegno di numerosi Paesi democratici che hanno difeso la possibilita' di far parlare i rappresentanti di popoli oppressi e realta' minacciate nel luogo creato quasi 60 anni fa per creare un mondo migliore.

Ma partiamo da un ritratto che Perduca con poche pennellate ci offre della situazione. Intanto di quella colombiana. "Quel che si legge della Colombia e' in buona parte vero, un Paese in guerra civile da quasi 40 anni, dove alle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) e all'originario Esercito di Liberazione Nazionale (Eln), si sono aggiunte, per quantita' e qualita' di assalti e massacri, varie formazioni paramilitari (spesso attive non in discordia con, e per questo impunite, l'esercito); da oltre 20 anni la Colombia e' vittima di una guerra alla droga, che sempre piu' sta diventando guerra al terrorismo tanto nazionale quanto internazionale viste e considerate le connessioni esistenti tra il traffico di armi e quello degli stupefacenti, in virtu' del fatto che il 20% delle terre fertili e' oggi coltivato a coca e oppio. La Colombia e' anche il Paese che ha il piu' alto numero di "desplazados internos" (rifugiati che non lasciano il Paese) a seguito del conflitto e una concentrazione della ricchezza che vede il 50% della proprieta' terriera in mano all'1,5% della popolazione.

Per scongiurare un inasprimento del conflitto -o per mantenerlo al livello attuale- negli ultimi mesi si e' passati dal "Plan Colombia" al "Plan Patriota", ispirato dalle norme del patriot act americano, indurite ad hoc per dare ampio potere all'esercito estendendo le operazioni anche nei limitrofi Venezuela (ricco di petrolio) e Ecuador (dove gli Usa hanno spostato buona parte della propria presenza militare a seguito del ritorno nel 1999 del 100% della sovranita' nazionale a Panama)".

L'atmosfera che descrive Perduca e' quella di una buona accoglienza, gente apparentemente allegra e piena di sorrisi e musica dappertutto, ma il soggiorno e' sistematicamente accompagnato da continui controlli della Polizia e dell'Esercito.

"A parte i presunti coinvolgimenti di Cia e Dea nel traffico per il finanziamento o dei paramilitari, o dei contras (pare che la storia dei cartelli degli anni 80 sia ampiamente documentata dalle varie agenzie governative Usa dopo la declassificazione di documenti di intelligence), uno degli aspetti del conflitto che meno si conosce e' quello relativo all'assalto all'ambiente che avvien, anche questo, manu militari. Un assalto viene portato avanti "in silenzio" e legalmente attraverso i negoziati del "trattato di libero commercio".

La Colombia oltre a essere ricca di caffe', e dalla meta' degli 80 di coca, per la produzione di cocaina (risultato del "successo" dei progetti di eradicazione della pianta in Peru' e Bolivia perseguiti da Usa e Onu), ha piante e fiori di tutti i tipi, ma soprattutto abbonda in gas e petrolio che il Governo sta cercando di sfruttare ed esportare. Naturalmente gas e petrolio si trovano in regioni di difficile accesso, le stesse dove da secoli vivono piccolissimi popoli indigeni i quali ritengono il gas e il petrolio essere lo spirito e il sangue della terra [.]".

Nell'inverno del 2003, Marco Perduca si era recato in missione per il Prt e la Lia con l'europarlamentare radicale Marco Cappato in vari paesi latino americani dopo essere stato tra i promotori della prima conferenza antiproibizionista panamericana di Merida in Messico. In seno a quella conferenza si erano creati una serie di contatti con diversi gruppi attivi nel campo delle "sostanze illecite" del continente latino americano (Colombia, Peru', Bolivia, Argentina, Brasile). Perduca precisa che proprio su quel termine si sta concentrando parte del lavoro della Lia, "stiamo cercando di riferirci alle "droge" col termine "sostanze illecite", perche' riteniamo che gia' nella classificazine dei vari prodotti, naturali o chimici, le Nazioni unite hanno fatto di tutta l'erba un fascio demonizzando tanto i prodotti della natura quanto quelli della raffinazione umana". Una precisazione di non poco conto.

Il congresso indigeno, a cui Perduca ha partecipato si e' tenuto nella citta' di Cali a seguito di una marcia nonviolenta di quasi 100 km alla quale hanno partecipato oltre 50mila persone e delegazioni della stragrande maggioranza di popoli indigeni del paese. Alla cerimonia hanno anche partecipato il presidente del Polo Democratico Indipendente, Gustavo Petro (che ha parlato indossando un giubbotto antiproiettile) e l'iscritto radicale Gustavo Gavirias Diaz, senatore di Alternativa Democratica. Era la prima volta che tutte le comunita' indigene si incontravano in massa per parlare di politica, ambiente e economia; sebbene i gruppi indigeni ci tengano sottolineare l'apartiticita' della loro azione la piattaforma politica che li ha convocati a Cali si sta delinando chiaramente.

"Durante i vari interventi" annota Perduca "molti leader hanno annunciato che se il Governo continuera' a restare sordo di fronte alle loro richieste, nei prossimi mesi marceranno su Bogota' per chiedere, con l'aiuto dei parlamentari presenti, udienza in parlamento; un po' come successe in Chiapas durante la fine degli anni '90". Un questione che aunisce indigeni, contadini e opposizione e' la contrarieta' al progetto di riforma costituzionale per la ricandidatura dell'attuale presidente Alvaro Uribe per le elezioni del 2006.

"Nel mio intervento in plenaria -racconta Perduca- ho presentato il documento a favore della legalizzazione dell'uso tradizionale della foglia di coca che avevo preparato in occasione del forum indigeno dell'Onu che si era tenuto a New York il maggio scorso e che era stato poi ben recepito anche alla sotto-commissione diritti umani di Ginevra. In chiusura del forum ho inoltre annunciato che lo status consultivo del Partito Radicale presso l'Onu era a disposizione dei cocaleros per organizzare un briefing durante la commissione diritti umani di Ginevra, nonche', se sara' possibile, alla commissione stupefacenti di Vienna".

Gli incontri del prossimo anno alle Nazioni unite su cui Perduca sta lavorando dovrebbero coinvolgere parlamentari dei 3 Paesi andini presenti al forum, ed esperti internazionali, come per esempio alcuni degli autori dello studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' che nel 1995 aveva documentato scientificamente come la coca e i suoi derivati potessero in effetti avere sbocchi leciti sia medici che industriali (la pubblicizzazione dello studio fu proibita dall'amministrazione Clinton che minaccio' di congelare i finanziamenti americani all'Oms).

Nei prossimi giorni la Lia e il Prt prepareranno un documento, un sorta di appello internazionale o lettera aperta anche sulla base della dichiarazione adottata al forum, per iniziare a creare una rete di individui e organizzazioni interessati alla legalizzazione della coca. "Questa campagna sulla coca, che vuole innanzitutto informare l'opinione pubblic che la coca non e' la cocaina, va a inserirsi nelle attivita' antiproibizioniste radicali in vista della seconda sessione speciale dell'assemblea generale dell'Onu sulle droghe del 2008".

Buon lavoro!
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