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Narcoguerra. Blogger, i nuovi corrispondenti di guerra dal Messico
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Articolo di Redazione
27 giugno 2013 16:46
 
Corrispondenti di guerra di un genere nuovo sono apparsi nelle regioni messicane coinvolte dalla violenza dei narcotrafficanti: bloggers e twitters che rompono, mettendo in pericolo la propria vita, la legge del silenzio imposta alla stampa dal crimine organizzato. Nei social network, raccontano di omicidi, sparatorie, regolamenti di conti, che i giornali locali non osano riportare per paura di rappresaglie, consentendo cosi' ai messicani di essere informati sui pericoli, sequestri, blocchi stradali, che minacciano le loro citta' incatenate dal traffico della droga.
“Qui si uccide con molta frequenza! Sparatoria nel quartiere di Lazaro Cardenas... evitate di venirci”. Questo messaggio e' un esempio tra i numerosi altri inviati attraverso dei twitters a Monterrey, una citta' del nord in prima fila da piu' di tre anni negli scontri tra due organizzazioni criminali, il cartello del Golfo e i Los Zetas.
Questa attivita' di informazione parallela ha avuto un tale diffusione che un'équipe di analisti di Microsoft ha pubblicato uno studio in materia: “I nuovi corrispondenti di guerra: l'ascesa di amministratori delle reti sociali nella guerra urbana”. Sotto la direzione del messicano Andres Monroy Hernandez, questa équipe ha osservato in diversi mesi l'attivita' dei twitters di Monterrey, ma anche di Reynosa e Satillo (nord), e Veracruz (est), tutte in ambiti fortemente toccati dalla criminalita' dei cartelli. I termini piu' utilizzati nei messaggi? detonazioni”, “sparatorie”, “conflitti a fuoco”. L'attivita' piu' intensa dei twitters e' stata registrata, secondo l'analista, il 25 agosto del 2011: in quel giorno, numerosi presunti membri dei Los Zetas hanno incendiato un casino', provocando 52 morti, a Monterrey. Le immagini dell'incendio e i nomi delle vittime sono state condivise 7.000 volte. L'équipe di ricercatori ha contato sei o sette “amministratori”, contando diverse migliaia di abbonati, considerati come fonti per essere informati sulla guerra alla droga.
Appassionati, queste vedette si dedicano anche 15 ore al giorno per raccogliere informazioni sugli episodi violenti e le relative ripercussioni. “E' come se io fossi un corrispondente sulle reti sociali della guerra urbana che stiamo vivendo”, dice un amministratore di rete che chiede di restare anonimo. “Hanno una grande visibilita' in queste citta', ma vogliono restare nell'anonimato” per non essere identificati dal crimine organizzato, dice Monroy Hernandez. La violenza legata al crimine organizzato ha provocato 70.000 morti durante il sestennio di Felipe Calderon, e non si e' significativamente ridotta durante i primi sei mesi del nuovo presidente Enrique Pena Nieto.
La legge del silenzio
Il Messico e' uno dei Paesi piu' pericolosi al mondo per i giornalisti: 86 di essi sono stati assassinati e 18 sono scomparsi dal 2000, secondo la Commissione nazionale dei diritti dell'uomo. Il risultato: “una legge del silenzio che si impone da sola, in virtu' delle evidenti pressioni, della mancanza di protezione dei giornalisti, e della pericolosita' dei narcos”, dice all'agenzia France Press (AFP) Octavio Islas dell'Istituto di Tecnologia di Monterrey.
Gli animatori delle reti sociali sono anch'essi nel mirino del crimine organizzato. A settembre del 2011, il corpo decapitato di una donna di 39 anni, madre di due bambini, e' stato trovato a Nuevo Laredo, vicino alla frontiera con gli USA. Vicino al suo cadavere, c'era anche una chiave di pc e un messaggio che informava che la sua morte era dovuta all'attivita' di informazione sul crimine organizzato nelle reti sociali. Due giorni prima, un uomo e una donna erano stati uccisi e sospesi ad un ponte della stessa citta', per il medesimo motivo. “Due delle persone che ci inviavano regolarmente informazioni sono state uccise”, conferma per posta elettronica l'autore delBlog del Narco”, che si fa chiamare Lucy. La stessa ha dovuto rifugiarsi in Spagna dopo la scomparsa del suo amico, incaricato di occuparsi del mantenimento e della sicurezza del sito. Il “Blog del Narco” e' diventato una lettura obbligata per i cittadini messicani che vogliono essere informati. Ma ha anche suscitato una polemica poiche' pubblica video e foto cruenti, che mostrano esecuzioni o decapitazioni, senza risparmiare alcun dettaglio, anche se atroce. Lucy utilizza informazioni di ogni fonte: giornalisti, poliziotti, militari, autisti di taxi, casalinghe e gli stessi narcotrafficanti, che forniscono informazioni, video o foto. Ma, assicura Lucy, tutta l'informazione che viene dal Messico, dagli Usa o dall'Europa, “e' verificata”. Come queste informazioni le arrivino, e' un segreto. Malgrado le precauzioni che prendono i blogger o twitters per restare nell'ombra, un esperto della rete stima che le organizzazioni criminali hanno mezzi per accedere alle informazioni di cui dispongono le compagnie telefoniche o i provider di Internet, si' da risalite all'identita' degli specifici autori o sorvegliare le loro comunicazioni. Un altro blogger utilizza una pagina di Facebook, “Valor por Tamaulipas (Coraggio per Taumalipas, uno Stato del nord-est), per allertare i cittadini sulla criminalita' di una delle regioni piu' pericolose del Messico. Il crimine organizzato ha offerto 45.000 dollari per conoscere la sua identita'. Ma il blogger anonimo continua a contare i morti della guerra dei narcos.

(articolo dal Messico, del 26/06/2013, dell'agenzia France Presse-AFP)
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