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Narcoguerra. La guerra a Monterrey vista dai militari della Marina
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Articolo di Redazione
11 luglio 2011 16:29
 
In mezzo alla strada c'e' scritto “Càrtel del Golfo”. Il convoglio si ferma, e' quasi mezzanotte. Il lato nord di questa strada e' territorio dei Los Zetas, ad alcuni metri, verso il sud, sono trincerati quelli del cartello del Golfo. E' una delle frontiere della guerra che si fanno questi due cartelli per impossessarsi della capitale industriale del Messico, Monterrey. In questa storia ci sono occhi che vedono tutto, occhi che scrutano tutto e mani che possono toccare tutto, per questo nessun nome qui e' reale.
Dieci minuti fa il comandante Praxedis ha allertato: entriamo nella zona calda. Le camionette si mettono a zig-zag e bloccano il passaggio. Un cielo rosso, illuminato dalle fiamme dal camino di un impianto a gas vicino a Cadereyta. Disegna i contorni marini che delimitano il perimetro. I fari e le torce a mano rompono l'oscurita'. Sulle pareti ai lati ci sono altre scritte: “Qui si cammina al mille per cento. Territorio C.D.G.” e “Salganle al toPon Att el Loko Zetas”.
“Intercettiamo alcuni messaggi. Dicono che 200 guappi stanno arrivando (da Tamaulipas) per dare man forza alla guerra contro “Los Mugrosos” (i sudici), come quelli del Golfo chiamano i Los Zetas. Poi, grazie alle informazioni che riceviamo dalle denunce dei cittadini, abbiamo smantellato le case sicure dove quelli del Golfo si sono trincerati per avanzare verso la città e far fuori Los Zetas. “, cosi' il comandante Praxedis mentre controlla la zona.
Dietro al Cerro de la Silla, emblema della capitale dove e' concentrata la maggior parte del potere industriale ed economico del Messico e dove vivono le persone piu' ricche, una battaglia si combatte giorno e notte, dove gli strateghi delle forze federali rappresentano uno degli ultimi bastioni per contenere l'avanzata della violenza. E' il triangolo che formano a sud-est le strade Santiago-Cadereyta e Jimenez-Allende, fuori della zona metropolitana. E piu' ad est c'e' Guadalupe.
La Marina Militare del Messico e' impegnata in questo nuovo fronte della guerra che si e' aperto da poco piu' di tre settimane. Questa zona e' controllata dai Los Zetas cosi' come la maggior parte del sud, est e nord della zona metropolitana di Monterrey, ma ora il cartello del Golfo si contende il territorio. Sono state individuate anche alcune cellule del cartello di Sinaloa che sono penetrate in citta' a combattere anche loro contro “quelli dell'ultima lettera”.

Reclutano i giovani
Grazie agli arresti effettuati dalle forze federali, si sa che il profilo dei delinquenti reclutati dai cartelli e' quello di gente giovane, tra 17 e 26 anni, essenzialmente uomini, anche se ogni volta ci sono sempre piu' donne arruolate come informatrici. Ogni persona in grado di sparare e' equipaggiata con un mitragliatore AK47 (corno di capra) calibro 762, cinque caricatori con 30 pallottole ognuno, una pistola -calibro 9mm, 38 o 40- anch'essa con cinque caricatori e tre bombe a mano.
“Sono ben armati. Il calibro 762 e' di quelli proibiti da Nato e trattati internazionali per i danni che provocano a chi e' colpito. Ogni volta che ne sentiamo uno, non abbiamo paura ma lo “rispettiamo”. Combattiamo contro i “corni di capra” grazie ad un equipaggiamento con fucili M-16 con calibro piu' basso: loro si muovono in camionette blindate e altre modifiche che le trasformano in mostri, con una di esse possono fermare o far scappare una nostra unita', che non ha mezzi blindati in dotazione”, dice il comandante Praxedis mentre avanza con la sua unita' di 20 uomini e cinque veicoli.
“Un giorno, grazie ad un falco (donna informatrice) siamo andati in una casa ritenuta sicura. Era una trappola e ci hanno teso un'imboscata, ma grazie ad una particolare tattica siamo riusciti a liberarci e ci hanno raggiunto i rinforzi con anche un elicottero, ma abbiamo dovuto combattere e confrontarci coi due cartelli”.
“Noi siamo mobilitati contro la violenza dei Los Zetas, ma quelli del cartello del Golfo ne approfittano per accaparrarsi maggiore territorio. Noi lottiamo anche contro questi. Una volta abbiamo catturato quattro narcos del Golfo che avevano fatto un sequestro, e la gente del posto ci ha applaudito. Comunque noi eravamo li' solo per fare il nostro lavoro”.
Il convoglio avanza per la “Carretera 85”, all'altezza del municipio di Santiago dove il 18 agosto del 2010 il Sindaco Edelmiro Cavazos fu sequestrato dalla polizia locale che era al soldo dei Los Zetas e fu assassinato, e ci sono diverse scritte, che fanno riferimento ad alcuni cartelli, con sigle come C.D.G. E Z. Vuol dire che loro stanno da queste parti, invisibili ma in grado di comunicare per radio in ogni momento dove sono i militari, dove vanno, se hanno civili nei loro mezzi, se hanno alcuni arrestati, se frenano, se svoltano”.

“La Pelirroja” (quella coi capelli rossi)
In Nuevo Leon essere un falco e' un reato, ma ora i delinquenti si sono meglio organizzati. Le frequenze radio sono sostituite da Nextel, parlano in codice, non si chiamano per nome e danno uno pseudonimo a tutto: ai militari della marina li chiamano “popeyes”, “los del agua” (quelli dell'acqua) e le proprie camionette le chiamano “las rapiditas” (i lampi) o “las grises” (le grigie). Gli informatori dei due cartelli continueranno nella loro attivita' finche' i militari saranno tornati alla loro base.
“Quelli del Golfo sono riusciti a far arrivare in citta' un gruppo di quasi diciottenni e sono ripresi gli omicidi. E' stata la reazione all'assassinio de La Peliroja, sentimentalmente legata ad un leader del cartello di Tamaulipas che Los Zetas avevano appeso ad un ponte. Ora ne hanno inviato di piu' per combattere strada per strada e controllare l'area metropolitana, dice uno stratega il cui nome non puo' essere rivelato.
Da quel momento in poi Monterrey si e' riempita di morti. Ce ne sono stati 33 in un solo giorno, il piu' violento dal 2007. Alcune persone sono state appese vive ai ponti e uccise con colpi d'arma da fuoco a distanza. Ad altri hanno dato fuoco. E' la guerra, che a Monterrey ha scatenato il diavolo. L'escalation della violenza e' in aumento. E il governo regionale si sforza per rimuovere le tracce delle battaglie. Cancella scritte, rimborsa i danneggiati e pulisce il sangue.
“Invece di confrontarsi, si mette a pulire. Come se nulla fosse successo. Qui la violenza appare col sopraggiungere della notte, ma a volte anche durante il giorno quando i cartelli si incontrano e “se dan los topones” (combattono fra di loro). A volte noi ci siamo ritrovati in mezzo. Cerchiamo di far fare la pace fra di loro ma siamo attaccati da entrambi”, dice il comandante Orlando. A gennaio ho dovuto ricostruirmi un ginocchio perche' un proiettile di un “corno di capra” me lo aveva mandato in frantumi.
Il caldo arriva quasi a 40 gradi. Sono le 13. Nel suo convoglio, con giovani di 20 e 21 anni, ci sono sette feriti allo stomaco. Procedono per il municipio di Guadalupe, la zona sud che devono pattugliare, e che preferirebbero farlo di notte. Un combattimento di giorno e' un inferno. Oggi c'e' calma. Ma ricordate, dice, chi cerca trova, e cosi' a volte si verificano “los topones” (gli scontri).
Secondo la direzione delle forze armate, questi sono i luoghi della zona metropolitana di Monterrey che sono sotto controllo dei Los Zetas: San Pedro Garza García e Guadalupe (a sud), Apodaca (est) e San Nicolás de los Garza e General Escobedo (nord), mentre a ponente e in parte del centro della capitale, prima che fosse dichiarata la guerra, vigeva una spartizione con altri cartelli come quello del Golfo e di Sinaloa. A Guadalupe e Apodaca si registra il maggior numero di violenze.

(articolo di Alberto Torres e Francisco Gómez, pubblicato sul quotidiano El Universal del 11/07/2011)
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