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I narcos di nuova generazione in Colombia. Tra fiction e realta'
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Articolo di Redazione
17 settembre 2017 17:36
 
 La nuova stagione di Narcos ha recuperato la figura di Gilberto Rodriguz Orejuela, il capo del cartello di Cali’, la cui eco piu’ potente di quella di Pablo Escobar e’ finita nel 2004 in un carcere degli Usa. Netflix ha bisogno di molti anni di streaming se intende far circolare la storia delle mafie che sono succedute a El Ajedrecista. Le fiction sui baroni delle droghe proliferano in Rete, televisione, cinema e libri, e contribuiscono al continuo feedback di quella che e’ conosciuta come narcocultura. Ma, nel contempo, il narcotraffico e’ presente nella sua attualita’, piena di lutti: un problema politico e di sicurezza che non smette di attraversare la societa’ a diversi ed inaspettati livelli.
Mentre a Medelln esiste il Narcotour, un progetto creato da Mauricio Builes che vuole riproporre quanto accadeva nei giorni di Pablo Escobar a partire dalle persone coinvolte, nella regione di Uriba, a 500 km da Bogota’, il clan del Golfo sfida lo Stato colombiano con una potenza che non puo’ che essere equiparata a quello che accadeva nel Paese alla fine degli anni 80 e inizi degli anni 90. Erede delle formazioni paramilitari dell’estrema destra, il gruppo diretto da Dario Antonio Usuga David, alias Otoniel, e’ arrivato a contare piu’ di 2.000 uomini armati, una forza maggiore di quella guevarista dell’Ejército de Liberación Nacional (ELN).
Il governo del presidente Juan Manuel Santos ha lanciato contro il clan del Golfo l’operazione Agamenon. Chiamata con il nome dell’eroe della guerra di Troia, solo contro Achille nell'Iliade, la caccia al nemico pubblico uno dello Stato ha poco a che fare con le affinità letterarie: si tratta, per le autorita’, di una lotta coi i contorni quasi mitici. Per questo coinvolge 1.200 poliziotti, molti di piu’ dei 500 utilizzati per il Bloque de Busqueda per combattere contro Pablo Escobar.
Mille sicari catturati
Negli ultimi anni sono stati catturati piu’ di 1.000 sicari e collaboratori di Usuga David. E sono state sequestrate decine di tonnellate di cocaina, distrutti 67 laboratori per la lavorazione degli alcaloidi e sequestrati 156 beni, tra cui una poderosa fattoria di bestiame che era l'orgoglio del bestiame del Paese. Le forze speciali hanno recuperato 130 milioni di dollari dalle mani dei narcos di quarta generazione. Gli specialisti assicurano che in tutti gli anni di lotta contro i grandi cartelli di Medellin e Cali’, mai fu sequestrato tanto denaro.
Realta’ ed intrattenimento a volte sfocano le proprie distanze. Il clan del Golfo ha deciso di rispondere con il “plan pistola” e uccidere con le rappresaglie i poliziotti che cercano di frapporsi alle loro attivita’. Sono anche responsabili degli assassini di numerosi leader sociali. Tutto questo accade quasi nello stesso tempo in cui le trasmissioni televisive tipo soap opera colombiane, cercano di ricreare il mondo dei narcos. Mentre arriva Narco 3, gia’ si parla di Alias JJ, una produzione dell’emittente Caracol su Jhon Jairo Velasquez, Popeye, ex-capo dei sicari di Pablo Escobar. Alias JJ ripete in questo senso lo stesso percorso tracciato da “Sin tetas no hay paraíso” (Senza tette non hai paradiso), El cartel de los sapos (il cartello dei rospi), Escobar, el patrón del mal (il patron del male), El Capo, “La viuda de la mafia “ (la vedova della mafia): con sesso, droghe e molta morte. Per Omar Rincòn, ricercatore della Universidad de los Andes, di Bogota’, non si puo’ fermare il condizionamento delle narco-novelle. I colombiani le vogliono. Il problema non e’ censurarle. “Vanno seguite perche’ la storia e’ una ragnatela di relazioni e la fiction e’ il miglior modo per raccontarla, solo che vanno diversificati i punti di vista, non solo far fede alla verita’ dei narcos, senza cercare gli altri punti di vista”.
Lo scrittore, saggista ed editorialista di El Espectador, Héctor Abad Faciolince, si domanda da quasi un quarto di secolo se la Colombia stia assistendo ad “una narcotizzazione del gusto”. L’autore dei romanzi “Basura y Asuntos” (Spazzatura e cose), di un nobilta’ dissoluta, non poteva prevedere fino a che punto avrebbe parlato anni dopo di narcocultura, in cui confluiscono le estetiche del “nuovo ricco” nordamericano e l’uomo della campagna di Antioquia diventato milionario.
La fotografa Manuela Henao ha posto, a sua volta, l’attenzione su uno degli aspetti piu’ stridenti di questa narcocultura: i suoi archetipi femminili. Henao ha sezionato il canone femminile dei capi, dove la donna e’ relegata ad una funzione decorativa che si costruisce sulla base di interventi chirurgici e trattamenti di bellezza. Non a caso, la sua collezione di immagini si chiama Beauties. Secondo la Societa’ internazionale di Chirurgia Plastica estetica, la Colombia e’ il sesto Paese al mondo in cui si praticano maggiori trattamenti di estetica.
La narcocultura facilita il fatto che un personaggio come Popeye si converta in star dei social network ed aspiri ad essere candidato al Senato. La “memoria viva” del cartello di Medellin, come gli piace esser chiamato l’uomo che ha portato alla morte quasi 300 persone, ha quasi 500.000 like su YouTube. E dopo aver scontato 23 anni di carcere, aspira a seguire la stessa politica dell’ex-presidente di destra Alvaro Uribe e far parte del suo partito, Centro Democratico. I suoi fan, nella maggior parte, sono giovani per i quali il cartello di Medellin non e’ una realta’ storica, ma l’argomento di una serie televisiva.
Il passato puo’ essere analizzato nei minimi particolari. La situazione, d'altro canto, si presenta come una grande sfida. Il segretario aggiunto di Stato degli Usa per la Sicurezza e la Lotta Antinarcotici, William Brownfield, ha messo sull’allerta sui possibili “problemi politici e bilaterali” dell’Amministrazione Trump con la Colombia se non si ferma “prontamente” l’aumento della produzione di coca. Le coltivazioni illegali hanno raggiunto l’estensione record di 188.000 ettari, con una potenziale produzione di cocaina di 710 tonnellate, secondo i calcoli nordamericani.
Record di overdosi
Nel 2016 la Colombia ha prodotto 910 tonnellate, una cifra senza precedenti che rappresenta anche un incremento del 35% rispetto al 2015 e triplica i dati del 2012. Il 92% di questa droga proveniente dalla Colombia, e’ stata importata in Usa nel 2016, con l’obiettivo che fosse li’ consumata. Le morti per overdose hanno toccato un livello massimo di 6.784 in tutto il territorio Usa durante il 2015. “Il narcotraffico non si puo’ combattere in una sola nazione, c’e’ chi compra e c’e’ chi vende, cosi’ come esistono le situazioni che consentono di trasportare questo tipo di prodotti illegali; e’ per questo che dobbiamo lavorare per venire a capo di queste mafie”, ha ricordato il vicepresidente e generale Oscar Naranjo.

(articolo pubblicato sul quotidiano Diario Córdoba del 17/09/2017)
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