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 ITALIA - ITALIA - Nella Ue, in Italia ... il primato della scienza sulla politica?
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Articolo di Vincenzo Donvito
1 maggio 2003 18:24
 
Dopo che nelle settimane passate il Parlamento europeo si era pronunciato che sembrava una succursale del Parlamento italiano, vietando tutto cio' che era possibile vietare. Ecco che in questo scorcio di primavera avviata, succede qualcosa.
A fine anno scade la moratoria Ue (voluta anche dall'Italia) per il finanziamento delle ricerche con gli embrioni sovrannumerari, e una specifica commissione interministeriale ha cominciato a porsi il problema del che fare. La cronaca dei fatti, dove svetta la conferma del ruolo negazionista dell'Italia, e' interessante per capire che aria tira, sempre in Italia e nel contesto comunitario.

In Europa non vorremmo essere nei panni del commissario comunitario alla ricerca Philippe Busquin, che dovra' districarsi in non sappiamo quali equilibri per cercare di ottenere cio' che auspica (la revoca della moratoria), senza arrivare a spaccature della presunta armonia: l'Italia che dovra' assumere il prossimo semestre di presidenza dell'Unione, ha esplicitamente detto di porsi come alfiere del rinnovo della moratoria, e una decisione in controtendenza con la presidenza di turno, non e' probabilmente una posizione comoda. Vedremo. Siccome non ci aspettiamo quasi nulla in termini normativi ed istituzionali dall'Ue, e tutto sommato cio' che piu' ci interessa -nell'immediato- e' che ci siano piu' soldi possibili per la ricerca in materia . se per avere questi contributi si arrivera' a non sappiamo quali spaccature e sfilacciamenti della presunta (in senso piu' generale) unita' dei Paesi membri, non ci strapperemo le vesti. Questo divario/spaccatura tra scienza/conoscenza e istituzioni/potere non sarebbe il primo registrato nella storia dell'umanita': e siccome la scienza/conoscenza e' sempre andata piu' vicina alle esigenze degli esseri umani che non le istituzioni (trascinando con se' queste ultime in fasi successive), non possiamo che auspicare che cio' accada. Attendere un processo al contrario sarebbe suicida per la ricerca, un patto mortale per i malati e gli umani tutti. Auspichiamo, quindi, un primato della scienza rispetto alla politica.

In Italia la Commissione Nazionale di Bioetica ha posto il divieto su cio' che poteva vietare, con una frangia di oppositori minima (dieci su quarantadue presenti durante il voto) che, pero', se rapportata ai numeri presenti in Parlamento per un eventuale consenso all'uso degli embrioni sovrannumerari, e' roba da giganti. I nostri dieci, a differenza di quasi tutti i politici in Parlamento, non manifestano problemi di equilibri all'interno dei rispettivi poli di appartenenza, per cui non si bendano gli occhi e il cervello per accondiscendere al potere di maggioranza o di opposizione.
Ma, al di la' delle testimonianze in questo Comitato, e prendendo atto del dimenticatoio che e' scattato agli incoraggianti esperimenti del San Raffaele di Milano che -come previsto, purtroppo- al di la' della notizia di cronaca non sembra abbiano aperto una qualche riflessione su metodi e prospettive della ricerca in materia, e pur con le autorevoli e interessanti voci di dissenso che si sono levate in campo scientifico (e politico? Se ci sei batti un colpo . oltre, ovviamente, ai Radicali) . dire che "siamo al palo" e' una tragica presa d'atto.
Forse occorrera' una iniziativa delle Regioni (li' dove si trovera' qualcuno disponibile), ma bisognera' ricordarsi che le Regioni italiane non sono istituzionalmente come gli Stati degli Usa, per cui si trattera' solo di una tendenza; niente su cui costruire, per esempio, cio' che accade in California rispetto al Governo di Washington.
Ricordandoci, pero', che in Italia come nelle Regioni della Penisola, auspicando anche qui il primato della scienza sulla politica, e' molto difficile anche il pur minimo risultato.
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