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NERO SU BIANCO: QUASI UNA MAGIA?
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Articolo di Annapaola Laldi
15 gennaio 2002 0:00
 
Da quando abito in provincia, scorrazzo sui treni che e' un piacere col mio abbonamento ferroviario rigorosamente annuale, che mi consente di saltare, senza problemi, sul primo convoglio che passa.
E' cosi' che molto spesso arrivo in stazione all'ultimo momento e quindi non ho agio di osservare cio' che vi accade.
Ma, talora -e in certi periodi di frequente- il treno e' in ritardo, e allora mi metto a camminare su e giu' per la pensilina, e, anche se non ho di me la percezione di essere una attenta osservatrice, qualcosa mi capita pur di osservare.
E' cosi' che, il 30 dicembre, all'imbrunire, fra il lusco e il brusco, vedo la fontanella sul marciapiede di fronte perdere acqua. Dato che considero l'acqua un bene prezioso che non va assolutamente sprecato, e dato anche che l'altoparlante aveva appena finito di annunciare un ritardo di dieci minuti del mio treno, colgo l'occasione per verificare di persona il motivo della perdita, e constato che la manopola del rubinetto non esiste piu'.
Segnalo subito la cosa a un addetto delle pulizie di stazione, un giovane africano, il quale, in quasi perfetto accento toscano, si rammarica con me della perdita di tutta quell'acqua e mi informa che lui ha gia' segnalato il fatto al responsabile di stazione.
Il 31 dicembre sono di nuovo li'; la perdita continua, e la segnalo a un ferroviere, il quale, a sua volta, si dice d'accordo con me, aggiungendo anche la considerazione che il costo in denaro di quello spreco gravera' su tutti quanti, sia come cittadini sia come utenti delle FS spa, e afferma di avere anche lui segnalato la cosa.
E siamo al 1° gennaio 2002. Posso evitare di prendere un trenino per Capodanno? No, di certo. La mattina, a discreta buon'ora, sono li' un'altra volta con la mia nevrosi ferroviaria, e la fontanella continua a perdere. Quanti metri cubi di acqua buona saranno finiti nelle fogne? Quante decine di migliaia di lire (pardon, centinaia di euro) sara' gia' costata questa incuria?
Approfitto del fatto che alla biglietteria non ci sono utenti, e faccio le mie civili rimostranze all'addetto. "Sono gia' venuti a dircelo altri viaggiatori come Lei", mi risponde. E aggiunge: "Forse Le conviene parlare direttamente con il responsabile di stazione". Ma oggi e' Capodanno e lui non c'e'. Bene, a domani.
La mia ricerca di questo responsabile va a vuoto il 2 e il 3 gennaio mattina. Non c'e', non si trova, era qui ora.......ma perche' lo vuole.... Si', si', lo sappiamo che perde...... ha proprio ragione.......uno spreco, una spesa....
La sera del 3 gennaio, mentre la fontanella continua a versare il suo ormai consueto e gelido fiume di lacrime, consentendo cosi' da giorni la formazione di una lastra di ghiaccio tutt'intorno -pericolosa insidia per chi non ci vede bene o anche e' solo distratto-, sempre civilmente mi arrabbio. Con me stessa. E alle 19:45, quindici minuti prima che la biglietteria chiuda, chiedo il libro dei reclami.
Che non e' un libro, ma un foglio prestampato, dove le FS spa si dichiarano subito spiacentissime di non aver saputo soddisfare a pieno le esigenze del viaggiatore, al quale chiedono nome, cognome, indirizzo, telefono, estremi del "titolo di viaggio" (che sarebbe il biglietto), e, facoltativamente (bonta' loro), anche eta' e professione.
E cosi' descrivo quanto ho potuto osservare in quei cinque giorni, concludendo con la speranza "di un pronto, ancorche' tardivo, intervento" che metta fine a tutto quello spreco di acqua e di soldi.
Questa volta non ho preso treni per tre o quattro giorni, ma, quando sono tornata in stazione, meraviglia delle meraviglie, la fontanella non perdeva piu' acqua.
Non voglio sopravvalutare l'importanza della segnalazione scritta. Sono propensa, anzi, a credere che sia stata una coincidenza.
Pero' devo anche aggiungere che, se lo e', e' gia' la seconda coincidenza che si verifica in meno di un anno.
Perche' sempre alla medesima stazione, nel marzo 2001, dopo circa un mese che due macchinette obliteratrici su tre erano guaste, la riparazione avvenne due giorni dopo che avevo -un'altra volta- segnalato per scritto la cosa.
Senza incorrere nell'illusione di essere una sottospecie di Paperinik, credo pero' che la SEGNALAZIONE SCRITTA di cio' che non va (o ci sembra che non vada) a CHI HA LA RESPONSABILITA' del buon funzionamento dei servizi sia l'unica possibilita' per la persona comune di incidere positivamente almeno un poco sull'andamento delle cose. Perche', ovviamente, di fronte allo scritto nessuno puo' dire: non lo sapevo, me lo sono dimenticato, e cose simili.
C'e' pero' -e me ne accorgo ogni volta- come una riluttanza ad agire in questo senso. Spesso, anche a segnalare la cosa a voce, a dire, magari, semplicemente: "Scusi, se n'e' accorto che...?".
Mettere nero su bianco, poi, risulta particolarmente complicato.
Che cos'e' che frena?
La fretta? Ma, orologio alla mano, esporre brevemente il fatto -perfino in stampatello- richiede davvero al massimo cinque minuti.
O piuttosto la riluttanza a dare le nostre generalita' a una "autorita'"?
E' per questo, forse, che, proprio quando non ne possiamo piu', preferiamo rivolgerci ai giornali o a un'associazione? Ma questo genere di segnalazioni possono semmai rendere piu' forte la rimostranza diretta, ma certo non la sostituiscono.
Il timore di essere criticati, presi in giro, considerati, magari, dei fissati o dei rompiscatole da gente che ci tocca poi di incontrare ogni giorno? Ma, a ben osservare, non siamo, a volte, in parecchi a mugugnare su quella certa cosa che non va?
O, forse, quello che ci frena e' la paura di fronte alla nostra rabbia o al nostro sdegno in quel frangente? La paura di usare termini, parole che potrebbero farci passare "dalla ragione al torto"?
Ma, allora, non si puo' trovare un modo educato, civile, di esprimerci?
E, ogni volta che ci costringiamo a tacere, a non esporci, di fronte a una ripetuta evidente trascuratezza o scorrettezza, non e' forse vero che, lungi dal diminuire, la rabbia aumenta, e il nostro sangue si fa piu' cattivo?
E, di contro, fare civilmente cio' che e' in nostro potere (anche se la semplice descrizione dei fatti ci sembra poco), non puo' rappresentare anche psicologicamente la giusta valvola di sicurezza?
Oltre, naturalmente, a fornire ai responsabili lo stimolo -forse addirittura obbligarli- a riparare o correggere quanto risultava trascurato o sbagliato.
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