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La nuova generazione di narcotrafficanti in Colombia
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Articolo di Redazione
11 ottobre 2013 18:01
 
Nel suo angusto appartamento a Bogota', Dario sorveglia i suoi fornelli come il latte sul fuoco. Non e' un cuoco, ma un venditore di droga che sta preparando la sua cocaina, testimone di una nuova generazione di trafficanti, sia discreta che ambiziosa.
Viso paffuto, taglio di capelli alla moda, vestiti sportivi, questo giovane uomo di 26 anni non ha piu' niente dei trafficanti di droga (“traquetos”) tradizionali, espressione dei potenti cartelli colombiani degli anni 80, che portavano un crocifisso d'oro sul petto, circondati da donne prosperose.
“Non vale la pena esibirsi. Preferisco mantenere un profilo basso e vivere semplicemente”, confida all'agenzia France Presse (AFP) Dario che, dopo dieci anni che e' gia' in carriera, si prende sempre cura di “cambiare sempre angoli di strada” per vendere cocaina, cannabis o altre sostanze di sintesi.
Non una fidanzata, pochi amici, la maggior parte dei quali ignora la sua attivita'. Per non attirare l'attenzione dei vicini, fa anche qualche lavoro come venditore. “E' bene avere una piccola facciata. Si creano sospetti quando non si lavora, e la gente ama tanto il gossip”.
La sua infanzia lo ha precipitato piuttosto presto in questo mondo di clandestinita', quando i suoi genitori portavano delle foglie di coca di una “qualita' straordinaria” dalla Sierra Nevada. “Ho un po' ereditato questo commercio”, dice sorridendo.
Il mondo della violenza, anche. Dopo la morte del suo patrigno, ucciso da delle milizia paramilitari, sua madre ha fatto i bagagli ed ha raggiunto la corte di milioni di “spiazzati” dal conflitto armato che scorre nel Paese dopo la creazione, 50 anni fa, delle guerriglie comuniste.
Lui non abbandona la filiera. Grazie a dei contatti, si e' progressivamente costruita nella capitale una rete di fornitori e di rivenditori, recandosi a “tutte le feste nazionali" per proporre i propri prodotti.
Mischiata con dell'acetone, la cocaina gli arriva in forma liquida, che lui pone spesso in un piatto di ceramica sopra il fuoco, talvolta nel forno a microonde, si' da ottenere la polvere bianca.
In questo periodo, la vendita al dettaglio in Colombia, circa 30 dollari al grammo, e' diventata un di piu' per questo giovane trafficante che sogna ormai di espandersi all'estero. Non in Usa o in Europa. “Troppi rischi, hanno una politica antidroga impressionante. E' per questo che abbiamo deciso di aprire un altro mercato”.
Il nuovo Eldorado si chiama Asia. Dall'inizio dell'anno, Dario ha preso contatti con degli emissari venuti dalla Corea del Sud, che hanno, secondo lui, dei complici con dei doganieri in vari aeroporti.
“Funziona molto bene con loro, e una volta che si e' la', si puo' distribuire nel resto della regione” assicura Dario, evocando guadagni mensili di diversi milioni di pesos. Una piccola miniera per la Colombia, dove il salario minimo non va oltre i 600.000 pesos (300 dollari).
La procedura di esportazione e' semplice. La cocaina e' nascosta in dei quadri e la si recupera dalla tela degli stessi che prima e' stata immersa nell'acetone.
Per Dario gli affari non stanno per fermarsi. La vittoria della guerra contro la droga? Non ne ha davvero paura. “Non e' una cosa che accadra' domani, perche' tutto il mondo ne e' complice, basta solo corrompere”.
Gli attuali negoziati di pace con la guerriglia delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia), che hanno come obiettivo l'eradicazione delle coltivazioni di coca, non gli creano preoccupazione. Per lui si tratta di un “circo mediatico” organizzato dal secondo produttore mondiale di cocaina.
Nei suoi sogni sul futuro, forte di un considerevole capitale, non esclude che un giorno possa riprendere i suoi studi di cucina, la sua passione, o di psicologia che ha studuato all'Universita' Javeriana, una delle piu' prestigiose di Bogota'.
E di mettere fine alla “paura latente” di farsi catturare. In Colombia, i trafficanti corrono il rischio di prendersi fino a trenta anni di prigione.

(articolo di Philippe ZYGEL per l'agenzia stampa France-Presse -AFP- del 10/10/2013)
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