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La nuova moda. Ciò di cui ha bisogno la Turchia è un paio di baffi!
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Articolo di Redazione
2 novembre 2017 12:11
 
 In questi giorni, per i politici conservatori in Turchia è “in” portare i baffi. Come è “trapelato”sulla stampa vicina al regime, l’epidemia ha avuto inizio l’anno scorso. Il segretario di Stato dei servizi segreti, durante il colloquio settimanale, ha chiesto al presidente della Turchia il permesso di farsi crescere la barba. “La barba è fuori luogo, per i baffi, va bene” é stata la risposta. Al capo gabinetto, appena sopraggiunto, Erdogan ha chiesto: “Perché Lei non porta i baffi?” Al funzionario non é rimasto che rispondere: “Come desidera”. L’appuntamento successivo era col Vice premier, anche lui senza barba. E anche lui ha lasciato la conversazione con la condizione di farsi crescere un paio di baffi. Sull’onda della campagna scattata per uno scherzo, centinaia di uomini si sono fatti crescere i baffi. Un deputato, un costituzionalista, ha dichiarato con orgoglio che Erdogan lo ha indicato come “uno che detta la moda” in fatto di barba. Di seguito Erdogan ha raccomandato anche ai giornalisti lealisti di farsi crescere un paio di baffi. Uno ha creduto di poter trovare una scusa: “A me vengono come dei baffi da gatto”, ma Erdogan gli ha risposto: “I baffi dei gatti sono molto carini”.
Le barbe, nell’Islam, sono considerate una dote naturale. E’ precetto che i baffi siano corti in modo che sia “visibile il rosso del labbro superiore”.
Anche nei comuni si sta imponendo questa moda. Dietro ad essa c’è la perdita di voti del partito di governo nelle grandi città. Nel più recente referendum Erdogan, per la prima volta, ha perso i bastioni di Ankara e Istanbul. Adesso, di fronte alle elezioni presidenziali del 2019, vuole deporre i Sindaci eletti. Il Sindaco di Istanbul si è dimesso il mese passato pieno di accuse. Ma Melih Gökçek, sindaco di Ankara dal 1994, che si è accattivato, coi baffi, le simpatie di Erdogan, insieme con un altro paio di Sindaci, si rifiuta di andarsene. Nonostante una pressione del Palazzo durata settimane, le sue dimissioni non arrivano. “Sarà fatto quello che è necessario”, ha annunciato Erdogan. E immediatamente ha preso il via una campagna contro il sindaco dell’AKP [partito per la Giustizia e lo Sviluppo]. Il nuovo candidato, nel frattempo, si arriccia i baffi appena spuntati e aspetta il suo insediamento.

(articolo di Can Dündar, pubblicato su “Die Zeit” del 28 ottobre 2017)
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