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Obama ribadisce appoggio a politica messicana contro i narcos: contraddizioni e smentite
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Articolo di Vincenzo Donvito
23 luglio 2011 13:26
 
La violenza estrema che colpisce il Messico e' conseguenza dell'elevata domanda di droga in Usa. Cosi' il presidente Barack Obama reiterando l'appoggio della sua Amministrazione alla lotta del Governo messicano contro i cartelli delle droghe.
“Se c'e' un'elevata domanda di droghe, non dobbiamo continuare a vedere solo droghe, ma soprattutto la violenza connessa al narcotraffico”, ha detto il presidente ribadendo l'impegno del suo Paese per ridurre la domanda.
Mentre partecipava ad un pubblico dibattito in Maryland, College Park, ad Obama e' stato domandato perche' gli Usa continuano nella propria politica proibizionista, invece di dare appoggio alla legalizzazione delle droghe, cosi' come e' accaduto in Portogallo, che dal 2001 ha abolito i reati penali connessi a possesso di droga per uso personale.
Nella sua risposta Obama ha insistito sulla necessita' di mantenere l'attuale strategia basta su proibizione, cure e prevenzione:
“Non possiamo concentrarci solo sulla proibizione, perche' francamente, indipendentemente da quanto bene facciamo il nostro lavoro concentrandoci su di essa, se c'e' un'elevata domanda di droghe non possiamo prendere in considerazione solo il consumo di stupefacenti, ma anche e soprattutto la violenza connessa al narcotraffico. Questo, ovviamente, si e' trasformato in un problema estremo per il Messico”.

Contraddizioni...
Giusto un mese fa un gruppo di parlamentari guidati da Ron Paul e Barney Franck, rispettivamente repubblicano e democratico, ha presentato una proposta di legge che dovrebbe consentire agli Stati di “legalizzare, regolamentare, fiscalizzare e controllare coltivazione e commercio della marijuana senza interferenza del Governo federale”. Iniziativa che sottolinea le profonde contraddizioni nell'ambito di una strategia che vede il Governo di Obama impegnato per impedire la legalizzazione di droghe leggere come la marijuana, mentre il consumo di questa sostanza a fini medici e' gia' legale in almeno 15 Stati degli Usa.
Lo scorso 2 giugno ha avuto un notevole rilievo mediatico la Global Commission on drugs, che e' composta da personaggi illustri come l'ex-segretario dell'Onu Kofi Annan, gli ex-presidenti di Brasile, Colombia e Messico (Henrique Cardoso, Cesar Gaviria e Ernesto Zedillo), scrittori come Carlo Fuentes e Mario Vargas Llosa, dopo che si 'e pronunciata per il cambio di strategia in materia ed ha esplicitamente parlato della necessita' di decriminalizzare doghe leggere come la marijuana.
Rilievo a cui si e' aggiunto l'ex-presidente Usa James Carter che, in un articolo pubblicato il 17 giugno scorso sul New York Times, ha scritto della necessita' di depenalizzare il consumo di marijuana. Ricordando che gli strateghi che avevano avviato la politica proibizionista risalgono alla presidenza di Richard Nixon, con le carceri che hanno accolto piu' di 2 milioni di persone, Carter ha ha evidenziato il “terribile risultato che ha avuto come conseguenza la guerra contro le droghe, con un'escalation di violenza e la violazione dei diritti umani in diversi Paesi dell'America Latina”.

Smentite...
La cattura o la morte dei capi dei principali cartelli in Messico non ha alcun effetto sul traffico delle droghe verso gli Usa, poiche' la lotta del governo federale al crimine organizzato, incentrata sulla decapitazione dei gruppi criminali, risulta inefficace per porre fine a questo business.
Cosi' uno studio dell'Ufficio delle dogane e della Protezione frontaliera (CBP) dopo aver analizzato i dati sul transito delle droghe illegali alla frontiera sudovest degli Usa tra il 2009 e il 2010.
La ricerca rileva che “non esiste nessun motivo ufficiale e apprezzabile che evidenzi una correlazione tra aumento o diminuzione dei sequestri di droghe e la eliminazione di personaggi chiave nelle organizzazioni dei narcotrafficanti”.
L'impatto zero nel flusso delle droghe verso gli Usa -valuta il CBP- si deve al fatto che le operazioni di trasferimento sono affidate a persone che sono incaricate di compiti specifici, limitando in questo modo il danno che potrebbe essere causato all'organizzazione con l'arresto o la morte di alcuni capi della catena.
Questo tipo di operazioni, proprio per la quantita' di droghe che si muove da una parte all'altra delle frontiere, ha bisogno di piu' di un personaggio chiave per coordinare e controllare tutto il processo.
“Mentre la cattura o la morte di personaggi chiave dei cartelli puo' avere ripercussioni a largo raggio nel controllo e nella vita di una specifica organizzazione criminale, non c'e' nessun indicatore che ci dica che ci sia un impatto sui flussi di droghe verso gli Usa”, dice il documento che, nei giorni scorsi, e' stato reso pubblico dal gruppo anonimo di hackers LulzSec.
La CBP fa sapere che l'unico periodo in cui il flusso di marijuana da Messico e Usa si riduce, e' ogni anno quello dei mesi estivi, per il fatto che si chiude il periodo della raccolta delle piante.
Il documento della CBP assicura che l'unica variabile che abbia un impatto nel flusso delle droghe e' il cambiamento dei cicli agricoli del Messico e non certo gli arresti dei capi dei cartelli.
“In generale, una quantita' fissa di droghe entra di contrabbando attraverso la frontiera sudovest degli Usa, sempre e quando c'e' una sufficiente fornitura in Messico”, dice il documento.
Tra il 2009 e i primi mesi del 2010, il Governo federale messicano ha assestato severi colpi ad alcuni dei cartelli delle droghe che operano nel suo Paese: sono stati arrestati Vicente Carrillo Leyva, Vicente Zambada Niebla e Arturo Beltrán Leyva. Inoltre sono stati catturati Filiberto Parra Ramos e Teodoro García Simental.
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