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Oceani. Dieci dati per riassumere la posta in gioco e i rischi
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Articolo di Redazione
8 giugno 2018 13:24
 
 E’ al summit della Terra, a Rio de Janeiro nel 1992, che fu lanciata l’idea di una giornata mondiale degli oceani per ogni anno. L’obiettivo e’ di sensibilizzare sulla posta in gioco nei mari, che si é moltiplicata ed é diventata determinante per il futuro dell’umanità.
L’8 giugno, questa giornata ha per tema: “Puliamo i nostri oceani”. I dati emersi da recenti studi mostrano, essenzialmente, lo stato dei fatti di una gigantesca discarica fluttuante tra le Hawaii e la California e che si estende su una superficie equivalente a tre volte la Francia, e che di questa pulizia ce ne sarebbe proprio bisogno.

Una fonte di attività importanti e vitali
300 miliardi di dollari
E’ il valore annuale (2.560 miliardi di euro) delle attività direttamente legate al mare, cioé il 5% della ricchezza (PIL) mondiale, secondo l’ONU.
200 milioni
E’ il numero di persone sul Pianeta che lavorano nelle attività della pesca marina, secondo l’ONU. Circa il 97% dei pescatori abitano in Paesi in via di sviluppo, secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura).
3,5 miliardi
E’ il numero di persone che dipendono dagli oceani per la sussistenza, secondo Sea Charge, un progetto dell’Unione Europea che cerca di modificare il modo in cui i cittadini europei percepiscono la loro relazione col mare.

I rischi legati alla sovrappesca e alla pesca illegale
20 Kg
E’ il consumo medio, ogni anno per abitante, di pesce nel mondo nel 2016, secondo il Centro di Studi Strategici del mare, cioé il doppio di cinquanta anni fa, situazione che mete sotto pressione alcune specie.
L’11% delle 2.800 specie marine nei Paesi dell’Oceania sono minacciate di estinzione, secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (UICN). Il 31% degli stock di pesce nel mondo erano sovrasfruttati nel 2013, secondo la FAO, situazione che non permette un ricambio, rispetto al 10% del 1974.
20-30%
E’ la parte di pesca cosiddetta “INN” (illegale, non autorizzata o non dichiarata) a livello mondiale, cioé da 10 a 20 milioni di dollari. Oltre la perdita economica, l’impatto ecologico é elevato perché questa pesca non considera né le specie minacciate né gli ecosistemi.
8 milioni
Sono le tonnellate di plastica che sono disperse ogni anno negli oceani -quattro volte di più rispetto al 1950-, secondo “L’Atlante dell’acqua e degli oceani 2017”. Il pericolo sono le microplastiche “generalmente definite come più piccole di 5 mm di diametro”, sottolinea l’UNESCO in un rapporto.
Secondo l’Atlante, 5.000 miliardi di particelle di plastica fluttuerebbero nei mari. Questa plastiche minacciano tutta la catena alimentare, con conseguenze sulla salute degli umani e degli animali.
Questo grande turbinio di plastica é generato dalle correnti che circolano negli oceani. La “Great Pacific Garbage Patch” (la grande placca di rifiuti del Pacifico), rappresenta 3,4 milioni di Kmq.
50%
E’ la superficie del “Great Pacific Garbage Patch", che dovrebbe essere ripulito in cinque anni secondo il progetto The Ocean Cleanup. Ideato dalla olandese “Boyan Slat", questa iniziativa, che dovrebbe essere lanciata quest’anno, prevede una flotta di una trentina di piccole barriere, attaccate ad una enorme ancora fluttuante.
2 miliardi di dollari
E’ grossomodo il costo annuale (1,7 miliardi di euro) delle alghe marine tossiche, secondo un rapporto dell’UNESCO. Esse affliggono gli ecosistemi, e quindi le risorse costiere in pesci e molluschi, ma anche gli umani in virtù delle tossine che producono. L’attività umana gioca un ruolo nella crescita di queste alghe, sottolinea l’UNESCO: per esempio, con l’inquinamento dei cibi.

I mari, fattori di rischio legati al risaldamento climatico
3,5 millimetri
E’ la velocità dell’aumento medio del livello del mare negli ultimi due decenni. Che é in crescita, secondo la piattaforma “Océan et Climat”, un think tank che raggruppa settanta organizzazioni.
Gli oceani sono il principale (al 93%) mezzo di assorbimento delle eccedenze energetiche che risultano dalle attività umane inquinanti. Il suo riscaldamento provoca una dilatazione termica dell’acqua, che fa crescere il livello dei mari, e raggiunge la fonte dei ghiacciai.
“Alcune stime suggeriscono che una crescita media del mare nell’ordine di 60 cm – 1 m, non é da escludere entro il 2100, con tra l’altro delle forti variazioni da una regione all’altra”, secondo Océan et Climat.
600 milioni
E’ il numero di persone che abitano lungo i litorali a meno di 10 metri al di sotto del livello del mare. L’aumento del livello del mare e degli scombussolamenti climatici, mette in pericolo le popolazioni di numerosi Stati costieri, essenzialmente in Asia.

(articolo di Edouard Pflimlin, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 08/06/2018)
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