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 MONDO - MONDO - Onu. Approvata la dichiarazione d'intenti anticlonazione
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Articolo di Donatella Poretti
3 marzo 2005 19:16
 
Il 18 febbraio la commissione affari legali dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato il testo di una dichiarazione politica sulla "clonazione umana".
Una dichiarazione d'intenti, piu' che uno strumento giuridico vincolante, che vari Paesi hanno gia' fatto sapere di non voler rispettare, soprattutto per quanto riguarda i limiti alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Il testo finale, che arriva al termine di quattro anni di battaglie e di una settimana di intensa e infruttuosa attivita' diplomatica per cercare larghi accordi, e' stato approvato dalla commissione giuridica delle Nazioni Unite con 71 voti a favore, 35 contrari e l'astensione di 43 Paesi, tra i quali figurano gran parte di quelli islamici.
Non si tratta di una proposta di trattato sul bando totale alla clonazione, come voleva negli anni scorsi l'amministrazione Bush. E' invece una risoluzione che ora va al vaglio dell'intera Assemblea generale e che, se approvata, sara' l'equivalente di una raccomandazione, senza vincoli legali per i Paesi membri.
Ma il testo finale, elaborato su quello di una proposta di compromesso introdotta dall'Italia lo scorso novembre, richiede comunque ai Paesi di fare i conti con indicazioni precise e in particolare di "proibire tutte le forme di clonazione umana in quanto incompatibili con la dignita' umana e la protezione della vita umana". La risoluzione chiede inoltre di adottare in tempi rapidi tutte le misure legislative necessarie "a proteggere adeguatamente la vita umana nell'applicazione delle scienze della vita" e a "proibire il ricorso a tecniche di ingegneria genetica che possano essere contrarie alla dignita' umana". Nella pagina e mezzo della risoluzione che ha spaccato l'Onu si chiede poi ai Paesi membri di prevenire "lo sfruttamento delle donne nell'applicazione delle scienze della vita".
Il testo e' un'evoluzione della proposta di compromesso italiana, che prevedeva l'esortazione al bando di "ogni tentativo di creare vita umana". Il grosso del lavoro, nel promuovere la risoluzione, lo hanno fatto alcuni paesi centroamericani, soprattutto il Costa Rica e l'Honduras, alla guida di una coalizione nella quale si trovavano gli Usa e che aveva l'appoggio della Santa Sede. Dall'altra parte della barricata, il Belgio ha guidato il fronte dei contrari a ogni limite alla ricerca.
Alla vigilia della scadenza che la commissione si era data per arrivare a una decisione, e' apparso chiaro che il consenso era impossibile. Il presidente della commissione, l'ambasciatore del Marocco Mohamed Bennouna, ha avuto vita dura per tenere le redini di un'assise nella quale hanno cominciato a fioccare proposte di emendamenti e mozioni d'ordine, nel tentativo di condizionare il voto finale.
Il Belgio ha tentato di introdurre tre emendamenti all'ultimo istante -uno dei quali e' stato accolto- per modificare il testo andato al voto, ma i numeri non erano dalla parte dei sostenitori della liberta' di ricerca.
Dopo il voto, sono cominciate le valutazioni sul suo effetto.

Soddisfazione e' stata espressa dalla delegazione degli Usa all'Onu, un cui portavoce ha spiegato che con il voto "e' ora chiaro che gli stati membri devono adottare legislazioni che mettano fuorilegge ogni pratica di clonazione". Cantano vittoria anche varie organizzazioni cristiane negli Usa, che hanno seguito da vicino l'andamento del dibattito. "L'Onu ha riconosciuto -ha detto Jonathan Imbody, portavoce dell'Associazione dei medici cristiani, che riunisce 17 mila membri negli Usa- che semplicemente non c'e' alcuna etica, sia essa religiosa o di altro genere, che possa giustificare lo sfruttamento e il togliere la vita ad alcuni per favorire gli interessi di altri".

L'arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanete della Santa Sede all'Onu, commentando il voto ha dichiarato: "Siamo soddisfatti e offriamo tutto il nostro supporto all'Onu per la decisione di bandire la clonazione umana e la ricerca sui tessuti embrionali". Ha inoltre definito queste ricerche "contrarie alla dignita' umana e alla protezione della vita". Per l'arcivescovo Migliore, invece, i Governi non devono accettare la "clonazione terapeutica", ed ha chiarito che "la Chiesa non tollera la distruzione di embrioni, che sono vita. I leader internazionali devono impegnare i fondi per la ricerca in altri campi che non violino la dignita' dell'uomo".

Secondo il professore Giuseppe Nesi, che insieme alla Missione Italiana alla Nazioni Unite ha contribuito alla stesura del testo discusso nei negoziati, si tratta di "un successo" per l'Italia, che ha messo d'accordo i fautori di due proposte diverse e incompatibili l'una con l'altra.
La Gran Bretagna, per bocca dell'ambasciatore Emyr Jones Parry, ha spiegato il proprio voto contrario "perche' non potevamo, in buona fede, votare per una dichiarazione politica in questi termini, che potrebbe essere interpretata come una chiamata al bando totale di ogni forma di clonazione".

La Cina e altri Paesi hanno annunciato che andranno avanti con la ricerca sulle staminali embrionali, perche' non si sentono vincolati. "La clonazione terapeutica apre prospettive per la sostituzione delle cellule morte che migliorera' la salute degli esseri umani", ha segnalato Wang Hongguang, presidente del Centro nazionale per lo sviluppo della biotecnologia sul China Daily. A spiegare il voto contrario della Cina ci pensa il rappresentante alle Nazioni Unite Su Wei: "la dichiarazione era imprecisa e la proibizione di qualsiasi tipo di clonazione umana contraria alla dignita' puo' portare a fraintendimenti nel trattare la clonazione terapeutica". "Per tanto la Dichiarazione non sara' legalmente obbligatoria per la Cina", ha aggiunto Wei. Il quotidiano ufficiale ha segnalato che il Governo mantiene la sua posizione di contrarieta' alla clonazione umana riproduttiva, vietata dal gennaio 2004, ma proseguira' a sostenere la ricerca con le staminali embrionali. Per Wang Yanguang, un'analista etico e biologico, infatti la societa' cinese approva le ricerche sugli embrioni: "In Cina la vita nasce quando il feto viene partorito, quindi non c'e' alcun dubbio morale o etico". E Duan Enkui, dell'Accademia cinese delle Scienze, ha dichiarato: "Il documento delle Nazioni Unite cerca di proteggere la dignita' umana e la vita, ed e' proprio cio' che noi stiamo facendo con le ricerche genetiche".

Marco Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni e Marco Perduca, rappresentante all'ONU del Partito Radicale Transnazionale, hanno commentato: "Su insistenza del fronte proibizionista si e' ritenuto inopportuno separare nettamente la clonazione riproduttiva da quella terapeutica volendo imporre una visione della scienza subordinata ai diktat della Chiesa cattolica, mai tanto presente e attiva alle Nazioni unite come in questa circostanza. Il voto finale sulla dichiarazione politica, che, occorre ricordarlo non contiene il mandato per la negoziazione di una Convenzione contro la "clonazione umana", rappresenta chiaramente la netta divisione che esiste tra gli Stati che consentono, tramite regole scritte, la clonazione terapeutica, come il Belgio, il Regno unito, il Giappone e la Corea del sud, e quelli che ritengono di dover proibire il progresso della scienza negando la possibilita' della ricerca di cure per milioni di malati. E' evidente che una dichiarazione che viene adottata da neanche il 50% dei 191 Stati membri dell'ONU, ne' dalla maggioranza dei presenti in aula, e' totalmente priva di qualsiasi autorevolezza e marca solamente una posizione ideologica dettata da credo religiosi -prova ne e' l'astensione in blocco dei Paesi islamici- invece che dalla necessita' di "proteggere la vita umana" come si legge nel testo. Vogliamo sottolineare, a ringraziare, la leadership del cattolico regno del Belgio nonche' la fermezza di inglesi, giapponesi, sud-coreani e olandesi, senza i quali i negoziati avrebbero probabilmente, portato a compromessi confusi. Malgrado la "sconfitta" tutti questi Paesi hanno riaffermato il proprio sostegno in favore della ricerca sulle cellule staminali".

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