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Onu. Dopo Vienna: sara' perche' ...
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Articolo di Vincenzo Donvito
19 aprile 2003 12:49
 
Sara' perche' l'attenzione sui fatti Onu era decisamente indirizzata verso altre presunte funzioni di questo organismo rispetto, per esempio, all'Iraq.
Sara' perche' tutti gli Stati che vi partecipano davano per scontato quello che e' stato il risultato finale, e quindi era un incontro senza arte, ne' parte, ne' storia, ne' futuro.
Sara' perche' e' il tradizionale luogo delle finzioni e degli atteggiamenti, dove tutto si minaccia sapendo fin dall'inizio che e' totalmente inutile, se non attrezzandosi per una impossibile soppressione degli istinti avventurieri e curiosi degli esseri umani.
Sara' perche' "meno se ne parla meglio e'", altrimenti . come fare a giustificare tutte le schifezze inenarrabili che vengono messe in pratica in nome delle politiche su cui c'e' l'impegno.
Sara' perche' "cosa gli si racconta, poi, a quelli che fanno politiche diverse e che riflettono sul fatto che -forse- non e' piu' il caso di ripetere gli stessi errori in eterno".
Sara' perche' non sono pochi i Paesi disgraziati che sopperiscono alle incapacita' delle loro economie (nonche' di coloro che dicono di aiutarle) grazie all'economia clandestina e sommersa che prospera intorno al fenomeno, e che -grazia divina!!- impedisce che muoia di fame e di stenti piu' gente di quanto gia' non muoia ai margini e dentro le delinquenze che gestiscono i traffici e le coltivazioni.
Sara' perche', pur se la si pensa in modo diverso, visto che gli Usa di John Walters e George W. Bush continuano su queste politiche, e' meglio non contraddirle, perche' .. e la lista dei Paesi canaglia, e le aziende con i capitali che investono, e le universita' che accettano i nostri ragazzi per formarli e farli studiare . e tutto quello che si presuppone di ottenere dalla sudditanza (e non alleanza ..) allo zio Sam, in caso contrario potrebbe venire meno.
Sara' perche' ognuno ha i suoi blocchi culturali ad imparare qualcosa da diverse politiche in materia . per cui ognuno ha da omaggiare e genuflettersi al Vaticano che si ritrova in casa.
Sara' perche' coloro che -a livello di movimento- dicono di osteggiare queste politiche non riescono a far altro che a litigare fra di loro, o ad essere questa o quella presunta lobby salottiera, o a mescolare l'obiettivo contro le proibizioni con tutti i mali del mondo e dell'occasione, o a rivendicare una sorta di "ius primae noctis" della materia o a fregarsene perche' comunque le canne e le tirate continuano a farsele e -tutto sommato- e' anche affascinante che siano ammantate da una certa clandestinita' ed irregolarita' rispetto al dominante.
Sara' perche' qualcuno ci si fa le fortune e le notorieta' legali grazie all'esistenza e alla lotta contro la proibizione.
Sara' perche' qualcun altro "non gli par vero" che continui l'illegalita', altrimenti come farebbe a convincere che le sue mascelle maschie e combattive possono essere l'alternativa al lassismo, la corruzione, lo sfinimento e lo sfilamento delle sane tradizioni della famiglia di qua e della famiglia di la', o del drappo nazionale o del cuor di patria.

Insomma. Qualcuno si e' accorto di cosa e' successo a Vienna, alla riunione Onu della commissione stupefacenti? O qualcun altro si e' accorto dei riti alternativi, al di la' di coloro che li hanno organizzati e vi hanno partecipato?

Ognuno -per quanto si possa definire impegno la partecipazione che c'e' stata e, soprattutto, il rilievo che si e' riusciti a darle- ha portato la carretta al suo mulino.
Con la tragica conferma delle inutili funzioni dell'Unodccp di Antonio Maria Costa (organico al sistema/regime molto di piu' di quanto non lo fosse l'istrionico Pino Arlacchi, che ci intratteneva spesso con i suoi proclami da Via Lattea). E dei soldi che -Italia in testa- vengono a questo organismo indirizzati perche' mantenga i cosiddetti "uffici regionali" qui e la' per il mondo. Con l'unica funzione di promuovere campagne locali che, a loro volta, servono a redarre bollettini con numeri della presenza, della diffusione e della crescita del fenomeno che sono puntualmente monotoni nella loro rituale litania periodica (a meno che qualcuno non si appassioni nel sapere che Uzbekistan quanto in Laos, ci sono sempre numeri piu' grandi di un fenomeno delinquenziale sempre uguale e sempre in crescita: minimamente scalfito dalla presenza degli uomini dell'ufficio del Costa).

Ma, dicevamo: ognuno tira la carretta al suo mulino.
Non ha fatto cosi' il vicepresidente del Governo italiano Gianfranco Fini, con le sue proposte di riforma delle leggi italiane e tutti quelli contro e tutti quelli a favore come in un rituale sempre identico? Non ha fatto cosi' il rappresentante del Venezuela, o quello della Spagna o quello de Canada, etc..? E non hanno fatto spallucce coloro che, in materia, proprio perche' hanno legislazioni nazionali che marciano al contrario di come va l'Onu, non impallidiscono agli strali minacciosi di John Walters che chiede coerenza (cioe' di non firmare cio' che fin dall'inizio si sa benissimo che non si ha alcuna intenzione di rispettare)?

Non e' che, dopo la commissione diritti umani affidata alla presidenza della Libia, dopo i silenzi sulle stragi in Cecenia, dopo la guerra in Iraq, dopo questo e dopo quell'altro . l'Onu non ci sia e sia un orpello?
Per restare in materia:
- quanti uffici della Dea americana ci sono nel mondo, negli stessi luoghi in cui ci sono quelli dell'Unodccp? E soprattutto, quali differenze politiche e strategiche ci sono nel loro agire?
- quanti aiuti nazionali e bilaterali per la lotta alla droga sono in opera da parte di quello o quell'altro Stato nazionale? (sarebbe interessante conoscere quelli in essere, per esempio, dei vari Paesi occidentali -e non solo- con l'Iran).

Questo e' il mondo dopo Vienna. Uguale a prima, con l'aggiunta di piu' ipocrisia, piu' arroganza, piu' tutto quello che .?
L'Onu come una sorta di "dea bendata . del tipo che "dio ce la mandi buona"?
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