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Patologie cerebrali: un peso economico crescente nella vecchia Europa
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Articolo di Redazione
13 ottobre 2011 14:41
 
Le disfunzioni cerebrali hanno un costo alto per gli Stati europei. European Brain Council (EBC) ha elaborato uno studio i cui risultati sono stati presentati il 4 ottobre al Parlamento Europeo; essi mostrano che l'anno scorso i Paesi Ue, Norvegia, Islanda e Svizzera hanno speso 800 miliardi di euro -1550 euro in media a testa (1900 in Germania).
Naturalmente l'European Brain Council dà un significato esteso al termine patologia cerebrale. L'organismo, che è composto di ricercatori di base, medici ospedalieri, associazioni di pazienti e partner industriali, vi include non solo malattie psichiche e neurologiche quali psicosi, depressione, demenza e sindrome di Parkinson, ma tiene anche in debito conto le malattie del sonno, cefalee, disturbi alimentari e disfunzioni dello sviluppo infantile. Però, più che alla spesa complessiva è interessante guardare ai costi delle singole malattie.

L'enorme onere per gli Stati europei
Balza all'occhio come a incidere maggiormente siano cinque disturbi in gran parte psichici. Così, nel 2010, le depressioni e le altre patologie dell'umore sono costate 113 miliardi di euro tra spese dirette e indirette. Seguono le demenze con 105 miliardi; le psicosi con 94; gli attacchi di panico con 74; le dipendenze con 66 e l'ictus con 64 miliardi di euro. Rispetto al numero dei soggetti implicati, l'ordine è invece un po' diverso. Qui, il primo posto spetta agli attacchi di panico (69 milioni di soggetti) davanti a depressione (33 milioni) dipendenze (15 milioni) ictus (8 milioni) e psicosi (5 milioni).
Parlando con la Frankfurter Allgemeine Zeitung, l'amministratore delegato di EBC, Alastair Benbow, ha asserito che l'incidenza di queste e altre malattie cerebrali è destinata a crescere, soprattutto a causa dell'invecchiamento della popolazione. Con l'età aumenta infatti non solo il rischio di un disturbo degenerativo del cervello, come demenza o Parkinson, ma anche di soffrire di depressione e attacchi di panico.
L'insufficiente sostegno alla ricerca, così come in parte i lacci burocratici, sono le ragioni di fondo perché un crescente numero di giovani ricercatori di talento voltino le spalle al Vecchio Continente. Quest'anomalia è stata evocata dal Segretario generale e fondatore di EBC, il neurochirurgo Manfred Westphal della clinica universitaria di Hamburg-Eppendorf. Per frenare la fuga dei cervelli bisogna migliorare notevolmente le condizioni della ricerca in Europa, mentre riguardo allo sviluppo delle nuove applicazioni nei trattamenti, il neurochirurgo non ha motivo d'essere pessimista. Grazie alle scoperte innovative di ricercatori tedeschi, sono disponibili tecnologie molecolari che consentono di attivare e disattivare in modo mirato singole cellule nervose. Se e quando queste nozioni porteranno a sviluppare terapie su misura è però ancora presto per dirlo.

(articolo di di Nicola von Lutterotti per Frankfurter Allgemeine Zeitung del 04-10-2011. Traduzione di Rosa a Marca)

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