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POVERI: DA OGGETTI DI BENEFICENZA A SOGGETTI DI UN CONTRATTO
(Modesto contributo all'Anno internazionale del microcredito)
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Articolo di Annapaola Laldi
15 febbraio 2005 0:00
 
Nella riflessione sulla schizofrenia delle banche comparsa in questa rubrica il 15 novembre 2004 (clicca qui) osservavo che oramai pure quelle banche, che erano nate nei secoli scorsi "con lo scopo di sottrarre al flagello dell'usura i ceti deboli" oppure "al fine di favorire la formazione del risparmio e la previdenza nelle classi meno agiate", sono diventate societa' per azioni, interessate, quindi, per definizione, al costante incremento del proprio profitto. Nella pratica, cio' significa che le banche tradizionali sono diventate in genere fredde -se non ostili- interlocutrici dei ceti deboli e delle classi meno agiate, categorie che, fra l'altro, stanno aumentando di consistenza, talora anche a causa della disinvolta gestione dei risparmi operata da alcuni istituti di credito. Concludevo accennando alla proposta innovativa della BANCA POPOLARE ETICA (da ora: Banca Etica) che potrebbe colmare il vuoto che si e' creato in quel settore.
Qui voglio riprendere ed ampliare questo discorso: a un approfondimento della conoscenza di Banca Etica seguiranno alcune informazioni su un'altra iniziativa di finanza etica, quella del microcredito, che va incontro proprio alle persone comuni-troppo-comuni, iniziativa di cui si sentira' parlare sempre di piu' dato che l'ONU ha dichiarato il 2005 "Anno internazionale del microcredito". Per concludere, qualche informazione sull'ampliamento dello scenario italiano ed europeo di queste realta'.

1. BANCA POPOLARE ETICA (clicca qui)

Banca Etica e' operativa dall'8 marzo 1999.
L'autorizzazione ad esercitare l'attivita' creditizia conferitale dal Governatore della Banca d'Italia, Giuseppe Fazio, il 2 dicembre 1998, segna il punto d'arrivo di un'avventura iniziata nel 1994, con la nascita della "Associazione verso la Banca Etica" che, nel giro di quattro anni, raccolse da persone comuni ed enti e gruppi operanti nel sociale gli oltre 12 miliardi di lire allora necessari per costituire una vera e propria banca popolare.
Il principio ispiratore su cui si gioco' allora la scommessa di quell'associazione promotrice e si continua a giocare oggi la scommessa quotidiana della Banca, e' che "l'azione economica non puo' essere disgiunta dal rispetto dei diritti umani, dalla tutela dell'ambiente, dall'attenzione verso i bisogni delle fasce piu' deboli della popolazione".
Oltre a questa specificita', altre due sono le caratteristiche che assegnano a Banca Etica un posto unico nel panorama bancario italiano, e cioe': la possibilita' del cliente risparmiatore di indicare il settore in cui investire il proprio denaro (ad esempio, la salvaguardia dell'ambiente oppure la promozione sociale, ecc.), e l'assoluta trasparenza degli investimenti, che sono resi pubblici sul sito della banca, consentendo cosi' di identificare i beneficiari e la loro attivita'.
Un esempio della prassi innovativa che Banca Etica segue e' espresso nell'editoriale del suo presidente, Fabio Salviato, sul bollettino di collegamento "BancanotE" 3/2004, Condividere il valore aggiunto (cioe' la ricchezza che la banca produce) ( clicca qui). Qui si legge infatti che in Banca Etica "viene privilegiata la politica non dei grandi utili ma quella della distribuzione, nell'arco dell'anno, della ricchezza che a mano a mano viene prodotta, attraverso il miglioramento delle condizioni di accesso al credito e per i soci/clienti anche una equa riduzione dei costi per i servizi che utilizzano..", che si punta a "far crescere il patrimonio della banca, in maniera tale che tutti ne possano beneficiare", e che ci si impegna a "investire una parte consistente di questa ricchezza nella promozione della cultura della partecipazione e della responsabilita' sociale..".
Anche se non ha molti sportelli sul territorio, Banca Etica riesce ad arrivare dove la chiamano grazie ai "banchieri ambulanti", ed ha convenzioni con altre banche selezionate (soprattutto alcune Banche di credito cooperativo), attraverso le quali si possono acquistare le sue obbligazioni o certificati di deposito. Recentemente e' nata "Etica Sgr" (clicca qui) , una Societa' di Gestione del Risparmio che investe nei fondi comuni denominati "Valori responsabili", che hanno in portafoglio titoli di emittenti che rispettano l'ambiente e i diritti umani e svolgono la loro attivita' in modo responsabile. L'ammissione dei titoli in questi fondi cosi' come la concessione di finanziamenti o mutui a privati, a enti o associazioni avviene dopo un severo vaglio da parte di appositi comitati etici.
Banca Etica finanzia progetti in Italia, ma e' presente anche all'estero, specialmente nel Sud del mondo, attraverso "Etimos" (clicca qui), un consorzio no profit di microfinanza composto da cooperative del Commercio Equo e Solidale, Organizzazioni non governative (Ong) ed altre analoghe associazioni e fondazioni.

2. MICROCREDITO

a) L'idea di dare piccoli prestiti a persone (molto) povere per affrancarle dalla miseria e renderle capaci di migliorare le loro condizioni di vita e/o di inventarsi un lavoro, venne nel 1976 a Muhammad Yunus, che comincio' a metterla in pratica nel suo Paese, il poverissimo Bangladesh. Il successo ottenuto dai prestiti, che nei primi anni egli faceva personalmente nei villaggi, desto' l'attenzione anche delle autorita' pubbliche fino al punto che nel 1983 pote' nascere una vera e propria banca che e' diventata famosa in tutto il mondo, la Grameen Bank (clicca qui) (che significa: Banca rurale). Dalle origini a oggi si calcola che i beneficiari, siano stati circa 67 milioni di persone (il 94% donne), di cui, dicono le statistiche, 42 milioni appartengono alla fascia di chi vive con meno di un dollaro al giorno; l'incremento annuo dei beneficiari e' in media del 38%; la soglia di restituzione supera il 92%. Molti sono gli economisti che guardano con rispetto e ammirazione a questo modello.
b) Se fino ad alcuni anni fa, il microcredito poteva apparire una curiosita' interessante, si', ma anche un po' esotica, legata com'era a doppio filo al Sud del mondo, negli ultimi tempi, invece, esso ha acquistato diretto interesse anche per il nostro Paese. Infatti, lo slittamento di un numero crescente di persone (anche di cittadinanza italiana) verso e oltre la soglia della poverta' e la conseguente impossibilita' di essere prese sul serio da una qualsiasi banca tradizionale, sia per rispondere a una necessita' di famiglia (per esempio, lo studio dei figli) sia per iniziare una pur modesta attivita' economica, ha spinto a cercare modalita' alternative per venire incontro ai loro bisogni reali considerandole inoltre soggetti attivi di un contratto e non oggetti passivi di beneficenza. E' cosi' che tornano a svolgere un ruolo importante quelle pioniere del settore che furono dalla fine degli anni Settanta le MUTUE AUTOGESTITE (MAG), che pero' avevano subito un rallentamento e una limitazione della loro attivita' a causa della legge antiriciclaggio (D.Lgs. 197/91) e del Testo Unico in materia bancaria e creditizia (D.Lgs. 385/93). Oggi, invece, a quanto si capisce, riprendono respiro come consulenti e referenti di diversi "Fondi di solidarieta'" o "Fondi etici" che stanno nascendo soprattutto a livello di quartiere specialmente nell'Italia centro-settentrionale. Firenze che, a quanto sembra, e' la citta' guida in questo settore, ne conta gia' due, attivi in zone abbastanza problematiche sul piano economico e sociale: Il "Fondo etico delle Piagge" (clicca qui) e il "Fondo Essere" del Quartiere 4 (Isolotto e Legnaia) (clicca qui) . Il primo funziona dal 2000, ha raccolto circa 60mila euro da 50 famiglie e ha erogato 33 prestiti (dati del novembre 2004), con un tasso di insolvenza pari a ZERO! Il secondo e' nato nel 2002, ha raccolto 205mila euro da 86 privati e 25 aziende o associazioni, e conta gia' oltre 100 beneficiari. La gestione dei due fondi e' diversa sia per quanto riguarda il tetto dei prestiti (Il "Fondo Essere", per es., non va oltre i 2.500 euro), e le modalita' del rimborso: mentre il "Fondo Essere" non prevede interessi, quello delle Piagge calcola un interesse annuo pari al tasso d'inflazione (che torna a chi ha prestato il denaro) piu' l'1,5% per la gestione pratica del fondo. In tutti e due i fondi, pero', i beneficiari devono essere residenti nel quartiere oppure avviare un'attivita' che abbia una ricaduta etica e sociale sulla realta' dello stesso. I comitati di gestione sono variamente formati, ma comunque molto rigorosi nella valutazione delle richieste: cio' che conta e' la responsabilita' verso la comunita', secondo l'osservazione di Alessandro Santoro, il parroco delle Piagge, e quindi il puntuale rimborso del prestito e' la migliore garanzia per la diffusione di un maggiore benessere personale e collettivo. E anche chi contribuisce al fondo con i propri risparmi fa un investimento che va ben oltre l'eventuale remunerazione economica del capitale, perche', osservano alcuni, "il guadagno piu' grande e' il miglioramento della qualita' della vita". Il che ci riporta a una considerazione di Fabio Salviato di Banca Etica, quando dice che "la ricchezza che la banca 'investe' nella societa', indirettamente ritorna anche al socio e al cliente attraverso un generale miglioramento della qualita' della vita che si ha grazie a un ambiente piu' solidale" (BancanotE, 3/2004).

3. LO SCENARIO SI ALLARGA

a) In Italia ...

La finanza etica e il microcredito, che sono, come si e' gia' visto, strettamente collegati, sono sempre piu' chiamati in causa da importanti interlocutori per contribuire a risolvere problemi cruciali.
Uno di questi e' rappresentato dai FONDI PENSIONE, che, cosi' come sono impostati ufficialmente, possono rappresentare piu' una trappola che un'opportunita' per i lavoratori, dato che sono estremamente legati ai capricci dei mercati finanziari. Un altro aspetto inquietante e' che nei portafogli dei fondi comuni vi sono senz'altro titoli di societa' che non hanno rispetto per l'ambiente e per i diritti umani. La consapevolezza di queste due incognite ha creato un movimento che propone soluzioni diverse, fra cui quella dell'autogestione delle pensioni. In questa ottica, nel 2004 uno dei sindacati confederali piu' importanti, la CISL, ha sottoscritto un'intesa con Banca Etica proprio allo scopo di creare "fondi pensione etici" ("Altreconomia" 50/2004) ( clicca qui).
La cosa evidentemente non ha lasciato indifferenti le banche tradizionali, se il 20 gennaio 2005, in occasione di un convegno sul futuro dei fondi pensione socialmente responsabili organizzato a Roma dal Forum per la finanza sostenibile, il direttore generale dell'ABI (Associazione Bancaria Italiana), Giuseppe Zadra, ha assicurato che in futuro "le banche offriranno piu' prodotti socialmente responsabili, perche' saranno sempre piu' in grado di dare una risposta positiva alla domanda degli investitori verso settori che guardano al risultato economico ma anche ad altre aspettative" ( clicca qui).
Un altro settore, in cui il coinvolgimento della finanza etica e' considerato rilevante se non addirittura necessario, e' quello del sostegno alle attivita' imprenditoriali degli immigrati e trova espressione in un articolo di Francesco di Troia dal titolo "Le economie etniche: una nuova sfida per la finanza etica italiana", che scelgo fra i tanti esempi possibili perche' e' pubblicato sulla rivista on-line "Impresa & Stato" (n. 59/2002) della Camera di Commercio di Milano. Qui si constata che il sistema finanziario italiano tradizionale non e' in grado di dare una risposta positiva alle persone immigrate, anche se la loro presenza e attivita' autonoma "porta nuova vivacita' nelle economie locali, soddisfa bisogni e crea lavoro". Solo la finanza etica, si afferma nell'articolo, sia pure con una serie di problemi da approfondire, sembra poter essere il referente giusto affinche' il potenziale di sviluppo economico, sociale e umano presente in questo ambito riesca a diventare realta' positiva per i singoli attori e la societa' nel suo complesso.

b) ... e in Europa In diversi Paesi dell'Unione Europea come la Francia e la Germania la finanza etica e' stata operativa prima ancora che in Italia, e molteplici sono (state) le relazioni e gli scambi fra le varie realta', ma solo il 3 novembre 2004 e' stato inaugurato, a Bruxelles, l'Ufficio europeo di finanza sociale e solidale, di cui sono stati promotori Banca Etica, il francese Credit Cooperatif, la tedesca Bank fuer Sozialwirtschaft, a cui si aggiunge una realta' polacca, il Fip (Forum delle iniziative non governative). Fra gli scopi che si prefigge l'Ufficio europeo vi e' quello di consolidare il consorzio finanziario gia' esistente (SEFEA) per creare una vera e propria banca europea di investimenti per il sociale.
Va segnalata anche la presentazione ufficiale della Carta europea di appoggio alle iniziative etiche e solidali, avvenuta durante il Forum che concludeva la riflessione proposta dal Consiglio d'Europa per il 2004 proprio sul tema "Finanza etica e consumo responsabile". La Carta, intesa come piattaforma di dialogo su questo tema per tutti i governi europei, contiene importanti spunti di riflessione sulla possibilita' e necessita' che le singole persone diventino sempre piu' consapevoli della diretta responsabilita' morale, politica e sociale, che hanno come utenti, consumatori o investitori.


NOTE

Biografia essenziale di Muhammad Yunus: Nato nel 1940 nella citta' bengalese di Chittagong, Yunus ha vissuto il doloroso trapasso della sua terra dall'impero britannico alla repubblica del Pakistan (1947) e all'attuale Bangladesh (1971). Laureatosi in Economia nella sua citta' natale, nel 1970 consegui' una seconda laurea nella stessa materia negli Stati Uniti (Nashville, Tennessee), dove resto' fino al 1972 come docente. Torno' poi a Chittagong, dove insegno' Economia in quell'Universita' fino al 1989. Dal 1983 e' direttore generale della Grameen Bank.
Il successo della sua formula lo ha reso sempre piu' famoso e lo ha fatto chiamare in tutti i continenti a tenere conferenze e corsi universitari. E' stato insignito di molti riconoscimenti internazionali e di diverse lauree "honoris causa" in Economia. Il 15 ottobre 2004 anche l'Universita' di Bologna lo ha insignito di una laurea "ad honorem", ma non in Economia, bensi' in Scienze della Formazione, per l'importanza psicologica e formativa del suo modello che, mentre e' attento alla dignita' del singolo individuo, sottolinea l'importanza del vincolo comunitario. Infatti, nella ricetta di Yunus, la garanzia richiesta e' la cosiddetta "joint-liability", cioe' la responsabilita' di gruppi ristretti di debitori.


FONTI DELLE INFORMAZIONI E LINK
Oltre che dalle fonti gia' segnalate, ho tratto spunti da:

"La Nazione" del 19.11.2004, p.18 "Piccoli prestiti ai poveri - Funziona anche in Italia".
"La Repubblica" del 23.11.2004, p. 25: "Prestito etico, se la banca dice no".
Per quanto riguarda il Bollettino di Banca Etica "BancanotE", si puo' trovare on-line sul sito della stessa Banca (clicca qui).

"BancanotE" 3/2004 si trova a questo indirizzo: clicca qui

Il Forum per la Finanza sostenibile e' a questo indirizzo: clicca qui
Le informazioni sulla finanza etica in Europa si trovano, oltre che su "BancanotE" 3/2004, anche sul sito di "Metamorfosi": clicca qui

"Altreconomia" ha il seguente indirizzo: clicca qui

L'articolo sulle economie etniche di Francesco Di Troia si trova attualmente (12.2.2005) a questo indirizzo clicca qui
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